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Michele Losi: Meeting The Odyssey 2015 è pronto a salpare

Dopo aver solcato il mar Baltico, un gruppo internazionale di artisti debutta a Milano, nella acque della Darsena con lo spettacolo Sbarchi. [Chiara D’Ambros]

Michele Losi: Meeting The Odyssey 2015 è pronto a salpare
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27 Maggio 2015 - 11.24


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di Chiara D’Ambros

Al via il viaggio nel Mediterraneo del progetto “Meeting the Odyssey”. Dopo aver solcato il mar Baltico un gruppo internazionale di artisti debutta a Milano, nella acque della Darsena con lo spettacolo “Sbarchi” per proseguire poi la tournée a bordo del veliero Hoppet mettendo in scena pièce teatrali, azioni sul territorio chiamate instant performances, convegni e workshop in tutto il Mediterraneo. Il progetto intreccia elementi dell’Odissea, tematiche europee attuali e storie raccolte attraverso lo scambio con le popolazioni locali. Meeting the Odyssey è esso stesso viaggio: è collaborazione a lungo termine e scoperta continua di nuovi paesaggi e pratiche culturali per dar vita a sinergie artistiche su scala europea. Dopo il tour del 2014 nel mar Baltico, dal 23 maggio al 3 ottobre 2015 il progetto approda nell’area del Mediterraneo, con una tappa speciale in Lombardia: nella cornice di EXPO 2015, ScarlattineTeatro e Regione Lombardia accolgono artisti e operatori provenienti da tutta Europa. Meeting the Odyssey prevede l’ultimo tour nel 2016 in Grecia.

“Il progetto di Meeting the Odyssey è nato 3 anni fa nel momento in cui il teatro italiano era di fronte a continui tagli e si entrava nel pieno della crisi economica – ha spiegato il regista Michele Losi –. Ero con la mia compagnia ad un meeting internazionale a Cracovia dove si incontrano artisti e organizzatori, e con una compagnia finlandese abbiamo iniziato a pensare ad un progetto che andasse nella direzione opposta a quella dominante, con il tentativo di mettere assieme nord e sud Europa cercando al di là delle classiche co produzioni internazionali di creare qualcosa di differente”.

Come è nato lo spettacolo?

Ci sembrava interessante costruire un progetto che mettesse a confronto i vari paesi non solo sulla crisi ma anche sulle aspettative, sul vissuto delle varie persone nei vari contesti che volevamo coinvolgere, delle varie città europee. E abbiamo iniziato a pensare che fattore unificante potesse essere la mitologia e in particolare all’Odissea, un’opera conosciuta nelle culture a tutta Europa e poi perché avevamo trovato un libro che sosteneva che in realtà l’Odissea si fosse svolta nel mar Baltico. E che poi le popolazioni scandinave di allora si fossero spostate nell’Egeo nel XII secolo e che dal miscuglio tra la tradizione orale del nord con quella del sud Europa fosse poi nata tutta la tradizione omerica. Per noi era solo un espediente che abbiamo utilizzato per elaborare un’Odissea contemporanea che mettesse assieme nord e sud Europa verso un viaggio di artisti e di non artisti che sono partiti dal Baltico nel 2014 e che arrivano nel Mediterraneo nel 2015 e che nel 2016 approderanno nelle terre dell’Odissea. Utilizziamo un mezzo che è davvero un mezzo presente nell’Odissea, una barca, anche nell’idea di fare delle tournée lente, poterci fermare nei vari porti dove portiamo sia lo spettacolo “Sbarchi” che delle istant performace, ossia dei lavori fatti apposta per raccontare la realtà di quello specifico luogo. Quindi c’è l’idea di costruire in tre anni una costellazione di storie che andasse a raccontare quella che è l’Europa di oggi. Abbiamo coinvolto 11 paesi diversi partendo dalla Polonia, Russia, Germania, Finlandia, Repubblica Ceca, Francia, Italia, Grecia.

Quest’anno partite da Milano, dalla Darsena con lo spettacolo “Sbarchi”…

Lo spettacolo Sbarchi che presentiamo in Darsena a Milano è un progetto a cui abbiamo iniziato a lavorare a Berlino iniziando ad esplorare un Ulisse ingannatore non più un Ulisse romantico, incantatore. Il nostro Ulisse, quindi, non è più o non solo un grande eroe assetato di conoscenza ma un uomo che dopo vent’anni torna a casa, fa una strage per azzerare tutto quello che non è riuscito a gestire, e che torna a casa da solo perché sostanzialmente la sua spedizione è stata fallimentare dato che tutti i suoi compagni sono morti. A partire da questo ci sono state tutta una serie di interferenze sul tema dell’esilio, della babele di linguaggi, sul tema delle sirene, del mondo dei morti, per cui è vero che si dice che “muore giovane chi è caro agli dei” ma visto dalla parte di oggi ci pone la riflessione che forse non è giusto che i vecchi seppelliscano i morti, da cui tutta la retorica dei reduci di guerra, delle bandiere quando tornano i morti a casa. Questo è stato un punto di partenza che poi abbiamo in realtà trasformato ulteriormente, e spostato il centro dal viaggio del ritorno a casa di Odisseo, al palazzo di Ulisse abitato per vent’anni da altri, quindi un luogo che è diventato un luogo pubblico che per noi è diventato una discoteca gestita da Penelope e da una serie di personaggi che hanno a che fare con l’Odissea. Luogo questo in cui prenderà posto il pubblico che sarà parte integrante della prima parte dello spettacolo che si sposta poi su una barca che arriva ed è la barca del nostro viaggio non solo metaforico ma anche proprio del viaggio della tournée. Arriva questa barca, Odisseo approda, e si ritrova in questo palazzo che non riconosce più ma non fa una strage, bensì iniziano tutta una serie di incontri, confronti, incomprensioni che poi porteranno ad una ripartenza di Odisseo perché quello non è più il suo luogo mentre la vera regina è diventata Penelope. Tutto si svolge in una notte, come se fosse una notte in discoteca.

E’ un grande viaggio che è partito da un incontro di persone che parlano lingue differenti sia dal punto di vista della lingua vera e proprio sia dal punto di vista di linguaggi artistici. Com’è stato creare una lingua comune?

Questo è stato un gran lavoro, non semplice, molto ricco ma arduo. Partire da codici è linguaggi diversi è una bella sfida, non certo facile. La presenta del corpo è molto forte, abbiamo danzatori, attori che vengono da una tradizione di teatro fisico molto forte, altri che usano anche la parola, dei musicisti di musica elettronica, che hanno composto quasi una vera e propria colonna sonora di questo spettacolo. Ci sono altri artisti visivi che hanno costruito le scenografie, e le luci. Abbiamo cercato di mettere assieme competenze ed esperienze diverse. Utilizziamo le diverse lingue e questo cambia la natura di uno spettacolo perché si sposta il piano di comprensione da parte dello spettatore.

Com’è per voi portare in scena e proporre uno spettacolo di questa natura, che compie e parla di un “viaggio per mare” in un momento storico in cui i “viaggi per mare” hanno una connotazione così particolare e drammatica in Europa.

E’ un tema talmente centrale assieme al tema dell’esilio, della guerra. _infatti abbiamo deciso di passare da Malta e Lampedusa e incrociare quel tragitto dei migranti che arrivano in Europa e l’idea è di incontrare anche quelle realtà da vicino e raccontare la storia del Mediterraneo anche se in forma artistica e spettacolare. Noi siamo cittadini di questo continente e non possiamo prescindere dal dare testimonianza.

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