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Politcs di Semprini, più in basso non si può

Il nuovo programma di approfondimento politico di Rai3 appare come una carta da parati riciclata quando invece si richiedeva una mano fresca di vernice antimuffa.

Politcs di Semprini, più in basso non si può
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21 Settembre 2016 - 10.19


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“Tragico Semprini. Politcs, che aveva fatto malissimo nelle prime due puntate, alla terza frana: 2,92 di share con soli 727mila spettatori. Meglio andare porta a porta per portare la puntata a casa dei pochi curiosi. E invece, come si sa, per un fallimento di queste dimensioni, si sono infrante le regole, si è speso tanto e si sono suonate le trombe fino ad avere male alle gote. Ora, si ripropone la domanda che ci eravamo fatti, prendendo a prestito la domanda fatta dal PD Michele Anzaldi, segretario della Commissione Parlamentare di Vigilanza.”Chi paga per il fallimento?”.

Aveva fatto bene l’attento Anzaldi a chiederselo e a chiederlo. A pagare dovrebbero essere il direttore di Rai3, Daria Bignardi, presa dall’esterno, come se in Rai non ci fosse una sola intelligenza capace di dirigere il canale. News delle sue dimissioni? Dovrebbero pagare quelli che hanno chiamato la Bignardi dall’esterno. News del loro mea culpa? E dovrebbero pagare tutti quelli che hanno assecondato l’assunzione a tempo indeterminato come dirigente di Semprini, chiamato apposta per dare una tinta di nuovo all’approfondimento Rai. Segnali dai Palazzi? Il più tranquillo è Semprini che, male che vada è stato assunto da caporedattore e caporedattore dovrà fare. Magari, provo ad indovinare, di una redazione Politica.

Lo ripetiamo, il suo approfondimento era apparso come una carta da parati riciclata quando invece si richiedeva, ed era stata annunciata, una mano fresca di vernice antimuffa. Il fallimento ci convince ancor di più che la strada era, trovare all’interno della Rai presenze in studio non scontate e cifre stilistiche di rottura con lo stantio talk politico. Ma il limite più grosso di questa Rai è l’ignoranza dei vertici di quello che in Rai c’è. Tanto più se nei vertici, a dover scegliere si mette una esterna come la Bignardi. Dunque, responsabilità de piani alti – dicevamo – grosso modo settimo piano.
Ora, “che fare?”, diceva il vecchio Lenin. Bisogna cominciare riconoscendo gli errori ed uscirne. Lo ripetiamo: l’intelligenza di chi governa, ora una azienda culturale come la Rai, ora lo stesso Paese, si vede dalla capacità di riconoscere gli errori. Di ripensare le scelte, le responsabilità.

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