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L’intervista. Jacopo Cullin: io figlio di Benito Urgu

Reduce dal successo mondiale de L’Arbitro di Paolo Zucca, racconta la sua carriera in un continuo rimbalzo davanti e dietro la cinepresa.

L’intervista. Jacopo Cullin: io figlio di Benito Urgu
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21 Marzo 2015 - 10.17


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di Valentina Bifulco

Cagliaritano classe ’82, Jacopo Cullin inizia il suo percorso frequentando vari stage e seminari in Sardegna, si esibisce in moltissimi teatri dell’isola fino ad approdare alle serie tv e al cinema. Personaggio poliedrico, spesso comico, Cullin riesce ad incarnare l’essenza e la genuinità di alcune tipologie di persone, con un realismo e una naturalezza coinvolgenti.

Quando e come ha capito che faceva ridere la gente?
L’ho capito molto presto. Da bambino ripetevo a memoria le cassettine di Benito Urgu e alle scuole medie ho iniziato a fare le imitazioni di professori e bidelli. Mi piace far ridere le persone, a volte mi riesce anche senza volerlo.

Jacopo Cullin, Paolo Zucca e Benito UrguMolte delle sue interpretazioni raccontano, in maniera romanzata, alcune persone legate a Cagliari. Come nascono i suoi personaggi?
I miei personaggi son nati tanto tempo fa, alcuni già alle scuole medie. Non c’è niente di inventato, ripropongo la realtà leggermente caricaturata dandogli un tocco di surrealismo anche se a volte non serve.

Attore per cinema, televisione e teatro, ma anche regista. In quale ruolo si sente più a suo agio?
Mi piace essere libero. Ci sono alcuni momenti nella mia vita in cui preferisco scrivere, altri in cui ho voglia di dirigere, e altri ancora in cui sento la necessità di recitare. C’è chi dice che non si può fare tutto bene, sono d’accordo, però lo faccio lo stesso.

Jacopo Cullin”Buio” (il cortometraggio del 2012 diretto assieme a Joe Bastardi) racconta una storia semplice, nella quale chiunque conosca Cagliari riconosce posti e situazioni Cerca sempre di mettere qualcosa che la caratterizzi come sardo nelle sue opere?
Io cerco sempre di raccontare storie universali e credo che “Buio” sia una di queste. Ovviamente le ambiento in luoghi che conosco meglio e che penso possano funzionare cinematograficamente, ma non cerco mai di mettere qualcosa che mi caratterizzi come sardo, è un processo naturale. Mi verrebbe difficile raccontare una storia ambientata nella pianura padana.

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