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Stefania Rocca: "La violenza non deve rubarci l'amore"

Intervista all'attrice che interpreta Marina, una donna vittima di un marito violento, nel film L'amore rubato del regista Irish Braschi, tratto dal libro di Dacia Maraini.

Stefania Rocca: "La violenza non deve rubarci l'amore"
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25 Novembre 2016 - 22.21


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di Claudia Sarritzu

“L’amore rubato” racconta le storie di 5 donne diverse tra loro, per età e estrazione sociale, ma accomunate dall’esperienza della violenza. Non è amore quello che loro vivono anche se lo chiamano così. E’ morbosità e sopraffazione, è dolore. Storie ispirate a reali fatti di cronaca, che affondano nel quotidiano e che si intrecciano per dare vita a un unico grande affresco.

Il film si apre con Marina, una giovane mamma che arriva di corsa in Pronto Soccorso con un braccio rotto. Per lei l’amore ha sempre significato sottostare alle regole di Luigi, suo marito, un professionista rispettato e maniaco del controllo. Ma da quando c’è suo figlio Giacomo Marina sta scoprendo un’altra forma di amore, più profonda, più istintiva e che forse la salverà…

Marina è interpretata da Stefani Rocca “Quando Irish Braschi mi ha proposto questo ruolo ho accettato subito. È un tema che mi interessa moltissimo, per anni ho dato il mio contributo con Actionaid alla lotta contro la violenza sulle donne che non ha colore, religione, ceto sociale ed età. Siamo tutte possibili vittime di un sistema patriarcale ancora diffusissimo e di una mentalità maschilista che ha radici in tutta la società”

Può raccontare il suo personaggio? Marina è una donna innamorata di suo marito che non accetta che quell’amore bello che lei ricorda aver vissuto da ragazza sia cambiato con il tempo in violenza, gelosia, oppressione. Con la nascita del loro primo figlio l’uomo, interpretato da Alessandro Preziosi, è ossessionato dal controllo della sua famiglia e ogni volta che Marina non si comporta come vuole lui la picchia. Marina reagisce quando questa violenza investe anche il bambino di tre anni. In quel momento la donna che non ha molta stima di se decide di reagire, non per lei, ma per il figlio. Per spezzare questa catena di dolore.

Secondo lei come si risolve il problema della violenza? Come testimonia il mio personaggio e come possiamo vedere dai tanti casi di cronaca nera, la violenza non investe i ceti culturalmente ed economicamente più disagiati, ma anche quelli borghesi ed istruiti. Questo significa che non basta la cultura scolastica a combattere la violenza, ma una cultura che sia un nuovo approccio all’altro, chiunque esso sia. Una nuova mentalità che rispetti il prossimo e non ferisca la sua dignità. Dovremmo partire dai figli maschi ma anche dalle bambine: insegnarle il rispetto per se stesse, l’indipendenza economica e affettiva. Iniziare dando una rilettura delle favole, basta con queste fanciulle che trovano la felicità solo attraverso il principe azzurro.

Conosce delle donne che subiscono o hanno subito violenza, vuole dire loro qualcosa? Come le ho accennato prima in Actionaid ho conosciuto tante donne vittime di violenza: a loro dico reagite, liberatevi di quel senso di colpa bugiardo che vi dice: se mi picchia è colpa mia, o di quell’illusione: mi ama troppo. Si intitola L’amore rubato il film perché ruba a una intera società il diritto a essere amati di un amore sano e positivo che sia libertà e non oppressione, occasione di crescita e non prigione.

Ma il film non racconta solo la storia di Marina. La seconda donna che incontriamo è Francesca, 15 anni e l’aria spensierata di un’adolescente alle prime cotte. Le sue giornate trascorrono tra le interrogazioni al liceo e un pomeriggio al mare, che però si trasforma in un incubo, quando un gruppo di compagni di classe abusa ripetutamente di lei. La riprendono con uno smartphone che si trasforma in un’arma tagliente e feroce, tra ricatti e video rubati.

Lungo una spiaggia si incontrano in un pomeriggio di settembre Angela e Gesuino: lei è una donna di 50 anni, lo sguardo affascinante ma attraversato dalla solitudine, lui un uomo timido che passa il suo tempo ad allenarsi. Tra loro l’intesa che nasce è all’inizio romantica, delicata, inaspettata: ma le attenzioni premurose dell’uomo mutano ben presto in gelosia, telefonate continue, scatti d’ira che sfociano in una vera e propria aggressione.

Hanno più o meno la stessa età ma non si sono mai incontrate, Alessandra e Anna, le ultime due protagoniste del film. Alessandra vive in palazzone di periferia con la nonna e il fratellino e lavora in una piscina come addetta alle pulizie, mentre Anna sta inseguendo il proprio sogno, calcare i palchi dei teatri più importanti come attrice. Ma i suoi Giorni Felici stanno per diventare un ricordo. Da qualche mese infatti è andata a vivere con Il Moro, una rockstar molto famosa. Due giovani donne diametralmente opposte per stili di vita e interessi ma accomunate da un identico feroce destino: Alessandra, violentata dal suo datore di lavoro, sarà costretta ad abortire, mentre Anna, sprofondata in un vortice di scatti d’ira e pestaggi continui, vedrà lentamente spegnersi i suoi sogni e il suo futuro.

Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Dacia Maraini, per la regia di Irish Braschi vede nel cast Elena Sofia Ricci, Stefania Rocca, Gabriella Pession, Chiara Mastalli, Elisabetta Mirra, Alessandro Preziosi, Emilio Solfrizzi, Francesco Montanari, Antonello Fassari, Massimo Poggio, Antonio Catania. “Sono tutte storie vere che ho elaborato ma non volevo creare una guerra tra i sessi, non mi interessa”. Il film “dura un’ora poter essere utilizzato nelle scuole, in tv” ha spiegato Braschi. “I proventi saranno devoluti all’organizzazione WeWorld” ha detto la Bulgari.

Il film sarà in 32 sale il 29 e 30 novembre, distribuito da Microcinema in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre e l’8 marzo in onda per la Rai.

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