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Frassica e Bosso: come Sanremo può diventare coscienza civile

La Rai nella seconda puntata del Festival di Sanremo ha dimostrato che può essere ancora definita Servizio Pubblico, quando dà spazio alle eccellenze italiane.

Frassica e Bosso: come Sanremo può diventare coscienza civile
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11 Febbraio 2016 - 12.38


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di Davide Monastra

Erano gli ospiti meno attesi della vigilia, sono state le due stelle della seconda serata del Festival di Sanremo, edizione 66, anno 2016. Ezio Bosso e Nino Frassica hanno acceso il palco dell’Ariston con due esibizioni che – merito di Carlo Conti che ha avuto l’intuizione di invitarli – hanno messo ben in evidenza che cosa è e che cosa deve proporre ai telespettatori una televisione che si vanta di essere Servizio Pubblico.

Superflue le parole per commentare la meravigliosa esibizione del maestro Bosso: il pianista, direttore d’orchestra e bassista ha incantato tutti, pubblico in sala e telespettatori, con la sua arte e la sua umanità che sono arrivati dritti al cuore in modo semplice e diretto.

Nino Frassica è riuscito invece in quella difficilissima impresa di far ridere a crepapelle e subito dopo a far commuovere nel giro di pochi istanti: dall’intervista doppia con battute mai volgari (anche quelle sul sesso) al dramma dei migranti morti nel Mediterraneo con una canzone, “A mare si gioca”, che ha oscurato tutti i brani dei big in gara a Sanremo.

Ma Carlo Conti ha avuto anche un merito. Sì, perché le eccellenze hanno il potere di evidenziare con più forza (se mai fosse necessario) di ciò di cui il pubblico ha bisogno e ciò di cui può fare a meno. Parlare di Gabriel Garko in questo specifico caso sarebbe davvero troppo facile: forzatamente sexy (quei suoi occhiolini alla telecamere danno solo fastidio), impacciato,confuso, esitante, incerto (soprattutto sulla lingua italiana). Per cui l’esempio migliore è la presenza sul palco di Nicole Kidman, diva che però è fuori contesto. L’intervista fattale da Carlo Conti è stata davvero inutile: fredda con domande alquanto sciatte, condita solo dallo charme dell’attrice, che è scemato dopo i primi 3 minuti.

Che la Rai dunque ricordi l’insegnamento dato da questo Festival di Sanremo per le prossime trasmissioni che manderà in onda: si può fare ancora grande televisione… basta volerlo!

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