Si è spento al Cairo Ahmed Fouad Negm, una figura di rilievo nella scena culturale egiziana. Quello che è venuto a mancare è un poeta e interprete impegnato che ha sempre cantato la rivoluzione e l’identità araba, con testi colmi di ironia e di ribellione, testi sarcastici che con tanta amarezza e lucidità denunciano la povertà, l’oppressione, e condividono la miseria del popolo egiziano.
Cresciuto in un orfanotrofio Ahmed Fouad Negm ha trascorso tutta sua vita in una camera semplice (Fouk assoutouh, per usare l’espressione egiziana) rifiutando di trasferirsi in un posto migliore: uomo del popolo che vuole star vicino al suo popolo. E per lui, non contano i soldi.
Odiava il potere, così come ogni individuo deve fare. Lo odiava e lo criticava senza esitazione, senza paura. E ne ha pagato un caro prezzo: diciott’anni di carcere sotto Nasser e Sadat.
Questi due presidenti sono stati fortemente criticati da Negm, soprattutto il secondo, a cui rimprovera il fatto di aver firmato il vergognoso accordo di pace con Israele “un bottegaio, un orco nero come la notte, un pazzo”; l’unica cosa che apprezza dal primo è il fatto di essere l’esponente del panarabismo.
I testi e le canzoni di Negm – belli, impegnati e divertenti – sono quasi tutti scritti in dialetto. Parlano del popolo e celebrano l’Egitto, “bahiyya”(la Bella) aggettivo con cui descrive la sua Masr, eterna e vera amante.
In un’intervista di alcuni anni fa, Negm, scherzando, diceva che non aveva ancora deciso di morire, diceva che la morte è una decisione e che la vita è molto bella. Diceva che sarebbe morto solo quando qualcosa di molto importante sarebbe successo in Egitto… forse stamattina al Cairo qualcosa di importante è accaduto. Ciao Poeta!