Chiara Appendino entra nella discussione sul Tff. «Sono entusiasta di ospitare il Tff nelle mie sale, vorrei solo capire le condizioni». Come dire, «felice che si torni a parlar di noi, di cinema decentrati, ma a novembre gli spettatori non mi mancano, e non vorrei sentirmi il figlio di un dio minore, con qualche replica di second’ordine». Se finora si sono fatti i conti senza l’oste, cioè si è parlato dello sviluppo del Torino Film Festival fuori dalle storiche sale del centro, Gaetano Renda, gestore dei Due Giardini in Santa Rita e dei Fratelli Marx in corso Belgio, Vanchiglietta, riporta la discussione sul Tff in periferia «con i piedi per terra».
L’ha detto la sindaca alla serata inaugurale, lo auspicano i grillini come da programma, e anche il presidente della Regione Chiamparino ha dato la sua benedizione: «Lavoreremo per allargare le sedi», ha detto Appendino. D’altronde, le 12 sale dei quattro cinema, Massimo, Lux, Reposi e Classico, sembrano essere ormai poche per incastrare i 213 film in programma e il grande pubblico.
La direttrice del Tff, Emanuela Martini, alla conferenza stampa con il presidente Damilano e il direttore del Centro Rai di Torino Nepote, esulta: «La città là fuori c’è, ci sono delle codone. Ringrazio questo pubblico pazzesco. Vorrei rendergli giustizia, mica abbiamo solo gli addetti ai lavori».
Notte Horror. Debutto in grande stile del festival che riempie le sale dal mattino al mattino, con la Notte horror, da mezzanotte all’alba di oggi, cornetto, cappuccino e tre pellicole no stop per i nottambuli. Ma a decentrare le proiezioni la Martini, comunque, non è per nulla contraria. Anzi, rilancia: «Iniziamo ad avere un problema di capienza sale. Si potrebbe partire nel weekend, per testare la reazione psicologica del pubblico, certo non nei multiplex». Gli esempi di festival che si apre alla periferia non mancano: «Lo fa Berlino, l’ha fatto Roma, che ha mandato Di Caprio a Torbellamonaca». Qualche titubanza c’è: «A Torino, città di media grandezza, la gente non è che vuole venire al cinema in centro?».
La questione vera, però, sono soprattutto i soldi «Servono gli sponsor, noi i cinema li paghiamo, e bene», precisa Martini, che intanto lancia l’idea di una rassegna estiva in piazza di film d’epoca. E c’è da dire che novembre è un mese ricco per i gestori delle sale. E mentre l’associazione AlteraCultura rivendica che da 5 anni con il Tff Off porta il cinema nei quartieri e di non essere ascoltato dalla sindaca, la vera incognita del decentramento sono gli spettatori. Fuori dai cinema del Tff, si dividono. Alessandro Armocida, 26 anni, universitario, è per il «no» secco: «Non è questo il modo di riqualificare le periferie. Aprire le porte dei cinema dei quartieri è un modo per mascherare la poca attenzione di questa Giunta alle attività culturali», dice. Antonella Naty, 51 anni, è favorevole con riserva: «La trovo una bella pensata solo se aggiungerà contenuti, senza toglierli al centro». Marco Stevenin, 39 anni, invece, appoggia in pieno il progetto e non vede l’ora: «Torniamo un po’ indietro, ai cinema di periferia, è un modo per andare “a casa” di pubblici diversi».