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Rising Star: Aurora Peres

Ecco un nuovo appuntamento con la gallery di Rising Star: sesta settimana e un nuovo volto arriva dal panorama interpretativo italiano... Aurora Peres.

Rising Star: Aurora Peres
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19 Novembre 2015 - 11.51


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di Nicole Jallin

Siciliana, anzi palermitana, dal 1982, e romana dall’ingresso alla “Silvio d’Amico”, Aurora Peres trasmette immediatamente una personalità interpretativa pungente con tratti di un’euforia sottile e istintiva. Con una formazione artistica riferibile anche alla Nouvelle Ecole de Maitres negli insegnamenti di Arthur Nauzyciel, poi alla Biennale di Venezia indagando la testualità di “Amleto” insieme a Declan Donnellan, mentre perfeziona la recitazione in lingua inglese con workshop e studi accanto a Wyn Jones e Wendy Allnutt, della londinese Guildhall School of Music & Drama, che si rivela nella messinscena di “Interiors” diretto da Matthew Lenton con una tournée mondiale di sei anni.

Poi, uno dei periodi professionalmente e personalmente più importanti è arrivato con la partecipazione al laboratorio su “Cani di bancata” condotto da Emma Dante: «Ero molto giovane quando mi chiamò e da allora sono trascorsi molti anni e, per quanto intenso e difficile, per me resterà un percorso indimenticabile perché ha contribuito a costruire il mio carattere recitativo. Lei mi ha insegnato a tirar fuori da me il legame con la mia terra; mi ha insegnato tantissimo a lavorare sul corpo e sull’improvvisazione; mi ha insegnato ad avere un approccio fisico, impetuoso e diretto con il personaggio; mi ha insegnato a guardare e cogliere il dramma con gli occhi del sorriso; mi ha insegnato l’impostazione ritmica della “schiera” che s’innesca in me come un impulso automatico: tutti i suoi insegnamenti mi tornano presenti ogni volta che mi avvicino a un ruolo. Sì, il suo teatro ce l’ho nel corpo, è qualcosa di indelebile».

Dichiarata “migliore attrice italiana emergente” al Premio Internazionale Salvo Randone dieci anni or sono, Aurora, rintracciabile al laboratorio permanente di scrittura teatrale per attori e autori “Crisi”, tenuto da Fausto Paravidino, si è appena misurata sulla scena capitolina con la drammaturgia contemporanea d’oltremanica di Penelope Skipper in “Fred’s Diner”, regia di Giacomo Bisordi, e, sempre recentemente, ha dato prova con la compagnia Teatrodilina in “Banane”, diretto da Francesco Lagi, nello sportivo evento/spettacolo di Giorgio Barbiero Corsetti “Pier Paolo!”, e in ”Vita di Edoardo II” a firma di Andrea Baracco, che l’ha voluta anche nel “Giulio Cesare” e nel cinematografico “La logica delle cose”.

Presente anche in “Prima di andar via”, per scrittura di Filippo Gili e direzione di Francesco Frangipane (che ritornerà a febbraio al Teatro dell’Orologio), cui si aggiunge la versione filmica di Michele Placido: «Provengo da una famiglia di fisici, ma io sin da piccola volevo fare teatro. A casa mi spronavano a studiare materie scientifiche, ma io continuavo a voler fare teatro. Ora i miei famigliari sono i miei maggiori sostenitori e senza di loro non avrei mai potuto intraprendere questa carriera, però, all’inizio, non erano d’accordo. Studiavo danza e canto, andavo a vedere molti spettacoli, leggevo libri, creavo storie nella mia mente. Costantemente. Volevo fare teatro. Scelsi biologia: sono emofobica, volevo fare teatro. Obbligavo la testa a seguire gli studi, mentre pancia e cuore mi dicevano di recitare. Volevo fare teatro, volevo fare teatro. Ho sfinito tutti e mi sono iscritta a un corso di teatro».

Così, teatro fu. E fu anche cinema, dove affianca Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Claudia Gerini, Giuseppe Battiston e Luca Zingaretti nella commedia di Silvio Soldini “Il comandante e la cicogna”; e radio, con “Mister Love non crede all’oroscopo”, scritto e diretto da Filippo Timi. Intanto il legame con il palcoscenico sigilla ancora collaborazioni con Gigi Proietti in “Liolà”, con Marco Bellocchio in “Oreste”, che ritrova, sul grande schermo, in “Vincere” e “Il regista di matrimoni”; con i classici cechoviani e brechtiani di ”Tre Sorelle” di Paolo Zuccari e “Madre coraggio” di Cristina Pezzoli, per la quale partecipa al progetto “P.P.P.” diretto dalla stessa Pezzoli con Letizia Russo, e ripercorre l’autorialità di Tennessee Williams ne “Lo zoo di vetro” diretto da Jurij Ferrini.

Prossimo futuro?: «Imminente – precisa Aurora – sarà la ripresa di “Prima di andar via” di Gili-Frangipane; poi sarò impegnata con “Costellazioni”, drammaturgia di Nick Payne e regia di Silvio Peroni, mentre, a fine novembre, sarò online con “Connessioni: 10 incontri sentimentali”, nuova webserie diretta da Francesco Lagi, che l’ha scritta insieme a Enrico Adunino, e prodotta da Repubblica e Cattleya, incentrata su primi appuntamenti all’epoca della virtualità di internet e social network».

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