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Parodi porta il teatro di Buzzati a Cagliari

Cagliari 29 Maggio alle ore 21.00 presso la Sala Settecentesca dell’Università di Cagliari Dino Buzzati col suo teatro. [Mario Salis]

Parodi porta il teatro di Buzzati a Cagliari
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23 Maggio 2015 - 09.47


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di Mario Salis

Cagliari 29 Maggio alle ore 21.00 presso la Sala Settecentesca dell’Università di Cagliari Dino Buzzati col suo teatro. Il monologo di Due donne sole: “Spogliarello” interpretato da Elisa Zedda e “Sola in casa” con Daniela Musiu per la regia di Marco Parodi. Scritti sul finire degli anni Cinquanta, il primo per l’attrice Laura Adani e l’altro per Paola Borboni.
La passionalità di due donne determinate, che affrontano l’ineluttabilità del proprio destino. Una voce sola tra l’ironia ed il dramma, nella magia dell’assurdo e la solitudine bastano in Spogliarello a Velia in una Milano del dopoguerra per guardare in faccia anche alla morte, tagliente e sferzante anche se nessuno sembra ascoltare. Iris, vedova e chiromante è “Sola in casa” ed ha tutte le sue ragioni per sentire paura, il duro prezzo della solitudine che non spegne il suo desiderio d’amore.

Non è la prima volta dell’eclettico autore bellunese a Cagliari, ma è sempre come se fosse il primo incontro. Osannato in Francia, studiato nelle università americane, se non dimenticato comunque trascurato in Italia. Dino Buzzati grande firma del Corriere della Sera dal 1928 al 1972, anno della sua scomparsa. Librettista, drammaturgo, costumista, pittore, fumettista, sceneggiatore, alpinista sulle vette delle Dolomiti e nei suoi sogni, attore per pochi fotogrammi di “Vacanze nel deserto”, lui che in qualità di inviato speciale lo conosceva fin dagli anni Trenta.

“Il giornalismo per me non è stato un secondo mestiere ma un aspetto del mio mestiere, il buon giornalismo non può nuocere allo scrittore” Chi ci ha guadagnato? Determinare l’entità del saldo tra le due figure non è facile, perché la convivenza è durata una vita senza interruzioni, ma il bilancio è decisamente positivo.

L’appuntamento teatrale di Venerdì può essere considerato a tutti gli effetti un evento speciale, per taluni aspetti inediti, attraverso inaspettati legami e singolari coincidenze. “La grande Torre” è una particolare biografia di Buzzati, nell’Isola poco conosciuta, a cura di Renata Asquer di chiare origini cagliaritane, testimoniate nelle ambientazioni di altre sue opere. Come quando un suo personaggio dal teatro dei bastioni “almeno per tre ore – immagina – tutto quel ben di Dio “indecisa dove guardare oltre quegli impareggiabili orizzonti.
La stessa esitazione che forse oggi pervade la città candidata pur a ruoli prestigiosi nella cultura. Dino Buzzati ha sempre considerato il teatro la “massima prova letteraria” affrontata sempre con la passione e l’umiltà del principiante. Il segreto per superarla a pieni voti, ma occorre operare altre scelte oltre che condividerle.

Venerdì pomeriggio a Ravenna nel corso del Convegno internazionale organizzato dal Comune di Ravenna Capitale Italiana della Cultura 2015: “Fellini&Dante l’aldilà della visione” poche ore prima quando a Cagliari andrà in scena “Due donne sole”, il noto semiologo Paolo Fabbri parlerà di: “la poesia di Buzzati e l’Aldilà dantesco del Mastorna” l’incompiuta del film di Fellini che avrebbe dovuto interpretare Marcello Mastroianni, di cui resta solo un copione e che secondo le raccomandazioni dello scrittore, avrebbe dovuto saper parlare anche al cuore dei cavallanti e dei camionisti. Il regista riminese resterà stregato già molti anni prima da quella fantasiosa mente, i segni se li porterà dietro da Otto e Mezzo, Satyricon, fino ad Amarcord.

Buzzati vive ancora oggi fuori dalle sue pagine e nella sua multiforme creatività, capace ancora di porre seri interrogativi.
Oltre il teatro l’immaginazione, come farne a meno? Neppure una città.

Intervista al regista Marco Parodi

Dino Buzzati a Cagliari, è la prima volta?
No, è già stato rappresentato, soprattutto “SPOGLIARELLO”.

Un autore teatrale si sceglie o si scopre?
Lo si condivide, per affinità elettive. La Fabbrica Illuminata muove sempre alla ricerca di testi e autori che ritiene ingiustamente trascurati

Eugenio Montale sul Corriere della Sera del 29 gennaio 1972, il giorno dopo la scomparsa di Buzzati nel suo ricordo scrisse: ”obbiettivamente non è uno scrittore facile”. Come autore teatrale?
Ingiustamente trascurato. Eppure ha scritto per attrici importanti (Paola Borboni su tutte).

Il monologo, un classico della letteratura e del teatro, esalta di più il talento dell’autore o dell’interprete?
Di tutti e due. Reggere per 40 minuti da soli sulla scena, non è impresa semplice.

Buzzati tutta la sua vita un giornalista in servizio permanente effettivo. Oggi è più facile diventare uno scrittore, un autore teatrale o rimanere un buon giornalista?
Giornalista, se hai un impiego fisso (per esempio al “Corriere della Sera”, come Buzzati). Scrivere per il teatro non è cosa da poco. Buzzati lo faceva nei momenti di ozio in redazione.

“Quando scrivo la mia massima preoccupazione è di non rompere l’anima al lettore” (Dino Buzzati) Quella di Marco Parodi?
Io sono sempre stato molto riluttante a scrivere qualcosa di mio. Mi sono deciso a scrivere la mia autobiografia, “MEMORIE DI UNA VITA FUTURA”, per ribellarmi al lento inesorabile logorio della memoria, ed anche per reagire ad una ingiusta rimozione del lavoro da me svolto da parte di chi (per esempio in Sardegna) mi deve tutto.

Il teatro oggi: azione o ricerca sociale?
Puro e semplice esibizionismo. Il ruolo sociale del teatro, alla Brecht tanto per intenderci, è ormai del tutto messo in secondo piano.

Al pari di altre arti il teatro contribuisce all’arte del vivere, il suo stato di salute?
Il teatro, quello vero, di una volta, attualmente è defunto. Ci sono pochi pazzi (come il sottoscritto) che tentano di riportarlo in vita, ma con scarsi risultati. Ma non disperiamo.

Cagliari capitale della cultura, quale città invece per il teatro?
Non versiamo sale sulle ferite. Cagliari non ha saputo presentare un progetto credibile ai selezionatori, e chi governa la città ne porta totalmente la responsabilità, avendo compiuto scelte molto discutibili nella scelta dei collaboratori.

Dopo cinquant’anni di teatro, quanti progetti nel cassetto?
Pochi, perché le risorse a disposizione ormai sono ridotte al lumicino. “Sopravviviamo” (diceva Pasolini).
Per il momento è tutto. Una risposta ad una domanda non ancora fatta?
Come Marzullo? Lasciamo stare.

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