Uscirà giovedì 18 settembre “Anime Nere” di Francesco Munzi in 120 sale, distribuito da Good Films, il film più applaudito alla Mostra del Cinema di Venezia, vincitore del Premio Pasinetti, del Premio Schermi di Qualità e del Premio Akai.
“Anime Nere” è la storia di tre fratelli, figli di pastori, vicini alla ‘ndrangheta, e della loro anima scissa. In una terra dove il richiamo delle leggi del sangue e il sentimento della vendetta possono ancora avere la meglio su tutto, prende vita la storia di una famiglia criminale calabrese. Una vicenda che inizia in Olanda, passando per Milano, fino in Calabria, sulle vette dell’Aspromonte, dove tutto ha origine, e fine.
Acclamato dalla stampa nazionale e paragonato da quella internazionale ai film di Visconti e Coppola, “Anime Nere” viene presentato in questi giorni in anteprima in Calabria, attesissimo nel territorio, e accolto con standing ovation e commozione ieri sera al Cinema The Space di Catanzano (poi Reggio Calabria e Locri).
Girato in Aspromonte e nella Locride, Munzi veniva sconsigliato da tutti dal girare in quei luoghi: «Ho girato nel paese che la letteratura giudiziaria e giornalistica stigmatizza come uno dei luoghi più mafiosi d’Italia, uno dei centri nevralgici della ‘ndrangheta calabrese: Africo. Quando raccontavo che avrei voluto girare lì, tutti mi dissuadevano dal farlo: troppo difficile la materia, troppo inaccessibile, troppo pericoloso. Era un film impossibile. Ho chiesto allo scrittore di Anime Nere, da cui il film è liberamente tratto, Gioacchino Criaco, di aiutarmi. Sono arrivato in Calabria carico di pregiudizi e paure. Ho scoperto una realtà molto complessa e variegata. Ho visto la diffidenza trasformarsi in curiosità e le case aprirsi a noi. Ho mescolato i miei attori con gli africesi, che hanno recitato, lavorato con la troupe. Senza di loro questo film sarebbe stato più povero. Africo ha avuto una storia di criminalità molto dura che però può aiutare a comprendere tante cose del nostro paese. Da Africo si può vedere meglio l’Italia.»