Opinioni e pareri contrastanti si fanno largo tra il pubblico della sala Strehler nell’intervallo che spezza le tre ore di questa ambiziosa “Opera da tre soldi” prodotta dal Piccolo Teatro di Milano, con repliche fino all’11 giugno. L’interpretazione firmata da Damiano Michieletto, stimato e “controverso” regista di lirica con interessante personalità spendibile anche nella prosa, riporta in quella che fu location della storica versione strehleriana più di quarant’anni fa, il testo di Brecht e le note di Kurt Weill (eseguite dall’Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi), e lo inserisce in un tribunale pensato da Paolo Fantin delimitato da perimetrali sbarre con quinte a vista. È sede del processo a uno scanzonato, spavaldo e spaccone re dei rapinatori, con scugnizzi al seguito, Mackie Messer (Marco Foschi), anzi, inizialmente, della sua esecuzione. Sì perché qui si parte dalla fine e si procede in flashback, su narrazione musicata di un cantastorie travestito da Brecht (Giandomenico Cupaiuolo), tra onnipresenti mobili banchi del testimone e giuria, cattedra del giudice, e oggetti/reperti catalogati e protetti da cellophane. Si discute la causa/storia del matrimonio di Macheath e Polly (Maria Roveran), e dei tentativi dei Peachum (ammirevoli Beppe Servillo e Margherita Di Rauso), genitori di lei, nonché gestori del racket dei mendicanti, di incastrare il genero fuorilegge e amico del capo della Polizia Jackie “Tiger” Brown (Sergio Leone), con l’aiuto – a pagamento – della prostituta (felicemente almodovariana) Jenny delle Spelonche (un’imponente mesta ed eccentrica Rossy De Palma).
Dinnanzi alla corte c’è un’eleganza diffusa (nei costumi di Carla Teti) – che contagia anche l’outfit dei mendicanti – ben lontana dagli originali brechtiani bassifondi londinesi, che, tra straniamenti musicali e atmosfere da cabaret, fa da cornice pulita e trasparente di luridi e conflittuali tête-à-tête (letteralmente) di personali, economici e politici (mala)affari, mai sentimentali o affettivi, nel rispetto del cinismo realista e spietato di Brecht. E in questa umanità, registicamente molto ben diretta ed efficacemente coreografata nei movimenti da Chiara Vecchi, che acquieta però recitativamente l’espressività nell’esecuzione dei non semplici songs, risiede un’ipocrita rigorosità british in tailleur e giacca e cravatta: perché si veste elegante la disinvolta fiducia nell’ingiustizia e nell’impunibilità sociale. Fiducia riposta nel denaro e nella corruzione, temi di rinnovata, sconvolgente attualità (“è più grave svaligiare una banca, o fondare una banca?”, chiederà Mackie) che vengono amplificati, estesi, globalizzati e uniti a una inguaribile empatia asettica, fino a sovrapporre i “migliaia di miserabili” a migranti muniti di salvagenti arancioni che si accalcano su una quarta parete di sbarre innalzata per arginare la vita. Corruzione e denaro. Sinonimi di garantita grazia legale – non morale, ma poco importa – che “esplode” in getti di banconote prese d’assalto da tutti, incluso il reverendo Kimball (Luca Criscuoli), proprio nell’aula della Giustizia. Lì dove si ascoltano gli inequivocabili versi scelti da Michieletto per congedare lo spettatore: “Chi vince fa la storia/ E chi perde tacerà”.
L’OPERA DA TRE SOLDI[/size=4]
di Bertolt Brecht
regia Damiano Michieletto
musiche Kurt Weill
direttore d’orchestra Giuseppe Grazioli
traduzione Roberto Menin
traduzione delle canzoni Damiano Michieletto
DIE DREIGROSCHENOPER
Edizione del testo: Suhrkamp Verlag, Berlino
Edizione musicale: Universal Edition, Wien /rappresentante per l’Italia Casa Ricordi, Milano
scene Paolo Fantin
costumi Carla Teti
luci Alessandro Carletti
movimenti coreografici Chiara Vecchi
personaggi e interpreti
Un cantastorie – Giandomenico Cupaiuolo
Mackie Messer – Marco Foschi
Jonathan Jeremiah Peachum – Beppe Servillo
Celia Peachum – Margherita Di Rauso
Polly Peachum – Maria Roveran
Jackie “Tiger” Brown – Sergio Leone
Lucy – Stella Piccioni
Jenny delle spelonche – Rossy De Palma
Mathias – Pasquale Di Filippo
Jakob – Claudio Sportelli
Jimmy – Martin Chishimba
Ede – Jacopo Crovella
Robert – Daniele Molino
Walter – Matthieu Pastore
Reverendo Kimball – Luca Criscuoli
Molly – Sara Zoia
Vixen – Lucia Marinsalta
Betty – Sandya Nagaraya
Dolly – Giulia Vecchio
Filch/Smith, carceriere – Lorenzo Demaria
con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa