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I Medici e la Fiction Revolution all’Italiana

Martedì va in onda la prima puntata della produzione Lux Vide e RaiFiction che, potrebbe, cambiare il modo di fare Drama in Italia

I Medici e la Fiction Revolution all’Italiana
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17 Ottobre 2016 - 07.33


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di Marco Spagnoli

Presentata in anteprima mondiale a Firenze alla presenza del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e del Ministro della Cultura, Dario Franceschini Medici – Masters of Florence (questo il titolo internazionale) è una serie in otto puntate che rappresenta una grande scommessa per la produzione televisiva del nostro paese di cui l’industria deve andare orgogliosa.

Dopo una serie di tentativi importanti e riusciti, ma inevitabilmente timidi sul piano del valore di produzione, ecco che, finalmente, l’Italia grazie all’impegno di RaiFiction e della società di produzione Lux Vide si vede proiettato in un contesto internazionale con un prodotto di grande spessore sia sul piano della realizzazione, della qualità narrativa e visiva che della rilevanza dei contenuti.

Scritto dallo showrunner di X Files e Man in the High Castle Frank Spotniz insieme a Nicholas Meyer (Il principe d’Egitto, Star Trek), Medici propone un cast internazionale ed italiano di primissimo piano con Dustin Hoffman, Richard Madden (Il Trono di Spade), Miriam Leone, Sarah Felberbaum, Alessandro Preziosi, Alessandro Sperduti, Guido Caprino, Valentina Bellé, solo per citare alcuni nomi impegnati a raccontare una storia ambiziosa di sogni e potere, di banche e arte, di costruzione di un’idea stessa di politica e di democrazia, a dispetto di un Medioevo buio da cui esce la luce e la visione del Rinascimento.

Una serie forte, importante, girata tutta in location e, soprattutto, tutta in Italia tra Lazio e Toscana da un regista intelligente come Sergio Mimica Gezzan che riesce a concentrare la storia di un uomo come Cosimo de’ Medici sullo sfondo di un’epica travolgente. Un sognatore e un artista destinato a fare il banchiere, un idealista di buon cuore, obbligato dagli eventi e dal progetto di suo padre a proseguire nella visione di politica di una Firenze in cui sia il commercio ad arricchire la gente.

Qualità internazionale, scrittura anglosassone, talento e vocazione produttiva italiana per un racconto che eleva il pubblico e lo coinvolge, con ampie e sane concessioni a temi come passione, sesso e amore per un racconto che la nostra televisione aspettava, forse, da troppo tempo.

Adesso, fortunatamente, I Medici e quando andrà in onda sia in italiano che in versione originale in 4K sul canale 210 del digitale terrestre, ecco che il pubblico si troverà catapultato in una nuova era della nostra televisione, dove l’Italia si misura con un modo di raccontare che segna profondamente l’età dell’oro delle serie Tv in cui viviamo immersi ormai in una decina d’anni.
Merito di RaiFiction, merito di Lux Vide, ma anche e soprattutto della grande competizione tra produttori che raccolti in una sigla chiamata APT (Associazione Produttore Televisivi) sta lavorando per cambiare significativamente la Fiction del nostro paese e dopo averla reso un appuntamento imprescindibile della nostra televisione, trasformarla in un’opportunità produttiva internazionale in grado di raccontare al mondo qualcosa di nuovo, di intrattenere il nostro pubblico e quello mondiale con storie originali e ‘forti’ da ogni punto di vista.

In questo senso Medici, colpisce lo spettatore per l’idea di vedere raccontata la famiglia fiorentina in maniera molto diversa da come abbiamo, invece, visti descritti i Tudors o la doppia versione de I Borgia. Se queste raccontavano il passato, Medici, invece, parla del presente della politica italiana ed europea facendo di Giovanni De Medici, il fondatore della stirpe, interpretato da Dustin Hoffman una figura carismatica così come si suo figlio Cosimo, il sognatore diventato banchiere.

Giovanni De’Medici è un uomo che ha una visione del futuro per lui, la sua città , la sua famiglia. Un’idea cui tutti devono uniformarsi. E’ il senso ultimo del genio, della politica in grado di gettare fondamenta e costruire cattedrali, ma è anche un senso dell’eredità, della continuazione, dell’imprenditorialità italiana, del genio del nostro paese di vedere l’invisibile, di scoprire quello che gli altri non riescono a notare.

Una storia sulle radici delle cattedrali, sulle banche, sulla fondazione della (migliore) società italiana, ma anche inevitabilmente un messaggio di pace, prosperità e speranza di cui abbiamo tutti bisogno in quest’epoca di incertezza e che la serie restituisce con molto vigore.

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