Alessandro Haber al Quirino di Roma con il Visitatore | Giornale dello Spettacolo
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Alessandro Haber al Quirino di Roma con il Visitatore

L'opera di Schmitt, scritta nel 1993 e premiata con il Moliere, fa riflettere su Dio, sulla psicanalisi e sul nazismo. La regia è di Valerio Binasco.

Alessandro Haber al Quirino di Roma con il Visitatore
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26 Novembre 2014 - 17.16


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“Il Visitatore”, opera di Eric Emmanuel andrà in scena fino al 7 dicembre al teatro Quirino di Roma. Il testo, scritto nel 1993, premiato con il Moliere, è proposto, per la seconda volta in Italia, dal regista Valerio Binasco con la coppia formata da Alessandro Haber e Alessio Boni, rispettivamente nei panni di Sigmund Freud e del visitatore, un personaggio che potrebbe essere un angelo, un diavolo o Dio in persona o magari solo una figura rielaborata in sogno dal padre della psicanalisi. L’opera infatti è stata concepita per far riflettere lo spettatore su Dio, sulla psicanalisi e sul nazismo.

La vicenda – che si svolge tutta all’interno dello studio freudiano – è ambientata nella Vienna del 1938, con l’Austria annessa alla Germania di Hitler e i nazisti che sfilano sotto le finestre. Un agente della Gestapo, fanatico e corrotto, arriva al punto di ricattare il professore portando via la figlia per applicare quanto previsto dalle leggi razziste contro gli ebrei, nonostante le protezioni internazionali di cui Freud, in virtù della sua fama di scienziato, può godere in Gran Bretagna e negli Usa. Ma la discussione tra chi nega l’esistenza di Dio e chi si presenta come divino, assume un respiro più largo della situazione contingente che vive il protagonista.

“In questa commedia – ha scritto Binasco nelle sue note di regia – le parole sono importanti e l’autore sembra coltivare la speranza che quando gli uomini si incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo. E’ un testo coraggioso, che non ha timore di riportare in teatro temi di discussione importanti come la religione, la storia, il senso della vita. Schmitt li affronta in modo diretto e innocente, eliminando qualsiasi enfasi retorica o filosofica, arrivando dritto al cuore di problemi enormi trascinando in questo ‘viaggio’ anche gli spettatori”.

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