Grande è il caos in Rai, tra nuove lottizzazioni e vecchie ostilità. Anche in questi giorni caldissimi per tanti motivi in Rai nn mancano le polemiche sui vecchi e nuovi errori.
E sulle polemiche è intervenuto Michele Anzaldi, deputato del Pd e segretario della commissione Vigilanza della Rai.
“Alcuni giornalisti, opinionisti e sindacalisti in queste ore, pur di tentare di giustificare le imbarazzanti frasi della direttrice di Rai1 De Santis (“Il mio editore è il Governo”) stanno provando a ripetere che la colpa di questa situazione, tanto per cambiare, sarebbe di Renzi”.
Ha proseguito il parlamentare: “Insomma, non sono Salvini e Di Maio a lottizzare anche le piante di Viale Mazzini, come ha ripetuto il consigliere eletto dai dipendenti Laganà (non sospettabile di simpatie renziane), ma sarebbe stato Renzi che glielo avrebbe permesso nientemeno che con 4 anni di anticipo, con la Riforma del 2015. Una sonora bufala, una balla spaziale.
La Riforma del 2015, che pure io ho ritenuto sbagliata e per nulla coraggiosa, se ha una colpa è stata quella di cambiare poco o nulla. La maggioranza del Cda rimaneva nominata dal Parlamento, esattamente come succedeva in precedenza con la Legge Gasparri (unica differenza: prima votava la commissione di Vigilanza, ora direttamente l’Aula).
L’amministratore delegato, come prima il direttore generale, rimaneva indicato dal Governo, con qualche potere in più ma senza cambiamenti epocali.
Entrambe le leggi, quella in vigore da 2005 e quella del 2015, non potevano in alcun modo dare al Governo il potere diretto di gestire la Rai, perché a impedirlo c’è una specifica sentenza della Corte Costituzionale, la n. 225 del 1974.
Il Governo nominava 2 consiglieri su 9 con la Legge Gasparri, nomina 2 consiglieri su 7 con la Legge Renzi: una minoranza. Il Cda può revocare in ogni momento l’amministratore delegato. La maggioranza del Cda rimane di indicazione parlamentare, dove sono rappresentati tutti i partiti. Per questo la figura del presidente deve essere di garanzia, grazie al voto dei due terzi della commissione di Vigilanza Rai.
Salvini e Di Maio prima hanno cancellato di fatto la norma sul presidente di garanzia, nominando Foa con una forzatura contro la legge, e ora cancellano anche la previsione della Corte Costituzionale sul Parlamento come riferimento del servizio pubblico, perché sono i dirigenti Rai in prima persona a confessare che il loro editore è il Governo.
No, non è stato Renzi, cari Bottura e Di Trapani. Sono stati Salvini e Di Maio a imporre costosi conduttori esterni, politicizzati e senza curriculum, per le trasmissioni del Daytime di Rai1.
Ed è il silenzioso menefreghismo di tanti, chi per confitto di interessi e chi per ignoranza, a permettere che il presidente della Camera Fico e la presidente de Senato Casellati, con il complice supporto del Movimento 5 stelle, continuino a tenere secretate e sotto chiave le schede della seconda votazione su Foa, sulla quale ci sono pesanti dubbi di regolarità. Altro che trasparenza, altro che streaming!
La difesa del pluralismo nella tv pubblica rappresenta uno snodo cruciale nella lotta contro i campioni delle bugie Lega e 5 stelle, perché è la dimostrazione più evidente ai cittadini che Salvini e Di Maio hanno raccontato sempre e solo balle (“via i partiti dalla Rai”, per lasciarci dentro solo loro due): prima tutte le opposizioni se ne accorgeranno, meglio sarà per gli italiani che pagano il canone”.