Skin si confessa nell'autobiografia: «Specie se donna, nera e gay, combatti per ciò che desideri» | Giornale dello Spettacolo
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Skin si confessa nell'autobiografia: «Specie se donna, nera e gay, combatti per ciò che desideri»

L'icona femminile del rock britannico in "It takes blood & Guts" racconta la sua lotta per non cadere nel cliché del mondo discografico e la dura ricerca verso l'affermazione di sé

Skin si confessa nell'autobiografia: «Specie se donna, nera e gay, combatti per ciò che desideri»
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7 Dicembre 2020 - 21.15


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di V.M. 

«Non sarà facile, soprattutto se sei donna, sei nera e sei gay. Ma devi continuare a combattere per quello che desideri essere». Lo scrive Skin che sabato, in Live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Una Montagna di Libri di Cortina d’Ampezzo, ha presentato al pubblico la sua autobiografia.

Il libro è stato scritto a quattro mani da Deborah Anne Dyer, in arte Skin, con la giornalista Lucy O’Brien e s’intitola “It Takes Blood&Guts”, in italiano “Ci vuole sangue e fegato”, pubblicata da Solferino e racconta la vita della performer tra pubblico e privato, soffermandosi sulle numerose difficoltà che ha affrontato per affermarsi nel mercato discografico in quanto donna nera omosessuale.

Di origini giamaicane, nasce nel 1967 a Brixton, South London, dove fin da subito ha dovuto lottare contro la discriminazione razziale e la prigione della classe sociale, «Nella mia famiglia non vigeva l’insegnamento: tu puoi essere quello che vuoi. L’unica legge era: bisogna mettere del cibo a tavola», racconta all’intervistatore Francesco Chiamulera.
Anche il nome “Skin” nasce dall’infanzia. Da giovane, essendo monto magra e alta, veniva solitamente chiamata “skinny” in senso dispregiativo, poiché la troppa magrezza non era ben vista nella cultura giamaicana.

La cantante si confida in merito alla sua prima relazione con un uomo più grande, Tony, che la picchiava, di come lei sia scappata per studiare e vivere lontana dalle sue radici e della tentata violenza sessuale subita da un uomo una sera mentre rientrava a casa. Ma Deborah la determinazione a cambiare le cose ce l’ha nel sangue.

Testa rasata, aspetto androgino e la voglia di contrastare il british pop di quegli anni, fa della diversità il suo marchio di fabbrica. Così, a metà anni Novanta nascono gli Skunk Anansie, di cui lei è frontman. Nel 1995 esce il primo album, Paranoid & Sunburnt, e con esso il successo. Nel 1999 ha fatto la storia del Glastonbury Festival come prima donna di colore ad esibirsi in un gruppo come headliner. Dopo la fama di questi anni arriva lo scioglimento della band, poi la successiva reunion nel 2008.
Ne libro viene raccontato l’incontro con Nelson Maldela per l’ottantesimo compleanno e la performance accanto ad artisti come Michael Jackson, Nina Simone e Stevie Wonder.
Il suo legame con l’Italia risale a quando nel 2015 decide di partecipare come giudice a X Factor “è stato divertente ma imparare l’italiano è stato terribile” ricorda.

Fin dall’inizio della sua carriera, è stata schietta e senza paura nell’essere aperta sulla sua sessualità: è stata la prima artista donna a dichiararsi apertamente bisessuale -sua madre non le parlò per due anni- ed è una pioniera dei diritti LGBT+.
Oggi, Skin è felicemente fidanzata con Rayne Baron e rivendica nelle donne il coraggio di essere sé stesse: «Non sarà facile, soprattutto se sei donna, sei nera e sei gay. Ma devi continuare a combattere per quello che desideri essere.»

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