Segre: "Vedo la stessa indifferenza che uccise noi nei lager, per i migranti morti in mare" | Giornale dello Spettacolo
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Segre: "Vedo la stessa indifferenza che uccise noi nei lager, per i migranti morti in mare"

La senatrice a vita a Venezia per il film di Treves '1938 - Diversi', a 80 anni dalle leggi razziali fasciste: "percepisco la stessa indifferenza per quelle centinaia di migranti che muoiono nel Mediterraneo"

Segre: "Vedo la stessa indifferenza che uccise noi nei lager, per i migranti morti in mare"
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4 Settembre 2018 - 14.34


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“Ricordare è sempre importante. Il razzismo e l’antisemitismo non sono mai sopiti”. Lo ha detto Liliana Segre, senatrice a vita, 88 anni, sopravvissuta ad Auschwitz. Lo ha fatto dal Lido di Venezia dove alla Mostra del cinema, a 80 anni dalle vergognose leggi razziali fasciste, arriva il film “1938 – Diversi” di Giorgio Treves.
Un film realizzato con materiali d’archivio degli anni ’30 e fino al ’43 e soprattutto con testimonianze uniche, preziose e commoventi di persone che dalle leggi razziali ebbero la vita stravolta per sempre, una generazione in estinzione. E non dimenticando che al Palazzo del cinema, negli stessi luoghi, nel settembre 1940 si presentava “Suss l’ebreo”, un film nazista di propaganda antisemita.
Il film ripercorre i giorni delle famigerate leggi antisemite in Italia: il 14 luglio il Manifesto della Razza, il 5 settembre la firma in Toscana, alla villa del Gombo nella tenuta di San Rossore a Pisa del regio decreto per la difesa della razza nella scuola fascista, firmatari re Vittorio Emanuele, Mussolini, il ministro Bottai, l’ammiraglio di Revel, il 6 ottobre la Dichiarazione sulla razza approvata dal Gran Consiglio del fascismo e pubblicata il 26 ottobre, il 17 novembre il regio decreto con i Provvedimenti per la razza italiana (con il divieto per gli ebrei di lavorare alle dipendenze di enti pubblici).
“Ricordare – ha detto Liliana Segre intervistata dall’Ansa – è sempre importante”. La senatrice a vita nel film di Treves torna a Milano, nel Binario 21 sotto la stazione centrale dove partì bambinetta destinata al campo di concentramento.
“Il razzismo e l’antisemitismo – ha affermato Segre guardando a ciò che accade oggi nei confronti dei migranti – non sono mai sopiti, solo che si preferiva nel dopoguerra della ritrovata democrazia non esprimerlo. Oggi è passato tanto tempo, quasi tutti i testimoni sono morti e il razzismo è tornato fuori così come l’indifferenza generale, uguale oggi come allora quando i senza nome eravamo noi ebrei”.
“Oggi – ha proseguito la senatrice a vita – percepisco la stessa indifferenza per quelle centinaia di migranti che muoiono nel Mediterraneo, anche loro senza nome, e ne sento tutto il pericolo”.
Un altro dei testimoni del film di Treves è l’editore Bruno Segre, che proprio oggi compie 100 anni. C’è anche il medico Roberto Bassi, il cui ritorno sui banchi della scuola elementare Diaz di Venezia da cui una mattina all’improvviso fu allontanato in virtù del decreto – il momento più commovente di tutto il documentario – di anni ne ha 93.
Il film, con l’aiuto di storici e le immagini recuperate (dai negozi chiusi agli ebrei alle vignette razziste della conquista eritrea, con Montanelli e la sua preda nera), racconta, oltre all’indifferenza della massa, la sorpresa delle famiglie ebree per quanto stava accadendo che avrebbe travolto le loro storie facendoli diventare appunto ‘Diversi’.
“Il fascismo – ha detto Treves – può tornare sempre, il nostro dovere è smascherarlo ogni giorno in qualunque parte del mondo. Lo ha scritto Umberto Eco e i rimandi all’attualità – un nemico ‘esterno’, il nuovo nazionalismo, l’intolleranza sui diversi, la propaganda – fanno rabbrividire”.
Il film uscirà in sala l’11 ottobre con Mariposa e il 23 ottobre in tv su Sky Arte che ha collaborato alla produzione della Tangram di Roberto Levi.

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