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Sindrome di "Gomorra": tutta colpa della troppa violenza in tv

Lo rivela lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro medico Santagostino di Milano e lo conferma anche uno studio del Drexel University College of Medicine.

Sindrome di "Gomorra": tutta colpa della troppa violenza in tv
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25 Maggio 2016 - 14.37


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La violenza ormai è una presenza fissa in televisione, da Gomorra al Trono di Spade da House of Cards fino alle notizie di cronaca nei tg. Questa esposizione continua a immagini crudeli o violente in tv, su Internet e nei videogame, può generare un disturbo mentale che rappresenta una variante moderna del disturbo post-traumatico da stress.

A rivelarlo lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro medico Santagostino di Milano, che parla di una vera e propria “sindrome da Gomorra”. Un disturbo che – evidenzia l’esperto – può provocare, soprattutto nei giovani, microtraumatismi con effetti che ricordano quelli di chi ha vissuto una guerra.

“La condivisione delle immagini più crude, le serie tv e i talk show che trasformano in usanza il ricorso alla prevaricazione e all’aggressività nella dinamica interpersonale, può provocare la cosiddetta sindrome da Gomorra che influenza il nostro cervello emotivo”, dice Cucchi.

Uno studio del Drexel University College of Medicine di Philadelphia, che analizza nello specifico il comportamento dell’amigdala, centrale operativa emotiva del nostro cervello, durante l’esposizione ripetuta a immagini digitali di violenza lo conferma.

“Osservare troppo spesso situazioni relazionali di aggressività interpersonale favorisce, soprattutto negli adolescenti, episodi e modalità aggressive in un follow up di tre anni”. Questo disturbo sembra una variante del disturbo da stress post-traumatico, con il quale condivide l’eccessiva stimolazione dell’amigdala e una riduzione della normale funzione inibitoria e regolatoria della corteccia orbitofrontale cingolata.

I microtraumi digitali sembrano avere dunque un effetto simile a quello dei macrotraumi causati dalla guerra. Altri elementi comprendono lo sviluppo di idee fisse di bullismo o di pubblico disonore, e la perdita di controllo degli impulsi.

“Nella società di oggi, dove ostilità, egocentrismo, diffidenza caratterizzano molte delle nostre dinamiche interattive – continua Cucchi – ci sarebbe da chiedersi quali potenziali effetti benefici di una tv ‘virtuosa’ stiamo perdendo come opportunità di crescita per tutti noi, ma soprattutto per i nostri figli. Infatti, un altro elemento caratterizzante di questo disturbo sembrerebbe essere lo sviluppo di idee fisse, quasi deliranti, circa l’essere bullizzato, perseguitato in qualche modo o più semplicemente oppresso. Questo provoca la ricerca smodata di una autodifesa. Alcuni autori suggeriscono che siano queste caratteristiche a poter spiegare certi omicidi e suicidi altrimenti inspiegabili”.

A confermare questa tesi, l’esperto cita uno studio della Brigham Young University dello Utah sugli effetti della violenza in televisione in relazione al comportamento aggressivo degli adolescenti. L’indagine si basa su un gruppo di 467 ragazzi che hanno completato una serie di questionari, e i risultati hanno rivelato che la visione di immagini violente in tv avrebbe provocato nel lungo periodo comportamenti aggressivi in questi adolescenti.

Un rischio che non corrono solo i ragazzi, secondo lo psichiatra Cucchi: “Questa problematica riguarda tutti in generale, come se familiarizzare attraverso i media con la violenza la facesse diventare una scelta emotiva più facile. E’ come se la tv e i media fossero parte integrante dell’ambiente condiviso, fonte di apprendimento di regole e comportamenti sociali. E’ importante la qualità di quello che guardiamo, perché stare davanti alla televisione, in termini generali di tempo speso, non sembrerebbe essere associato a esiti negativi sul comportamento nella vita reale”, conclude.

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