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La vecchia intervista: Mr. Bean fa quello che io facevo 30 anni fa ma non lo riconoscono

Non era facile intervistare l'attore: troppo intelligente e malinconico, soffriva talora le domande che lo obbligavano a ripetersi

La vecchia intervista: Mr. Bean fa quello che io facevo 30 anni fa ma non lo riconoscono
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Marco Spagnoli Modifica articolo

3 Luglio 2017 - 10.44


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Ripubblichiamo una intervista di Paolo Villaggio rilasciata a Marco Spagnoli

 

Fantozzi è nato oltre quaranta anni fa: una maschera, un mito, un modello, un moloch che ha segnato diverse generazioni di spettatori. Paolo Villaggio, il suo geniale interprete e autore, oggi non c’è più e con lui se ne vanno anche altri personaggi indimenticabili e leggendari che hanno segnato le generazioni dei quarantenni di oggi più di Fellini e che hanno popolato il nostro immaginario insegnandoci a sdrammatizzare e a ridere di noi stessi. Fracchia la “belva umana”, il Dottor Kranz e i tanti personaggi amari, agrodolci e assurdi che Villaggio ha creato restano nel nostro cuore: paroliere insieme a Fabrizio De André di quel ‘Re Carlo che tornava dalla guerra’; improbabile guerriero germanico dell’Armata Brancaleone; straordinario protagonista di Sistemo l’America e torno di Nanni Loy per cui, a Hollywood, per un’interpretazione del genere lo avrebbero candidato all’Oscar.
Del resto non era facile intervistare Paolo Villaggio: troppo intelligente e malinconico, soffriva talora le domande che lo obbligavano a ripetersi e schivava abilmente quelle che proprio non gli piacevano. Il suo status di “leggenda” per tanti ragazzi non lo impressionava: “Nessuno può programmare: “Oggi divento un mito o un guru”.” Ci disse in un’intervista di esattamente venti anni fa: “Vivo questo successo con molta gioia e lo considero come una stampella che mi permette di riequilibrare tutti i motivi di infelicità come il fatto di avere sessanta anni e non più venti, il pesare cento chili e non più sessanta e tutte le altre leggere frustrazioni. Il successo mi ha permesso questo bilanciamento e lo vivo come una forma di saggezza all’interno di una società che di equilibrio non vuole nemmeno sentirne parlare. Nella nostra cultura uno prima ha paura dell’insuccesso e della morte, poi teme la sconfitta sociale, come capita adesso, fortunatamente, parecchi politici ed a tutti i boiardi dell’industria italiana.”
Quando gli chiedevamo cosa pensasse di Totò, Villaggio, però, aveva una risposta immediata, diretta, senza starci troppo a pensare su in cui l’attore lasciava posto allo spettatore e al fan: “Totò è per me il più grande comico di questo secolo, capace anche di fare parti tristi come nel film di Pasolini Uccellacci e uccellini. Anch’io ho fatto pellicole serie come quella con Ermanno Olmi che, però, dal punto di vista economico è risultata un vero disastro. Così io faccio film comici, magari non eccessivamente artistici come quelli dei Monthy Pithon, che però piacciono al nostro pubblico “natalizio”.”
Quindi lei fa solo film di ‘cassetta’, oggi come oggi?
La televisione ha appiattito molto in questi anni…e io non faccio film d’autore. I miei non sono film come quelli di quella celebre regista italiana che non mi saluta perché, probabilmente, mi considera di serie B così come mia madre considerava Totò un attore “di serie B”. Poi quando è morto Totò è diventato agli occhi di tutti il più grande comico del secolo. Insomma, credo ci sia un po’ di moralismo…
Lei ha dichiarato più volte di amare la comicità britannica : cosa pensa di Mr.Bean?
Mr. Bean costituisce un leggero degrado della comicità tipica dell’Inghilterra. Anche lì, però, la televisione ha fatto dei danni. Così ci voleva un comico che facesse qualcosa di più dei normali attori britannici ed è venuto fuori Mr.Bean.
Chi è esterofilo come tutti gli italiani non mi vuole riconoscere che tutto quello che fa Mr.Bean è quello faccio io da almeno trenta anni. Mr. Bean non mi diverte e non mi “sorprende” piacevolmente come fanno i Monthy Piton.
Rowan Atkinson l’ingegnere laureato a Oxford che interpreta Mr.Bean ha la moglie di origine italiana e viene ogni anno a trascorrere le vacanze estive in Liguria e Sardegna da oltre dieci anni. Lei pensa che potrebbe averle copiato qualcosa come la camminata e una serie di smorfie ?
No, credo che questo sia impossibile. Non sa nemmeno chi sono. Anche se il mai troppo compianto Marty Feldman quando venne in Italia e vide il mio film Fantozzi volle complimentarsi con me e dirmi che si era divertito molto anche se non aveva capito nulla.
Perché nelle interviste continua a definirsi come “un vecchio”?
Io non sono vecchio, ma ho l’aspetto fisico di una persona anziana e la vecchiaia ti conferisce una maggiore autorità, togliendoti un pochino di comicità. Poi l’età media del pubblico è molto inferiore a quella del comico o perlomeno quella del terapeuta, inteso come colui che rappresenta le tue sofferenze. La funzione del comico è quella di esorcizzare il timore di vivere e di soffrire determinate situazioni.
Si acquista così un altro tipo autorità che non è quella comica.
Lei, dunque, ha scelto a suo parere il mestiere più lungo, però, non le sarebbe convenuto a questo punto fare il politico, che è, in certi casi, sembra una professione davvero eterna o addirittura il Papa che è un’occupazione a vita?
Ma, insomma quello del politico con i tempi che corrono…eppoi anche il mestiere del Papa, oggigiorno, si rischia che te lo facciano finire prima… Io non ho scelto di fare il comico, sono “stato scelto”, perché non avevo la mancanza di talento tipica dei politici.

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