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Pubblico spreco, Sky racconta il cattivo impiego dei fondi di Stato

Sette esempi emblematici di risorse e fondi mal gestiti e mal utilizzati: da opere incompiute o inutili, ai dipendenti assunti che non svolgono alcuna mansione.

Pubblico spreco, Sky racconta il cattivo impiego dei fondi di Stato
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15 Giugno 2015 - 09.51


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L’Italia, pur avendo una delle più alte pressioni fiscali d’Europa, non riesce ad utilizzare i fondi raccolti per migliorare la vita dei propri cittadini. Una vecchia storia che Sky Tg24 Hd ha deciso di raccontare attraverso l’inchiesta “Pubblico Spreco”, che ha puntato i riflettori su questo fenomeno, che coinvolge tutti i bilanci delle istituzioni: statali, regionali e locali.

Sky TG24, sottolineando come sia importante e grave questo fenomeno, ne ha stimato l’ammontare e ha individuato anche il “Giorno della liberazione dagli sprechi”, ovvero il giorno dell’anno in cui i cittadini smettono di lavorare solo per pagare gli sperperi dell’amministrazione pubblica.

Emerge che, per oltre un mese ogni anno, ed esattamente fino al 5 febbraio, gli italiani lavorano solo per fornire allo Stato fondi che vengono sprecati.

A indagare sul “Pubblico Spreco” è il Direttore Sarah Varetto, le telecamere di Sky TG24 hanno viaggiato da nord a sud, con sette storie emblematiche di cattiva gestione dei fondi: dai grandi progetti alle spese correnti, un lungo elenco di esempi di come nel nostro Paese si impieghino male le risorse disponibili. I reportage sono stati realizzati da Andrea Bignami, sono stati realizzati da Laura Ceccherini, Francesca Cersosimo, Paolo Chiariello, Manuela Iatì, Carlo Imbimbo e Fabio Vitale.

La Calabria e l’incresciosa vicenda di lavoratori inutilizzati è la prima storia ad essere analizzata: si tratta dei dipendenti di Calabria Verde, azienda in cui la Regione ha riunito tutte le forze forestali. A un anno dalla sua nascita, molti impiegati sono ancora in attesa di ricevere una mansione e vengono pagati per essere completamente inattivi. Ma il denaro pubblico è sprecato ovunque, basta dare un’occhiata a ciò che succede ad esempio a Priolo e Gela, in Sicilia, dove, tra i primi atti delle nuove amministrazioni elette, ci sono stati gli aumenti dei compensi per i rappresentanti e il forte aumento del numero di riunioni delle varie commissioni, ciascuno dei quali è accompagnato da gettoni di presenza.

Ci sono poi casi di Enti pubblici che, dopo essere stati obbligati a vendere i propri palazzi con la cartolarizzazione del 2004, per utilizzarli sono costretti a pagare affitti che la stessa Corte dei Conti ha definito “fuori mercato” o, per non perdere troppo denaro pubblico, devono ricomprarli, come ha fatto l’ Inail per la sua sede nel quartiere Prati di Roma.

Da Napoli arriva un’altra storia, quella sulla gestione dei fondi europei. La città, infatti, non ha ancora speso, per lungaggini dell’amministrazione pubblica, le risorse che la Ue le aveva accordato nel 2007. L’occasione di rivalutare il centro storico e il porto entro il 2015 rischia seriamente di essere persa e buona parte dei 300 milioni disponibili potrebbe tornare a Bruxelles.

Infine le grandi opere incompiute: in Calabria, a Catanzaro, il Policlinico Universitario Mater Domini ha interi padiglioni che sono stati costruiti e attrezzati, ma sono poco o per nulla utilizzati. A Como dal 2008 proseguono a singhiozzo i lavori per le paratie, una sorta di Mose che dovrebbe impedire al lago di esondare: un’opera già costata milioni e milioni di euro e sull’utilità stessa della quale sussistono dubbi. A Roma, infine, nel quartiere Eur, si trascina da anni la vicenda della Nuvola di Fuksas, il centro congressi la cui consegna, tra molteplici varianti ai lavori e rimpalli di responsabilità, slitta e continua a salire di costo.

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