”Non ho sbattuto la porta in faccia alla Rai, ma a chi non ha capito che persone come me e Milena Gabanelli hanno una dignità che non si può calpestare”. Lo dice un combattivo Massimo Giletti, che in conferenza stampa cede anche alla commozione (”Scusate, non mi è ancora passata”), parlando della sua nuova avventura a La7, dove debutta il 12 novembre alle 20.30 con ‘Non è l’arena’. Un titolo ironico ”pensato anche come omaggio a Boncompagni che mi aveva consigliato di affrontare i momenti più difficili con un pizzico di ironia”.
Cosa pensa della sfida con Fazio? ”Avevo detto che sarei andato contro di lui, ma era per dare un titolo ai giornali. Non ci può essere competizione, lui ha un budget 5 volte il nostro, siamo come il Sassuolo contro la sua Sampdoria. Ma continueremo a fare una televisione libera su una rete come La7 che oggi forse rappresenta il vero servizio pubblico”. L’estate ”difficilissima” nella quale ”ho scoperto il mio futuro in Rai, dove ho lavorato 27 anni, non dai diretti interessati ma da Tv.blog” ancora brucia: ”Sarebbe stato innaturale per me dedicarmi solo a prime serate di varietà come mi chiedevano. Io e Milena abbiamo un altro dna – dice -. Rispetto la libertà di chi decide di mandarci via, ma ai cittadini che pagano il canone andrebbe spiegato il perché”. E comunque ”quando ti eliminano perché vai male ci può stare, ma quando ti eliminano perché dai fastidio è una medaglia”. Giletti non crede alle voci secondo cui a chiedere un suo ridimensionamento sia stato proprio Fazio per non avere un ‘disturbatore’ interno: ”Io e Fabio ci siamo anche parlati, non credo abbia potuto fare una cosa del genere… e comunque per gli strani casi della vita, ora il disturbatore ce l’ha alla stessa ora”. Un’opinione sugli ascolti problematici di Che tempo che fa? ”Sono problemi del direttore generale. Ha investito su un super professionista depauperando Rai3, che ora mi sembra una rete spenta”. Anche Domenica in sta avendo un percorso difficile: ”il problema non sono le sorelle Parodi, ma chi ha deciso che al posto dell’informazione si dovessero fare polpette”. Giletti è cresciuto ”in una tv pluralista, oggi la Rai non lo è più. Se la domanda più impegnativa che si fa è se sia meglio andare a Sanremo o Forte dei Marmi, il pubblico non ti segue più”.
Bisogna invece, avere il coraggio ad esempio ”di dire – spiega riferendosi all’aggressione di Roberto Spada a un inviato Rai – che Ostia è controllata dei clan, perché la mafia non è più solo in Sicilia o in Calabria”. Per la prima puntata di Non è l’arena, Fiorello ”che ringrazio per essermi stato vicino, mi ha fatto un regalo… in che forma lo vedrete”. In quanto a temi si riparte dal caso Tulliani (”verrà da noi Walter Lavitola”) e si parlerà dello scandalo delle molestie sessuali sulle donne, indagando anche per scoprire il Weinstein italiano: ”In questo Paese c’è un burqa culturale inaccettabile, che porta ad attaccare chi denuncia le molestie solo dopo molto tempo. Ma una donna, anche la più venduta, fino all’ultimo ha il diritto di dire no”’. Per ora molti contenuti forti e ”poche interviste, perché il sistema ci sta rendendo difficile avere ospiti, politici a parte. Magari con le settimane le cose cambieranno”. Al momento sono garantite ”35 puntate, ma potremmo andare avanti – garantiscono Giletti e il direttore di La7 Andrea Salerno – ci fermeremo coi mondiali, o chissà potremmo fare Giletti – Mondiali”.