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Brecht a processo nell’ ‘Opera’ di Michieletto

L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht torna al Piccolo di Milano (fino all’11 giugno) nell’attualità drammatica e corrotta di Damiano Michieletto. [Nicole Jallin]

Brecht a processo nell’ ‘Opera’ di Michieletto
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28 Aprile 2016 - 14.55


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di Nicole Jallin

Opinioni e pareri contrastanti si fanno largo tra il pubblico della sala Strehler nell’intervallo che spezza le tre ore di questa ambiziosa “Opera da tre soldi” prodotta dal Piccolo Teatro di Milano, con repliche fino all’11 giugno. L’interpretazione firmata da Damiano Michieletto, stimato e “controverso” regista di lirica con interessante personalità spendibile anche nella prosa, riporta in quella che fu location della storica versione strehleriana più di quarant’anni fa, il testo di Brecht e le note di Kurt Weill (eseguite dall’Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi), e lo inserisce in un tribunale pensato da Paolo Fantin delimitato da perimetrali sbarre con quinte a vista. È sede del processo a uno scanzonato, spavaldo e spaccone re dei rapinatori, con scugnizzi al seguito, Mackie Messer (Marco Foschi), anzi, inizialmente, della sua esecuzione. Sì perché qui si parte dalla fine e si procede in flashback, su narrazione musicata di un cantastorie travestito da Brecht (Giandomenico Cupaiuolo), tra onnipresenti mobili banchi del testimone e giuria, cattedra del giudice, e oggetti/reperti catalogati e protetti da cellophane. Si discute la causa/storia del matrimonio di Macheath e Polly (Maria Roveran), e dei tentativi dei Peachum (ammirevoli Beppe Servillo e Margherita Di Rauso), genitori di lei, nonché gestori del racket dei mendicanti, di incastrare il genero fuorilegge e amico del capo della Polizia Jackie “Tiger” Brown (Sergio Leone), con l’aiuto – a pagamento – della prostituta (felicemente almodovariana) Jenny delle Spelonche (un’imponente mesta ed eccentrica Rossy De Palma).

Dinnanzi alla corte c’è un’eleganza diffusa (nei costumi di Carla Teti) – che contagia anche l’outfit dei mendicanti – ben lontana dagli originali brechtiani bassifondi londinesi, che, tra straniamenti musicali e atmosfere da cabaret, fa da cornice pulita e trasparente di luridi e conflittuali tête-à-tête (letteralmente) di personali, economici e politici (mala)affari, mai sentimentali o affettivi, nel rispetto del cinismo realista e spietato di Brecht. E in questa umanità, registicamente molto ben diretta ed efficacemente coreografata nei movimenti da Chiara Vecchi, che acquieta però recitativamente l’espressività nell’esecuzione dei non semplici songs, risiede un’ipocrita rigorosità british in tailleur e giacca e cravatta: perché si veste elegante la disinvolta fiducia nell’ingiustizia e nell’impunibilità sociale. Fiducia riposta nel denaro e nella corruzione, temi di rinnovata, sconvolgente attualità (“è più grave svaligiare una banca, o fondare una banca?”, chiederà Mackie) che vengono amplificati, estesi, globalizzati e uniti a una inguaribile empatia asettica, fino a sovrapporre i “migliaia di miserabili” a migranti muniti di salvagenti arancioni che si accalcano su una quarta parete di sbarre innalzata per arginare la vita. Corruzione e denaro. Sinonimi di garantita grazia legale – non morale, ma poco importa – che “esplode” in getti di banconote prese d’assalto da tutti, incluso il reverendo Kimball (Luca Criscuoli), proprio nell’aula della Giustizia. Lì dove si ascoltano gli inequivocabili versi scelti da Michieletto per congedare lo spettatore: “Chi vince fa la storia/ E chi perde tacerà”.


L’OPERA DA TRE SOLDI[/size=4]
di Bertolt Brecht

regia Damiano Michieletto

musiche Kurt Weill

direttore d’orchestra Giuseppe Grazioli

traduzione Roberto Menin

traduzione delle canzoni Damiano Michieletto

DIE DREIGROSCHENOPER

Edizione del testo: Suhrkamp Verlag, Berlino

Edizione musicale: Universal Edition, Wien /rappresentante per l’Italia Casa Ricordi, Milano

scene Paolo Fantin

costumi Carla Teti

luci Alessandro Carletti

movimenti coreografici Chiara Vecchi

personaggi e interpreti

Un cantastorie – Giandomenico Cupaiuolo

Mackie Messer – Marco Foschi

Jonathan Jeremiah Peachum – Beppe Servillo

Celia Peachum – Margherita Di Rauso

Polly Peachum – Maria Roveran

Jackie “Tiger” Brown – Sergio Leone

Lucy – Stella Piccioni

Jenny delle spelonche – Rossy De Palma

Mathias – Pasquale Di Filippo

Jakob – Claudio Sportelli

Jimmy – Martin Chishimba

Ede – Jacopo Crovella

Robert – Daniele Molino

Walter – Matthieu Pastore

Reverendo Kimball – Luca Criscuoli

Molly – Sara Zoia

Vixen – Lucia Marinsalta

Betty – Sandya Nagaraya

Dolly – Giulia Vecchio

Filch/Smith, carceriere – Lorenzo Demaria

con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

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