Alessandro Haber, 70 anni tra set e palcoscenico | Giornale dello Spettacolo
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Alessandro Haber, 70 anni tra set e palcoscenico

Una lunga carriera diretto da Fellini, Bertolucci, Avati e Moretti.

Alessandro Haber, 70 anni tra set e palcoscenico
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16 Gennaio 2017 - 22.17


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Nato a Bologna nel 1947, Alessandro Haber spegnerà settanta candeline il prossimo 19 gennaio. Padre rumeno e madre italiana, l’attore trascorre gran parte della sua infanzia in Israele per poi tornare in Italia e realizzare il suo sogno di recitare. Capace di interpretare tutto il possibile, dall’uomo comune a Bukowski, ha mostrato in tutta la sua carriera, sia al cinema che a teatro, come il suo volto massiccio e la sua fisicità siano perfetti per un mestiere difficile, tra nomadismo e precarietà, proprio come lo descrive Francesco De Gregori ne La valigia dell’attore canzone a lui dedicata dal cantautore romano.

Una carriera iniziato con un piccolo ruolo in La Cina è vicina di Marco Bellocchio. Continuerà poi a lavorare con registi come i Taviani, Fellini, Bertolucci e Damiani. A sdoganarlo definitivamente sarà nel 1986 Pupi Avati con Regalo di Natale. Nel film è Lele Bagnoli, perdente nato e aspirante giornalista, uno dei quattro vecchi amici che si ritrovano la notte di Natale a giocare a Poker per spennare un industriale. Ma l’Haber dai mille ruoli è stato, tra l’altro, anche Michele Apicellain in Sogni d’oro di Nanni Moretti, e poi con Ugo Tognazzi e Philippe Noiret, in Amici miei – Atto II di Mario Monicelli, e, infine, nel cast dell’opera prima di Gabriel Salvatores, Sogno di una notte d’estate.

Il 1986 è l’anno della consacrazione. Oltre che in Regalo di Natale, è anche nel cast de La donna del traghetto, Anche lui fumava il sigaro, Grandi magazzini, Innocenza e Com’è dura l’avventura. Nel 1994 è un gangster per Davide Ferrario in Anime fiammeggianti, mercante d’armi in Palla di neve di Maurizio Nichettied è poi il coraggioso protagonista dell’esordio di Enzo Monteleone in La vera vita di Antonio H. Ovvero Antonio Hutter, attore tanto sfortunato quanto voglioso di parlare che si confessa davanti a una platea deserta.

Perfetto per personaggi introversi, ambigui, repressi e pronti a scoppiare, lavora negli anni Novanta in tre film di Pieraccioni (I laureati, Il ciclone, Fuochi d’artificio) e, tra il 1999 e il 2003, ancora con Mario Monicelli (Panni sporchi) e Pupi Avati nel sequel La rivincita di Natale. Debutta alla regia al cinema nel 2003 con la commedia Scacco pazzo, dalla pièce omonima di Vittorio Franceschi e si misura anche come cantante e autore di canzoni impegnate. In teatro recita in Orgia di Pier Paolo Pasolini, Woyzeck di Georg Büchner, Arlecchinoe L’avaro di Molière. Sempre come attore teatrale, nel 2006 si aggiudica il Premio Gassman come miglior attore per Zio Vanja di Anton Čechov.

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