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Giannini polemico: la Rai mi può licenziare, ma il Pd no

Il conduttore di Ballarò in apertura della puntata odierna:
È l'ennesimo attacco all'informazione". Non spetta alla politica decidere i palinsesti.

Giannini polemico: la Rai mi può licenziare, ma il Pd no
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2 Febbraio 2016 - 23.22


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Giannini al contrattacco, in apertura della puntata di ‘Ballarò’ di questa sera ha risposto alle accuse rivoltegli dall’esponente del Pd Michele Alnzaldi, segretario della commissione di Vigilanza: “La Rai mi può licenziare. Il Partito Democratico proprio no”.

Il caso era scoppiato per aver definito ‘incestuoso’, nella puntata della scorsa, settimana il rapporto del ministro Maria Elena Boschi con le vicende del padre e della Banca Etruria. “Non so se ridere o piangere”, ha detto fra l’altro il conduttore di ‘Ballarò’. “La cosa mi indigna”. “Di cosa dovrei chiedere scusa?” “È l’ennesimo attacco a chi cerca di fare informazione”. “Non spetta alla politica decidere i palinsesti”, ha sottolineato Giannini. Prima della trasmissione Giannini aveva già twittato una anticipazione del suo editoriale, di fatto le parole conclusive.





Giannini ha lanciato la sua accusa al “Palazzo che, di fronte ai tanti problemi in cui si dibatte l’Italia e ai tanti interrogativi che assillano il mondo, perde tempo a sollevare polveroni del genere. Ma quello che sussiste, va detto e lo voglio dire, è anche l’ennesimo attacco a chi cerca di fare solo informazione. E’ l’ennesima torsione del concetto di ‘servizio pubblico’, utile se serve a chi governa, molto più che a chi guarda la televisione. Lo sapete, e l’ho detto già più di una volta. Io non sono paladino di niente, non voglio vestire i panni del martire che non sono, meno che mai per un episodio assurdo come quello che si è appena verificato. Ma resto convinto di un fatto. Non spetta alla politica decidere i palinsesti. Non spetta ai partiti decidere chi può lavorare nella più importante azienda culturale del Paese. A meno che non si debba dar ragione a Roberto Saviano, quando scrive ‘ciò che sotto Berlusconi era inaccettabile, adesso è grammatica del potere’.

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