Una nuova serie sta per approdare su Rai Storia a partire dal 19 settembre: si tratta di ‘Cronache di una Rivoluzione’, un documentario- reportage sulla Rivoluzione Russa.
Le ‘Cronache’ saranno divise in otto puntate, ciascuna da 25 minuti, e trasmesse in prima serata; a raccontare lo storico ed intrigante intreccio, l’ex direttore della Repubblica Ezio Mauro.
“Spero di aver fatto il cronista anche quando ero direttore” ha scherzato Mauro alla presentazione del programma di Rai Cultura, che è stato prodotto da Stand by me e firmato da Simona Ercolani come produttore creativo.
La prima puntata è dedicata a Rasputin.
Tutto è partito proprio dai reportage scritti da Ezio Mauro per il suo giornale, dal dicembre 2016. “Questa avventura è durata un anno, trasformandosi – sottolinea Mauro – in un’ossessione” e aggiunge: la “bibliografia è la parte più importante”.
Un viaggio nei giorni della rivoluzione d’Ottobre del 1917 che è diventato anche una web serie, da alcuni mesi su Repubblica Tv, un tour teatrale di un’ora e mezza, ‘I due treni di Lenin e lo zar’, con la partecipazione in voce di Ivano Marescotti, che parte il 4 ottobre da Vicenza e un libro, ‘Col ferro e col fuoco-Cronache di una rivoluzione’ che uscirà per Feltrinelli il 19 ottobre.
Una fabbrica infinita di iniziative, ma “e’ un caso. Non avevo progettato tutte queste cose. Il mercato è venuto a cercare quello che avevo concepito per il giornale” spiega Mauro per cui viene “prima di tutto il giornale”.
“Ci sarà anche un dvd che verrà distribuito da Repubblica. La Rivoluzione russa è una grande avventura che può essere letta da più punti di vista e mezzi. Il mezzo tv dà il giusto respiro e ci fa scoprire un Ezio Mauro diverso e molto attento ai dettagli. La rivoluzione è raccontata anche dal punto di vista umano” afferma la Ercolani. “Questa avventura mi è piaciuta tantissimo. Ho capito tardi nel mio mestiere che le immagini ti consentono di presentare alcuni fatti in un modo che con la parola non riesci ad avere, anche se per me la scrittura resta l’elemento fondamentale” dice Mauro che ha lavorato con la squadra di Repubblica.it “che ringrazio”.
L’impianto di ‘Col ferro e col fuoco’ “è quello del progetto per Repubblica e la scansione è la stessa. La cosa a cui tengo maggiormente è la bibliografia. La mappa non è solo quella dei luoghi, ma degli autori” spiega poi Mauro che è stato corrispondente da Mosca per tre anni negli anni della Perestrojka.
La fine dell’Impero russo e della dinastia dei Romanov e la presa del potere da parte dei rivoluzionari viene raccontata da Ezio Mauro tornando sui luoghi ma anche attraverso documenti, materiale di repertorio, rari filmati e foto d’epoca tra cui spiccano i manifesti sovietici della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, digitalizzati per l’occasione.
Un attento lavoro grafico integra la narrazione con la l’animazione di foto e la ricostruzione di mappe. “In Russia ti dicono di no a tutto, e’ un paese di timbri e di bolli.
E poi ti aprono le porte, ti fanno entrare dappertutto. Ci hanno fatto filmare quello che volevamo. Siamo stati nello Smolnyi, la gigantesca cattedrale della rivoluzione, e ci hanno aperto le porte della stanza da dove è partita la scintilla della rivoluzione.
Siamo stati a casa della poetessa Anna Achmatova e ci hanno aperto l’armadio e mostrato il posacenere in cui finivano le poesie di Requiem, lette e poi bruciate.
In questa casa c’è anche un bellissimo ritratto di Boris Pasternak, che non so chi abbia firmato, di cui ho fatto la foto che ora è nel mio ufficio” racconta Mauro. Nel suo racconto l’ex direttore de La Repubblica ha riscontrato un grande interesse per la figura dello zar. “Si sa poco dello zar. E’ una figura modernissima perchè si adatta, si spoglia della regalità. Fa il padre leggendo in francese ai figli” sottolinea.
“Questo dimostra che la storia contiene contraddizioni e doppie, triple verità” afferma lo storico Lucio Villari, seduto in prima fila alla presentazione del programma, oggi alla Rai. “Il progetto va benissimo. Si supera il luogo comune per cui quella della Russia è soprattutto una storia che va condannata, più che raccontata” spiega Villari.
“Ezio ci porta dentro la storia. Siamo orgogliosi di questo progetto” sottolinea il direttore di Rai Cultura, Silvia Calandrelli.