Qualcuno di noi metterebbe in un calderone unico usi, costumi e lingua, poniamo, di una persona siciliana con quelli di una venuta dalla Norvegia? Improbabile, per lo meno da europei faremmo distinzioni. Eppure come europei spesso così guardiamo a quanto avviene in Africa, come fosse un territorio unico, non un continente dove si attesta un migliaio di lingue. Ci pone di fronte ai nostri pre-giudizi, nel senso di giudizi dati prima di conoscere, Africana. Raccontare il Continente al di là degli stereotipi (Feltrinelli, pp 223, euro 19), un’ottima antologia di racconti e saggi da poco pubblicata da Feltrinelli, curata da un’esperta e antropologa come Chiara Piaggio e da una scrittrice italiana di origini somale e a ragione ben affermata tra le voci del nostro paese, Igiaba Scego. La quale nell’introduzione ci ricorda qualche dato semplice: nel continente ci sono “54 nazioni (…) Una varietà di ambienti ed ecosistemi unici nel nostro pianeta (…) deserti, foreste, montagne (…) paradossi (…) Città formicai e luoghi inaccessibili (…) un gran crogiolo di popoli”. Sconcertata, Scego domanda: “Ma allora perché in Occidente, e in Italia in particolare, l’Africa viene vista come un blocco monolitico? (…) In quanto ‘afrodiscendente’, questo mi ha fatto sempre impazzire”.
“Decolonizzare lo sguardo” dai retaggi di Crispi e Mussolini
Il perché, risponde l’autrice di romanzi come Roma negata (2014), Adua (2015) e La linea del colore (2020) è uno sguardo ancora coloniale che pone il continente “sotto tutela occidentale”. Uno sguardo “fatto di inganni e armamenti pesanti” e, insieme, di sfruttamento spietato. Igiaba Scego tratteggia con chiarezza i termini della faccenda la particolarità di questo volume: Africana non è un’antologia di scrittori che vuol rendere conto dell’intero panorama letterario continentale. Africana è invece un libro che vuole sorprendere e sa sorprendere, è una raccolta di testi letterari di qualità che da una parte vuole “decolonizzare lo sguardo” che ha “i retaggi” dell’Italia coloniale del tempo di Crispi prima e di “Mussolini poi”, dall’altro ci propone più generi, tra storie divertenti o amare, visionarie o drammatiche, che suggeriscono “la diversità e la complessità del continente”.
La storia assurda della caccia a un visto e altre storie
La scrittrice e l’antropologa hanno pescato nomi più o meno ignoti nella nostra penisola, almeno ai più, introducendo ogni scrittrice o scrittore con un’essenziale scheda bio-bibliografica. Il livello è alto e l’arte del racconto, dove vale l’essenziale, è esercitata con sapienza. A gusto di chi scrive, e quindi avrete un parere da lettore e non di una voce della critica letteraria, colpisce su tutti “Il peso dei sussurri”, della scrittrice kenyana Yvonene Adhiambo Owuor, vicenda grottesca e assurda di un uomo che non può ottenere un visto per emigrare fino a un precipitare nell’inferno dei poveri senza nulla, tra le “sentinelle del cimitero” con la constatazione finale che “presto, i sussurri portati dal vento taceranno”.
Oppure valga il tono ironico dietro le parole “La Ronda dei Quartieri” del ruandese trasferito in Namibia Rémy Ngamije, su strategie urbane di sopravvivenza di chi vive per strada nella capitale del paese dell’Africa australe Windohek che potremmo traslare anche in metropoli europee e nordamericane. Oppure Alexis Okeowo, statunitense con genitori nigeriani, nella “Lotta per il basket femminile in Somalia” ci inquadra con drammaticità e ottimismo come praticare un semplice sport per tante donne sia una battaglia di diritti e, spesso, con rischi giganteschi di vita.
I dipinti di Pierre-Christophe Gam
In un libro arricchito dai dipinti dell’artista contemporaneo Pierre-Christophe Gam, a ogni buon conto è la tessitura dei racconti, avvincenti, talvolta commoventi, talaltra divertenti, a rendere la raccolta una ottima lettura e fonte di scoperte. Scego e Piaggio avranno fatto un robusto lavoro di selezione, attingono a riviste letterarie di alta qualità e rappresentative come la storica “Kwani?”, con base in Kenya, o al “New Yorker”, hanno fonti primarie.
Le due curatrici portano alla nostra portata voci relativamente giovani. Varrebbe la pena, chissà, di sperare in una futura raccolta magari di voci poetiche di cui il continente abbonda, citando qualche nome un po’ alla rinfusa come la sudafricana Natalia Molebatsi, la somala che vive negli Usa Ladan Osman, la sudanese Safia Elhillo. Riviste anglofone come Brittle Paper (clicca qui per il sito) testimoniano la vitalità e varietà di più scene letterarie in gran movimento. Igiaba Scego e Chiara Piaggio sanno certo meglio di chi scrive cosa accade e alla fine decidono gli editori. Nel frattempo vale godersi la lettura di questa raccolta.