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Rising Star: Fabrizio Rossi

La Gallery di Rising Star continua ad aggiungere nuovi volti dello spettacolo italiano. Questa settimana tra gli interpreti emergenti nostrani troviamo Fabrizio Rossi

Rising Star: Fabrizio Rossi
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5 Maggio 2016 - 10.11


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di Nicole Jallin

Milanese trapiantato a Roma per passione artistica ascoltata e seguita dall’epoca della scuola, Fabrizio Rossi, ventisette anni, portatore di sana disinvoltura, e atleticità di corpo e pensiero, nella capitale arriva, dopo lo studio di recitazione, canto e danza alla Scuola del Musical e all’Accademia di Recitazione Elf Teatro di Milano, per affinare le tecniche attoriali (fisiche, analitiche, emotive, creative) con un triennio di docenza accademica impartita da Danny Lemmo, membro dell’Actors Studio di New York: «Danny Lemmo? Un guru. Un maestro di recitazione, un maestro spirituale, un maestro di vita. Studiare con lui significa intraprendere contemporaneamente un percorso psicologico dove impari a conoscere te stesso. Una persona fantastica alla quale devo molto: grazie a lui ora sto iniziando a concretizzare qualcosa in questo mestiere. Quei tre anni passati insieme mi hanno cambiato la vita».

Intanto, Fabrizio non perde tempo e si mette alla prova come interprete avvicinandosi alla pubblicità: un tentativo iniziale che si trasforma presto in decine e decine di telepromozioni, promo fiction, campagne fotografiche e spot TV: «Già alle medie davo sfoggio del mio lato farsesco, umoristico: ero quello che faceva l’imitazione dei professori, che faceva divertire i compagni, che puntava al ruolo da protagonista nella recita di fine anno. E quando frequentavo il secondo anno delle superiori ho iniziato a pensare di indirizzare questo mio temperamento verso una scuola di recitazione: così ho scoperto e coltivato quella che era già una forte passione».

Un inizio artistico televisivo che si arricchisce di presenze in sitcom come “I soliti idioti”, “Life Bates”, “Anastasia Loves Dance”; programmi TV in onda su Sky e Deejay tv e serie come “Solo per amore”, prodotta da R.T.I. ed Endemol Italia, accanto a Massimo Poggio, Kaspar Capparoni, Antonia Liskova. E poi ci sono i cortometraggi “Yawn” diretto da Federico Floridi e “La bomba” di Claudio Formica; c’è il palcoscenico, quello lombardo dialettale in particolare, che Fabrizio, non ancora ventenne, calca insieme alla Nuova Compagnia Legnanese diretta da Alvaro Testa, alla compagnia Nuove Idee di Roberto Fera, e ai Legnanesi, per tre stagioni sotto la direzione di Felice Musazzi e Antonio Provasio: «Sarò sincero: anche se sono più portato per la recitazione teatrale, mi interessa maggiormente lavorare davanti alla macchina da presa; ma è davvero molto complicato inserirsi professionalmente nell’ingranaggio romano, sopratutto per me che non sono autoctono. Tre anni fa partivo da Milano e arrivavo qui, a Roma, da solo e senza conoscere nessuno, con una valigia piena di speranze e buone volontà: ho capito velocemente che non è facile farsi considerare. Adesso le cose stanno iniziando a evolvere in maniera positiva: sto lavorando ad alcuni progetti per il piccolo schermo. Sono interessanti e sono più di uno, ma vi lascio sulle spine e non anticipo nulla».

E il cinema? «Il cinema è il mio obiettivo, e ci sono molte strade percorribili per avvicinarsi, per cominciare. Io sto lavorando per trovare la mia e inseguirla con tutto l’impegno. Ma il cinema è un ambiente molto serrato e non è per niente facile accedervi». Perché? «È faticoso farsi notare. Ed è ancor più faticoso continuare a lottare, perché tante volte, quando lo sconforto arriva e sei con un euro in tasca con l’intenzione di fare l’attore, pensi: ma chi me lo fa fare? Ti passa spesso per la testa l’idea di mollare. Io non so come sarà il futuro, ma di natura sono una persona fiduciosa. Questo è un mestiere che non ha età sul quale sto investendo la mia vita: quindi, non intendo cedere. Voglio continuare a studiare, a faticare, a mettercela tutta, sempre con spirito ottimista».

E questa caratteriale testardaggine consapevole e determinata, va di pari passo con aspirazioni lavorative proiettate innanzitutto al cinema italiano: «Vedo nei film e nelle serie Tv italiani (penso a “Suburra” o “Gomorra”) un certo recupero qualitativo e quantitativo rispetto al passato, con un aumento produttivo che propone novità interessanti, e ben fatte. Credo che si stia procedendo nella giusta direzione: c’è l’intenzione, soprattutto giovanile, di superare le banalità, il già visto, e offrire al pubblico anche qualcosa di più profondo, di diverso. Mi sembra di scorgere una luce alla fine del tunnel: sì, penso che ci riprenderemo a breve. E poi, l’ho detto: io sono un tipo positivo per natura».

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