di Marco Spagnoli
@marco_spagnoli
Lacerati, tormentati, folli: tra cinema e Tv inizia una nuova era di personaggi dotati di superpoteri, per cui il confine tra Bene e Male è molto meno chiaro di quello che sembra. Lo chiamavano Jeeg Robot e Deadpool al cinema, Jessica Jones su Netflix segnano un nuovo capitolo del racconto audiovisivo in cui la figura dell’eroe è riletta in una chiave differente e più contraddittoria. Persone che scoprono l’importanza del proprio potere solo attraverso situazioni estreme in cui fare la cosa giusta non è sempre la scelta migliore.
Un fenomeno culturalmente non nuovo, ma che dopo il mondo della letteratura e dei fumetti appare in maniera necessariamente più marcata rispetto al recente passato, offrendo prospettive narrative decisamente interessanti.
Se in Italia gli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Menotti affidano al talento ricco di immaginazione di Gabriele Mainetti un Claudio Santamaria che, grazie ad una violenta ed intensa educazione sentimentale, scopre la necessità di fare del bene per ‘stare bene’; negli Stati Uniti approda sul grande schermo uno dei personaggi più amati degli anni Duemila. Deadpool l’indistruttibile, ironico, volgarissimo Supereroe che si trova a fare del bene più per soldi che per vocazione e il cui presunto codice etico è sempre messo a rischio da una malattia che gli fa vedere il mondo in maniera quantomeno singolare, se non demenziale.
E che dire,poi, delle atmosfere noir di Jessica Jones la cui moralità è sempre più forte rispetto ai personaggi precedenti, ma che – talora – si trova dinanzi a dilemmi etici di non facile soluzione?
Uomini e donne, più o meno normali, che dinanzi alla scoperta di poteri significativamente superumani non hanno una palingenesi cristallina e si scontrano contro un mondo che non li capisce.
Umani, sofferenti, disperati, rabbiosi, violenti: risultato? Immenso successo di critica e di pubblico per personaggi che, al netto dei loro poteri, ci assomigliano più di quanto siamo disponibili ad ammettere pubblicamente.
Un ladro con superpoteri cosa fa? Ruba un bancomat come nel caso di Claudio Santamaria neo Jeeg nel film omonimo. E dopo, forse, si pente un po’. Più per l’inchiostro sulle banconote emesso dalla macchina in allarme che dall’azione commessa.
Il viaggio di questi eroi passa per molti errori ed azioni turpi: ma, alla fine, sono consenso e gratitudine a trasformarli, a farli sentire migliori, a trascendere l’egoismo personale e – con qualche distinguo – a farli essere persone migliori.
Un filone narrativo che ad agosto esploderà ancora di più con Suicide Squad in cui i supercattivi del mondo DC Comics sono obbligati a combattere insieme contro una minaccia peggiore.
Anche il Male, quindi, ha un lato buono? Una domanda interessante che solo la curiosità di cinema e letteratura hanno avuto la voglia di esplorare.
L’immaginario dei Supereroi, esplosi non a caso cinematograficamente, in un momento di crisi globale dopo l’11 settembre, nella sua accezione più ampia che abbraccia il mondo intero con tutte le sue varianti, ricorda inevitalmente la narrazione epica e poetica della mitologia degli Dei dell’Olimpo. Quel mondo di storie e di narrazioni così vasto, frammentato e diverso a seconda delle epoche assomiglia a questa era di semidei cinematografici in cui storie e racconti si sublimano in saghe fumettistiche e cinematografiche capaci ormai di raggiungere il mezzo secolo di storia.
E’ evidente, quindi, che oltre con una serie di archetipi ci confrontiamo con modelli narrativi nuovi e differenti rispetto al passato da cui emerge un’umanità meno eroica, ma con sfumature diverse che portano all’imprevedibilità del racconto e delle storie e quindi al grande interesse da parte del pubblico.
Fenomeni che, oggi, hanno dignità letteraria e culturale anche in Italia grazie al lavoro e alla battaglia personale di Umberto Eco, uno dei più grandi intellettuali della storia e della cultura del nostro paese che ridefinendo i fondamenti dell’immaginario collettivo del Novecento ha saputo porre solide basi analitiche, critiche e letterarie per il futuro.
Se Jeeg e Deadpool e tutti gli altri personaggi, oggi, sono considerati come le maschere del nostro presente, lo dobbiamo a lui. Non solo, certamente, ma in gran parte al lavoro che proprio uno come Umberto Eco ha saputo fare sui fumetti, sull’animazione e sul ‘genere’ come fenomenologia della nostra esistenza, ovvero espressione psicologica, fantasiosa e fantastica della nostra vita.
Un filosofo a trecentosessanta gradi che oggi immaginiamo accompagnato nell’al di là dai personaggi da lui creati e da quelli cui ha saputo dare dignità.