Brunori Sas: “Nell’Uomo nero guardo l’intolleranza in me” | Giornale dello Spettacolo
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Brunori Sas: “Nell’Uomo nero guardo l’intolleranza in me”

La canzone vince il premio 2018 di Amnesty International Italia e Voci per la libertà per il miglior brano sui diritti umani

Brunori Sas: “Nell’Uomo nero guardo l’intolleranza in me”
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27 Marzo 2018 - 10.06


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La canzone sull’intolleranza “L’uomo nero” di Brunori Sas ha vinto il Premio Amnesty International Italia 2018, il riconoscimento di Amnesty International Italia e dell’associazione culturale Voci per la Libertà che dal 2003 premia il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.

Brunori Sas riceverà il premio premiato a Rosolina Mare (Rovigo) domenica 22 luglio, nella serata finale della 21esima edizione di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”: il festival si terrà dal 19 al 22 luglio e ospiterà anche le finali della sezione emergenti del Premio Amnesty, con bando aperto fino al 30 aprile sul sito www.vociperlaliberta.it.

A Voci per la Libertà Dario Brunori dichiara: “Mai come oggi, ‘L’uomo nero’ assume un significato speciale per me. All’epoca ho avuto difficoltà ad affrontarlo perché, visto il tema, era facile cadere nella retorica anacronistica del cantautore militante, in un’invettiva scontata contro il dilagare di nuove forme di intolleranza, contro le piccole e grandi derive xenofobe degli ultimi anni. In realtà non mi interessava tanto parlare del fenomeno in sé, quanto del fenomeno in me, come diceva qualcuno. Il fuoco del pezzo sta tutto nell’ultimo verso: ‘Io che sorseggio l’ennesimo amaro, seduto a un tavolo sui Navigli, pensando in fondo va tutto bene, mi basta solo non fare figli… e invece no’. Come in altri pezzi dell’ultimo album, traccio la condizione di un uomo che si chiede cosa è giusto fare di fronte a un’apparente involuzione dell’essere umano, al ritorno di fiamma di visioni ideologiche e morali che ci piacerebbe pensare morte e sepolte. C’è una buona dose di amarezza verso il mondo intorno, ma anche la denuncia allo specchio di quell’approccio ignavo che troppo spesso tende a non occuparsi concretamente di ciò che accade fuori dal proprio cortile, a ignorare certi fenomeni, a ridicolizzarli o a non dargli eccessivo peso. Si tratta di un terreno scivoloso, ne sono consapevole, ma spero di essere rimasto in piedi e questo riconoscimento, in qualche modo, me ne dà conferma. Grazie di cuore a Amnesty International Italia e a Voci per la libertà.”

In lizza per il premio c’erano anche: “L’uomo che premette” di Caparezza, “Deserto” di Clementino, “Gli anni del silenzio” dei Decibel, “Ora d’aria” di Ghali, “Affermativo” di Jovanotti, “Stelle marine” delle Luci della centrale elettrica, “Socialismo tropicale” dello Stato Sociale, “Vietato morire” di Ermal Meta, “Stiamo tutti bene” di Mirkoeilcane.

 

 

 

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