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Ricordando Roger Moore, 007 con ironia

Con sette film è il James Bond più longevo. E’ stato anche un divo della tv. Il grande successo in Italia con “Attenti a quei due”.

Ricordando Roger Moore, 007 con ironia
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Francesco Troncarelli Modifica articolo

24 Maggio 2017 - 11.20


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James Bond doveva essere lui, da subito. Il fatto è che era impegnato con una serie televisiva di successo e perciò non potè accettare l’offerta dei produttori Albert Broccoli e Harry Saltzman. Fu la fortuna di Sean Connery che da ex bagnino divenne così divo internazionale e volto di 007, ma quel ruolo da agente segreto gli sarebbe tornato qualche anno più tardi con tutti gli interessi.

Elegante, simpatico, biondo e con gli occhi azzurri, Roger Moore che se ne è andato in punta di piedi a 89 anni dopo aver vissuto una vita sotto i riflettori, aveva il physique du role per interpretare ruoli brillanti e di azione, la capacità di calarsi in personaggi avventurosi con grande naturalezza e soprattutto l’ironia per regalare divertimento al pubblico che lo aveva eletto fra i suoi beniamini.  

Un carisma e un fascino tipico di un certo cinema inglese, signorile e al tempo stesso di genere, si pensi ad attori come David Niven o Stewart Granger, che rendeva questo giovanottone nato nei pressi di Londra figlio di un poliziotto e che aveva iniziato come fattorino, un nome di richiamo, sia per il grande che per il piccolo schermo. Moore infatti il successo vero, dopo alcune pellicole come “L’ultima volta che vidi Parigi” dove aveva incrociato Liz Taylor, l’aveva conosciuto grazie alla televisione.

Tre le serie che gli avevano dato un’enorme popolarità e che hanno accompagnato generazioni di spettatori diverse dai Cinquanta ai Settanta, “Ivanhoe” ispirato al celebre romanzo storico di Scott, “Il Santo”, dove era il ladro gentiluomo Simon Templar e “Attenti a quei due” (The Persauders) telefilm che in Italia ebbe un successo clamoroso tanto da portare in Hit Parade la sigla firmata da John Barry (lo stesso delle colonne sonore dei film di 007), in cui Moore era un irresistibile Lord Brett Sinclair che ne combina di tutti i colori insieme a Tony Curtis. 

Poi, ovviamente, James Bond, che grazie a lui dopo il flop del primo sostituto di Connery, il carneade George Lazenby, torna d’attualità, ottenendo incassi enormi e il consenso della critica. Moore lo interpreterà per sette volte, a cominciare con “Vivi e lascia morire» nel 73 per proseguire poi con “L’uomo dalla pistola d’oro”, “La spia che mi amava”, “Operazione Spazio”, “Solo per i tuoi occhi”, “Operazione Piovra”, fino all’ultimo «Bersaglio mobile» di John Glen del 1985. Il più longevo 007 quindi della fortunata saga cinematografica.

In queste sette pellicole, Roger-James ha avuto come Bond Girl, attrici come Jane Seymour, Britt Ekland, Barbara Bach, Lois Chiles, Carol Boquet e Maud Adams e nemici  (vilain) i vari Charles Gray, Yaphet Kotto (Kananga), Christopher Lee (Scaramanga), Curd Jurgens, Michael Lonsdale, Julian Glover e Louis Jourdan.

Il più longevo dunque e nell’immaginario collettivo il più amato dopo il fascinoso Sean, per la sua recitazione brillante e quello humor raffinato che l’ha sempre contraddistinto. Super eroe con licenza d’uccidere ma con la battuta pronta e l’aria disincantata di chi la sa lunga insomma e ha continuato nel tempo a saperla. Come quando, da gran signore qual era, evitava sterili raffronti e inutili polemiche, elogiando il suo giovane erede nella parte, Daniel Craig.    

Baronetto di Sua Maestà, ambasciatore Unicef, padre di tre figli e quattro matrimoni alle spalle, Moore che doveva essere il primo James Bond e che poi ha costruito la sua fama planetaria sul ruolo dell’agente segreto più famoso del mondo, alla fine e suo malgrado è stato il primo 007 a lasciare il suo pubblico. Ma l’ha fatto con la sua proverbiale classe, non facendo trapelare nulla del cancro che lo stava consumando. L’unico nemico che non è riuscito a sconfiggere.        

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