American Gothic: novant'anni di incubo americano | Giornale dello Spettacolo
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American Gothic: novant'anni di incubo americano

Grant Wood dipinse American Gothic nel 1930. Novant'anni dopo, per un colpo di fortuna del fotografo, riflettiamo sugli Stati Uniti partendo dalla coppia di St. Louis armata contro i manifestanti

American Gothic: novant'anni di incubo americano
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29 Giugno 2020 - 19.38


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Giuseppe Cassarà 
Il pittore Grant Wood dipinse il suo ‘American Gothic’ nel 1930. Il quadro è universalmente riconosciuto come una delle opere più influenti dell’arte americana del ‘900 e ha avuto migliaia di interpretazioni proprio per la sua capacità quasi profetica di raccontare cosa era l’America e l’altro lato del suo sogno.

Fissi e ingrugniti, i due protagonisti del quadro (un padre e una figlia) sono il simbolo dell’America rurale, nascosta e verace, l’America contadina e conservatrice che mentre il mondo avanza rimane impantanata nei suoi valori di tardo ‘800. È un’America in ritardo quella raccontata dal dipinto, che rifiuta con pervicacia tutto ciò che è è nuovo. Lo sguardo che l’uomo con il forcone in mano scaglia allo spettatore è stolido, impassibile e inamovibile. Da qui non si passa, sembra dire.

Novant’anni dopo, davanti a una casa colonica di St. Louis, una coppia bianca e statunitense brandisce le armi contro dei manifestanti per i diritti civili. La somiglianza è impressionante: i posti sono invertiti, in un chiasmo che attraversa quasi un secolo di storia, ma lo sguardo che la donna rivolge al marito è lo stesso della figlia al padre nel quadro di Grant. Da qui non si passa, stanno dicendo anche loro. Perché esattamente come i due contadini di Grant, la coppia bianca e razzista (ritwitatta da Trump) non ha alcuna intenzione di lasciar andare i propri privilegi. Il sogno americano, se mai è esistito, si è trasformato in un incubo. Il Paese del ‘tutto è possibile’ ha realizzato la sua ambizione: tutto è davvero possibile, anche difendere con un fucile d’assalto le proprie idee razziste e antiprogresso, la propria ricchezza, il proprio potere costruito sulle spalle dei più deboli.

La coppia di St. Louis è il marcio dell’America che ha portato Trump al potere e che adesso sta sentendo scricchiolare il proprio mondo di privilegi. In novant’anni è cambiato tutto ma in fondo non è mai davvero cambiato nulla. Da qui non si passa, dice la coppia di St. Louis, dice il muro costruito da Trump, dicono i soldati che presidiano i confini. Dopo novant’anni siamo ancora nelle mani di chi vuole un mondo diviso, nemico, incattivito.

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