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7 a CARLO CONTIPreciso, professionale, maratoneta e soprattutto senza tanti grilli nella testa se non quelli di confezionare a mandare avanti un festival alla camomilla e dalle cinquanta sfumature di grigio mattarelliano. E’ il Sanremo dei Migliori anni e si vede e lui ci sguazza come un pesce. Sul cruscotto della macchina del resto ha il santino di Pippo Baudo, cui s’ispira e al quale chiede protezione. Quasi quattro ore e passa di diretta gli fanno un baffo. Vedremo dallo share se ai telespettatori sia cresciuta la barba o sarà un successo.
6 e mezzo a CHIARAFresca, in tiro, sorridente, spetta a lei il compito di rompere il ghiaccio. E non è facile. Ma la vincitrice di un X Factor passato è molto cresciuta professionalmente e il suo brano anche se non sarà “Straordinario”, ha un ritornello facile che esalta la sua voce. Brava.
6+ ad EMMAPer il suo debutto si presenta con un look alla Rita Hayworth col capello tutto da una parte e un abito da sposa. Le ruvidezze della voce e le movenze rocchettare sono state smussate, e ne acquista in semplicità. Una ragazza normale che si ritrova a fare la valletta in un Sanremo senza fronzoli, Può bastare.
4 e mezzo a GIANLUCA GRIGNANINel prequel che ha aperto le danze del festival (a proposito, lungo, pallosso, evitato da molti che hanno preferito sbattersi con L’esorcista su Rete 4, pensate un po’), si era dipinto come autore di una canzone ispirata al meglio del cantautorato nazionale ed oltre. I risultati? Modesti. Probabilmente i “Sogni infranti” saranno i suoi.
6+ ad ARISACerto, gigioneggia, punta a fare la finta tonta, quando appena entrata accenna all’inciampo per lo strascico del vestito (una tenda presa i prestito della Zia Marisa), quando gioca sul suo cognome all’anagrafe “volevano un’uscita trionfale è stata da Pippa”, quando sbatte le ciglia e fa gli occhi dolci. Però nell’insieme ci può stare e la pagnotta della simpatia se la guadagna.
6 ad ALEX BRITTILa sua partecipazione è “Un attimo importante”, talmente attimo, che stenta a decollare. Se passa, come merita, il turno, dovrà accendere un cero a Sanremo.
6- alla FAMIGLIA NUMEROSASono la coppia più prolifica del Belpaese. 16-figli-16, annunciati in pompa magna come una volta si sarebbero presentate le ballerine del varietà. Alessandra Mussolini pare abbia cinguettato entusiasta su twitter il suo plauso, ricordano la campagna demografica del nonno. Lo spottone famiglia pro-Rai però, si ritorce contro all’azienda. Come avrebbe detto il desaparecido Lubrano, la domanda sorge spontanea: ma non avevano la televisione a casa? O forse è proprio per questo che…
5- – a LARA FABIANE’ rimasta alla tv in bianco e nero e al telefono a gettone. Un po’ Santanchè un po’ Dalida, la Celine Dion della porta accanto ha sicuramente “Voce”, ma il pezzo viene direttamente dagli anni Cinquanta. Del resto da piccola giocava a nascondino con Paolo Limiti, con la Pampanini andava in colonia al mare e catechismo la faceva da Padre Mariano. Oggetto cult, la gondola sul comò.
7 ad AL BANO E ROMINANostalgia canaglia allo stato puro. Rieccoli sul luogo delitto. Ma trent’anni dopo, con tutte le inevitabili conseguenze (nero Pavarotti nei capelli di lui, voce definitivamente scomparsa nei gorgheggi di lei). Cantano nel tripudio generale la “Felicità” di un’Italia del Mulino bianco che non c’è più e per questo inseguita da tutti nei ricordi. Ecco perché funzionano a prescindere. E quando il vecchio leone si emoziona nel cantare “E’ la mia vita”, scatta la standing ovation. Meritata
8 a NEKChe ha grinta lo vedi dal capello irsuto che sprizza energia, e soprattutto da come affronta il pezzo che propone. “Fatti avanti amore” che tanto Laura non c’è, è andata via, è un invito riuscito e raccolto dal pubblico. Applausi a un artista ritrovato e ad un brano sprint.
6- a MALIKA AYANELa classe, sì. La voce, sì. Il birignao alla Wandissima, sì. Il fatto è che anche lei è stata colpita dalla sindrome di Nanni Moretti, le sue canzoni sono tutte uguali. Come i film del regista.
5 a ROCIO MUNOZ MORALESSe fosse rimasta in Spagna non avremmo perso nulla. Un conto è la fiction con Don Matteo mascherato da guardia forestale, un conto il bello della diretta. Di una freddezza unica. Miguel Bosè nel “Tacchi a spillo” di Almodovar in confronto è la Callas. Se strada facendo si scioglie ci guadagna lei e il carrozzone sanremese.
9 a TIZIANO FERROIl festival l’ha vinto lui, peccato sia stato ospite. Bravo, carismatico, interprete vero, è il Massimo Ranieri del Terzo millennio. E scusate se è poco.
6 ai DEAR JACKSono tra i favoriti. Soprattutto dai giovani “Amici”. Da grandi vogliono fare i Modà, intanto sono a Sanremo sicuri del successo discografico che verrà. Infatti cantano, profeticamente, che “Il mondo esplode tranne noi”. Sarebbe meglio però che sti botti non ci fossero in giro.
4 ad ALESSANDRO SIANIE’ il re del botteghino. E dopo averlo ascoltato si capisce perché il nostro cinema sia in crisi. Ha sciorinato una serie di battute da oratorio che se le avessero proposte Ric e Gian dei tempi d’oro, gli avrebbero lanciato i pomodori. Poi, dopo aver preso in giro due anziani, ha ironizzato su un bambino in sovrappeso, scadendo nel cattivo gusto. La notizia del cachet devoluto in beneficenza gli ha permesso di recuperare dalla pesante gaffe. Ma la fritta era fatta. Con le uova marce.
6+ a GRAZIA DI MICHELE E MAURO CORUZZILa testa calva sudata, la barba lunga quel tanto che basta e Platinette senza maschera si svela un uomo solo che si confessa in salotto. In questa strana coppia lei gli fa il controcanto, perché la scena, per una volta senza clamori, è tutta per lui. Eleganti, ma forse non basterà.
6- ad ANNALISANon c’è due senza tre. Fusse ca fusse la volta bona per la pupilla di Maria de Filippi? Staremo a vedere. Il brano neoromantico di Kekko dei Modà la aiuta, la voce pure. Manca l’espressività. La Luna consiglia: corsi accelerati.
5 e mezzo a NESLIAridatece er rapper de nonatri. La trasformazione da parte del fratello di Fabri Fibra in cantautore riesce in parte. Molto lumacone, scimmiotta il Vasco delle ballad, ma troppa pappa al pomodoro deve mangiare. Provaci ancora amico, del resto non è mai troppo…Tarducci.
7 e mezzo agli IMAGINE DRAGONS
Il tocco di internazionalità al festival. La band americana del momento. Uno dei gruppi più seguiti dai giovani. Con loro si è chiuso in bellezza. Della serie, sono già famosi. Senza bisogno del festival.