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Il mio ricordo per Luca De Filippo

Ho conosciuto Luca quando era giovane con pochi anni più di me, e mi colpì subito per la sua semplicità, la sua pacatezza, la sua determinazione. [Paolo Protti]

Il mio ricordo per Luca De Filippo
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30 Novembre 2015 - 09.35


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di Paolo Protti

Negli anni ‘80 la presenza sul palcoscenico mantovano di Luca De Filippo era una costante. Mi occupavo di teatro solo dal 1977 quando per motivi contrattuali gestire il Teatro Sociale di Mantova significava allora affiancare alla attività cinema quella degli spettacoli teatrali con esclusione della lirica.

Ero giovane, inesperto ma scoprii un mondo speciale dello spettacolo dove l’umanità con le sue declinazioni era il centro non solo della scena ma pure della vita reale. Ho conosciuto tanti artisti, con alcuni di loro ho legato in modo particolare e sono diventati gli “abituè” a Mantova, parlo di personaggi anche molto diversi tra loro come Bosetti, Bramieri, Bergonzoni, Calindri, Gaber, Micol, Salerno e tanti altri ancora e tra loro il giovane Luca De Filippo.

Luca era giovane, con pochi anni più di me, e mi colpì subito per la sua semplicità, la sua pacatezza, la sua determinazione e per un sorriso venato di tristezza che però ti trasmetteva sempre la sensazione che era bello ciò che stavamo vivendo. E mi aveva impressionato che il portare un cognome così famoso e celebrato non era ingombrante, anzi nel portare in scena i testi del padre egli sapeva sia dare continuità alle straordinarie intuizioni di Eduardo sia creare una propria autonoma e grande capacità di comunicare attraverso i gesti e le parole. L’inizio del nuovo secolo (o del nuovo millennio…) ha visto da un lato la crescita di Luca De Filippo e la decrescita di Mantova nel campo teatrale e in particolare in quello della prosa. Grazie al lavoro in Agis di nuovo ho incontrato Luca.

Lo ricordo al Teatro Quirino con lo spettacolo “le bugie con le gambe lunghe” (sempre di Eduardo) e nel camerino non potei che complimentarmi per uno spettacolo bellissimo con un cast di dodici magnifici interpreti e una regia perfetta. E mettere in scena una compagnia così numerosa e con una scenografia così complessa significava anche in quel momento avere il coraggio di sfidare la crisi economica mettendo in campo, anzi in scena tutto se stesso. Passione e amore per il Teatro. La stessa che mi manifestò seppur con malinconia pochi mesi dopo a Napoli in occasione del premio “Le maschere del Teatro”, e in quella occasione ci salutammo con la promessa che sarebbe tornato in scena a Mantova. Purtroppo questo non è avvenuto così come non si è realizzato il “sogno” che condividevamo di un’associazione unica del teatro di Prosa.

Ma Luca ha seminato passione in tante persone e questa passione non sia un punto di arrivo ma un punto di partenza. Grazie Luca.

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