di Giuseppe Cassarà
“Ma perché tra tanti mondi più evoluti, io ho dovuto proprio nascere in questo?”. Pugno chiuso e agitato, chioma nera e spettinata, bocca spalancata in un grido contro l’ingiustizia. Ingiustizia divina, umana, non fa differenza: Mafalda se la prende con tutto e con tutti, perché nulla va come deve andare. Ora, come allora.
Salvo sporadiche apparizioni (di cui una, memorabile, contro Silvio Berlusconi), Mafalda è scomparsa dai giornali nel 1973. E già allora, il mondo non era tra i più evoluti.
Malato e febbricitante, così il nostro pianeta veniva ritratto da Quino, scomparso oggi. In tempi di Coronavirus, l’immagine del mappamondo con il termometro in bocca è banalmente uscita dalle penne dei grafici di tutto il mondo, ma con una differenza essenziale: accanto a lui non c’era Mafalda a prendersene cura.
Perché Mafalda negli esseri umani ci crede: crede davvero che possiamo essere persone migliori, crede davvero che possa ‘andare tutto bene’. Si arrabbia, certo: getta la sedia a terra, urla, strepita, morde. Perché alle volte è davvero troppo, perché certe giornate devono solo finire al più presto. Eppure, anche volendo, Mafalda non riesce a essere indifferente.
Vorrebbe, probabilmente. Vorrebbe vivere come una bambina normale, ma è più forte di lei: il mondo è malato, ed è malato perché gli adulti continuano a fare gli stessi errori, anno dopo anno, ed è suo dovere ricordarglielo, farglielo notare. Rompere le palle è quello che le riesce meglio, lo fa egregiamente, fa letteralmente impazzire i genitori perché Mafalda non si accontenta dell’unica risposta possibile alle sue domande: “Il mondo è brutto, fattene una ragione”. No, a questa visione cinica Mafalda non ci sta. Ci deve essere un mondo migliore. ‘Deve esserci, lo sento, in terra o in cielo, un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto’ cantava Guccini. Ecco, Mafalda sarebbe stata molto d’accordo. Arrendersi mai: mordere sempre. Fino alla fine di ogni ingiustizia.
Chissà cosa avrebbe da dire oggi Mafalda. Purtroppo, con la morte del suo autore non lo sapremo mai. Forse è meglio così: sarebbe un colpo al cuore scoprire che anche Mafalda è cresciuta, che è diventata disillusa e cinica come la maggior parte di noi. Sarebbe terribile scoprire che ore le piace la minestra. Vogliamo pensarla eterna bambina, eterna arrabbiata, eterna icona contro questo mondo ingiusto.