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Su Rai2 'Giovani e ricchi', il docu-reality è discutibile, lo share alto

L'attacco al format: cosa centro col servizio pubblico? La difesa del direttore Ilaria Dallatana: è un'indagine su un fenomeno globale.

Su Rai2 'Giovani e ricchi', il docu-reality è discutibile, lo share alto
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14 Settembre 2016 - 09.42


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Tra lo share e il servizio pubblico, Rai2 ha scelto il primo. Sbarca sulla seconda rete ‘Giovani e ricchi’ un docu-reality sui nuovi ‘rich kids’. Belli-belli e ricchi-ricchi in modo assurdo. Cosa ci fa un programma simile sulla seconda tv pubblica? L’obiettivo della rete, si sa, è quello di una tv generalista rivolto ad un pubblico giovane. Ma che senso ha questa operazione televisiva non è dato saperlo. Nessuna demonizzazione dei ricchi. Ma un simile reality era comprensibile su Mtv. Anche su Italia Uno, la si capisce perfettamente. Questo il ragionamento dietro le critiche arrivate da più parti.

Eppure il docu-reality è stato seguito su Rai2 da 983 mila spettatori e il 10.47% di share.

Il programma. Alberto Franceschi, Camilla Lucchi, Federico Bellezza e Giovanni Santoro sono stati i protagonisti di ‘Rich Kids’, il docu-reality andato in onda ieri sera su Rai 2. I milionari italiani, figli di imprenditori di successo, hanno raccontato davanti alla telecamere la loro vita quotidiana tra viaggi, auto dorate e case di lusso.

Il web. Immediata è stata la reazione dei telespettatori che, tramite l’hashtag #giovaniericchi, hanno lasciato su Twitter una serie di commenti ironici. “Che voglia di andare a far spesa all’Eurospin con l’elicottero”, ha scritto un utente, “questo programma serve a ricordarci quanto siamo poveri?”, ha commentato un altro. E ancora, c’è chi ha contestato “l’utilità sociale” della trasmissione e chi ha accusato i suoi protagonisti di voler “ostentare” la propria ricchezza.

“Sappiate cogliere un po’ di sana ironia!”, è stata la risposta lasciata da Camilla su Instagram, “non ho fatto nulla di cui vergognarmi, tutto ciò che ho lo devo solo a me stessa e ai miei genitori”.

Prima della messa in onda il format aveva suscitato dubbi e polemiche.

Il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, annunciando la presentazione di un’interrogazione parlamentare alla Rai, era insorto dicendo: “Che c’entra un programma come ‘Giovani e ricchi’, il cosiddetto docu-reality dedicato ai figli di multimilionari che amano fare mostra del proprio lusso sui social, con la missione del servizio pubblico? È opportuno che la Rai chiarisca al più presto chi e perché ha deciso di approvare un progetto del genere”.
“Il direttore di Rai2 Ilaria Dallatana – aveva aggiunto Anzaldi – la presidente del cda Monica Maggioni e i consiglieri di amministrazione chiariscano quanto prima quanto è costata questa produzione, quanto sono costate le trasferte negli esclusivi luoghi di villeggiatura dove e’ stata ripresa la bella vita di questi giovani ricchi, quante troupe e unita’ di personale sono state utilizzate, quali sono le motivazioni che hanno giustificato questo esborso e quanto dirigenti hanno dato il via libera al progetto. Di fronte a quelli che potrebbero apparire sperperi, la reazione del pubblico potrebbe trasformarsi in un pesante autogol per la rete e per l’azienda, che peraltro nelle ultime settimane èbalzata agli onori delle cronache anche per gli oltre 90 mega dirigenti con super stipendio sopra i 200 mila euro”. “Siamo di fronte – aveva dichiarato ancora il deputato dem – all’ennesimo comportamento che rischia di sembrare tafazziano. Rai2 perde informazione e mette in scena una forma di lusso che non sembra propriamente il miglior insegnamento per i nostri giovani: quale progetto editoriale c’e’ dietro ad una deriva del genere?”.

La difesa di Dallatana, ‘Giovani e ricchi’ è servizio pubblico. Ilaria Dallatana, direttore di Rai2, aveva spento le polemiche sul docureality ‘Giovani e ricchi’ di Alberto D’Onofrio la cui prima e unica puntata è stata programmata per la seconda serata di lunedi’ 12 settembre. Commentando le parole di Anzaldi, Dallatana aveva detto all’ANSA: “Non ci vedo niente di male, è un’indagine di una sola puntata di 50 minuti che osserva un fenomeno globale che interessa anche i giovani italiani. Lo sguardo
è documentaristico, e l’approccio di Alberto D’Onofrio è quasi da entomologo: non si scade ne’ nell’esaltazione né nel dileggio di questi ragazzi ricchi”.
Dallatana aveva descritto la trasmissione come “un racconto distaccato, fatto quasi con freddezza come nelle inchieste della tv britannica e secondo la cifra tipica del regista che ho voluto in questo progetto. Questo non e’ un prodotto d’acquisto di quelli pensati per creare una mitologia del lusso, ma uno spaccato degno di un servizio pubblico che descrive un fenomeno, quello dell’ostentazione di certi stili di vita tramite social che i ragazzi italiani seguono e che non ha confini: Rai2 vuole raccontare il mondo dei ragazzi a 360 gradi, e per questo prossimamente avremo documentari anche su altri temi come il bullismo”.

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