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Venezia 71, Anime Nere è il primo film italiano in concorso

Il regista presenta il suo film in concorso alla mostra del cinema: 'Da Africo si capisce meglio l'Italia'.

Venezia 71, Anime Nere è il primo film italiano in concorso
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29 Agosto 2014 - 12.39


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Il regista Francesco Munzi ha presentato in Concorso alla 71esima mostra internazionale d’arte cinematografica di “Anime nere”, film girato in Calabria, ad Africo, terra di ‘ndrangheta e incentrato proprio su questo tema «senza mitizzazioni», sottolinea Munzi. Munzi ha raccontato come è stato difficile lavorare ad Africo da dove, dice, «si capisce meglio l’Italia». «Africo – ha spiegato – è uno dei luoghi più sconosciuti e inaccessibili d’Italia, per andarci servono le jeep, io mi sono approcciato al luogo con un grande timore che veniva dalla lettura del libro da cui sono partito e dalla letteratura giudiziaria e giornalistica su quel luogo. Il mio è stato un approccio sospettoso e faticoso. La mia diffidenza la trasferivo anche agli abitanti del posto. Ma con il tempo, come si fa per un documentario abbiamo cominciato a conoscerci, a stimarci. Si sono fidati che il mio era un approccio senza pregiudizi. Alla fine per me ma anche per il paese è stata una esperienza molto positiva».

«Io dico sempre che sono un documentarista mancato, nel senso che nella preparazione dei film seguo gli stilemi del documentario, ho bisogno di documentarmi, di conoscere la materia che vado a raccontare e anche di conoscere persone reali che possano avere avuto una vita simile a quella dei miei personaggi. Anche per questo – ha affermato Munzi- ho bisogno di coinvolgere dei non attori nel film, come in questo caso, anche usando il dialetto. Partendo dal ‘documentariò arrivo meglio al romanzo».

«Da Africo si può capire meglio l’Italia, nel senso che è un posto molto piccolo, di provincia ma ha avuto una storia che si intreccia fortemente a quella del Paese – ha sottolineato il regista- in primo luogo perchè molti abitanti dell’Aspromonte conservano un senso di identità talmente forte che mettono in discussione ancora adesso, parlandoci, l’unità nazionale. C’è un Sud che ancora non si sente integrato. L’Italia è ancora un Paese di frammenti. Questo si ricollega anche alla mia storia criminale, dove i personaggi soffrono e si autogiustificano perchè hanno come un senso di rivalsa nei confronti di uno Stato che non riconoscono. E questa è una ideologia molto pericolosa»

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