Italo “Lilli” Greco, per molti un nome sconosciuto ma per tanti di noi, musicisti e autori, un amico e un grande e unico produttore musicale, papà di tanti artisti con i quali aveva lavorato, soprattutto nella Rca italiana di via Tiburtina, la casa discografica che oggi non c’è più, ma che tanto ha rappresentato per la musica pop del nostro paese.
Lilli è stato un musicista produttore unico nel suo modo di considerare la musica leggera e di proporla attraverso gli artisti da lui prodotti, che puntualmente diventavano un’estensione dei suoi pensieri musicali e soprattutto filosofici.
Ricordiamone alcuni degli inizi, tra i quali molti scoperti dal talento di Lilli Greco: Jimmy Fontana, Gianni Morandi, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Patty Pravo, Gabriella Ferri; ma anche Riccardo Cocciante, da lui lanciato insieme a Paolo Dossena con il quale aveva fondato una casa discografica, la Delta.
In seguito, nel periodo più intenso dei cantautori, il suo lavoro con Francesco De Gregori, Antonello Venditti e Paolo Conte, risultò assolutamente fondamentale per il successo di questi artisti. Addirittura – ed ero personalmente uno dei musicisti di quei dischi – Conte fu convinto a forza da Lilli a scrivere per sè e non solo per altri e anche a cantare, fatto determinante per lo straordinario successo del cantautore di Asti.
Ci sono persone che sono in grado di cambiarti il modo di vedere e di approcciare la vita in tutte le sue sfaccettature, e Lilli era uno di questi. Sempre pronto a contrastare i luoghi comuni, le banalità e a sorriderci su, i nostri lavori in sala di registrazione si trasformavano in kermesse dove si passava dalle barzellette alla filosofia, dalle jam session (era uno straordinario pianista) ai giochi mentali più assurdi. Poi si suonava e si registrava e le atmosfere che Lilli evocava venivano fuori prepotentemente, ad affermare la sua genialità.
Con lui ho lavorato molto ed ho partecipato a molti dischi: da Paolo Conte a Francesco De Gregori, da Gabriella Ferri, a Jimmy Fontana, e quando mi telefonava per invitarmi ad una registrazione alla Rca o in altri studi ero sempre felice, perché sapevo che c’era da divertirsi. E da imparare.
Per capire la filosofia di Lilli, un piccolo aneddoto: una volta, registrando con Paolo Conte, la base della canzone non veniva bene secondo Lilli, non c’era atmosfera, non gli piaceva, era – secondo lui – banale. Si rivolse a me dritto negli occhi e mi disse: “Piero, a che stai a pensà mentre suoni, alla mensa della Rca o alla signora Bruna che ti porta la pasta? Qui siamo nel 1940, in un altro mondo, qui c’è Humphrey Bogart con i capelli pieni di brillantina tutti tirati indietro! Hai capito come devi sonà er basso? Co’ la brillantina in testa!”
Abitava a Grottaferrata, vicino a me, dove si era ritirato da qualche tempo dopo aver lasciato con dispiacere – mi raccontava – la sua casa al mare, e per questa vicinanza ero andato a trovarlo recentemente ed avevamo ripreso i contatti. La sua morte è una perdita gravissima e mi addolora profondamente.
Grazie di tutto, Lilli, ti ho voluto bene.