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Tornano i cartoons russi

Trainata dallo strepitoso successo mondiale di “Masha e Orso”, l’industria russa dell’animazione riconquista la ribalta anche grazie alle generose sovvenzioni statali

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1 Giugno 2015 - 10.04


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di Francesco Caponio

Precipitata in una rovinosa spirale di fallimenti e disastri finanziari nei primi anni ’90, quando l’epopea comunista era ormai giunta al capolinea, l’industria dell’animazione russa ha definitivamente rialzato la testa grazie allo straordinario successo riscosso in tutto il mondo dal cartone “Masha e Orso[” e soprattutto alle cospicue sovvenzioni elargite dal Cremlino. I vecchi cartoni animati sovietici rappresentavano infatti uno dei prodotti culturali più popolari e rinomati dell’era comunista, ma l’avvento del capitalismo travolse completamente il settore polverizzando in breve tempo tutte le risorse finanziarie. Adesso, invece, il generoso sostegno statale promosso e voluto dal presidente Vladimir Putin ha finalmente determinato la riscossa dell’industria dell’animazione russa dopo anni di oblio, benché i budget e gli incassi dei “blockbuster” hollywoodiani sembrino ancora molto lontani. “Negli ultimi cinque anni il budget di produzione per una serie animata o un film d’animazione prodotti in Russia è raddoppiato”, assicura comunque Irina Mastusova, direttrice esecutiva dell’Associazione russa dei film d’animazione.

A imprimere una svolta epocale alle sorti del settore è stata l’incredibile fama ottenuta su scala planetaria dal cartone “Masha e Orso”, diventato un vero e proprio fenomeno virale in tv, sul web e persino in libreria e nei negozi di giocattoli. La storia, ispirata a un’antica favola russa, è di una semplicità disarmante e verte sui buoni sentimenti e su valori genuini come l’amicizia, l’affetto e il rispetto: una bambina dal sorriso raggiante, allegra e dispettosa, con un foulard color fucsia in testa e un lungo vestitino addosso, tormenta in continuazione un pigro e affabile orso che vorrebbe soltanto pescare, mangiare e dormire. Sulla carta una miscela di ingredienti così scontati, arricchiti però da un’animazione di alta qualità, non parrebbe certo molto promettente in un mondo in cui la concorrenza è particolarmente serrata. Eppure “Masha e Orso”, creato nel 2009, ha raggiunto un successo vertiginoso, collezionando indici di ascolto da capogiro in decine di Paesi e imponendosi come un marchio globale, conosciuto – ad esempio – dall’80% delle bambine indonesiane di 7 anni, dal 50% di quelle danesi e italiane e dal 40% di quelle cinesi. <br/

Per di più, il cartone è riuscito ad incrinare una volta per tutte l’egemonia della maialina Pegga Pig e della sua famiglia, che fino ad oggi non aveva avuto rivali nel campo dell’intrattenimento infantile. Basti pensare che il canale YouTube di “Masha e Orso” ha totalizzato ben 58 milioni di visite (in particolare l’episodio numero 17 ha raggiunto la cifra astronomica di 592 milioni di visualizzazioni) e che la sua pagina “Facebook” ha raccolto oltre 3,6 milioni di “mi piace” contro i 2,5 di “Peppa Pig”.

Stando inoltre ai dati forniti da “SocialBlade”, la società che diffonde le analisi ufficiali relative ai guadagni ottenuti mediante “YouTube”, il cartone russo ha incassato solo con i video postati sul web oltre mezzo milione di dollari. “I veri utili arrivano dalla vendita di merchandising legato al marchio – spiega Dmitrij Sloveyko co-produttore di “Masha e Orso” e alto dirigente degli studi di animazione “Animaccord”, che realizzano il cartone ed anche zaini, ombrelli, giocattoli, cosmetici, prodotti alimentari e puzzle legati al suo marchio. In sostanza il 70% dei nostri profitti è legato alla merce venduta, mentre il 30% agli incassi ottenuti con i media digitali e con la tv. Va anche puntualizzato che il ritmo di produzione non è affatto frenetico. Animaccord, composta da circa 50 animatori, realizza ogni anno dieci episodi di sette minuti l’uno. Ogni minuto costa circa 20mila dollari”.

Tuttavia, nonostante l’eclatante trionfo internazionale di “Masha e Orso”, Animaccord – come tutti gli altri studi di animazione – continua a ricevere abbondanti finanziamenti pubblici dal Fondo Cinema, l’agenzia statale messa in piedi dal Cremlino appositamente per sostenere l’industria cinematografica nazionale. Del resto, la stessa serie animata difficilmente avrebbe raggiunto il successo attuale senza i capitali freschi messi a disposizione da Mosca, dato che il suo creatore, l’animatore Oleg Kuzovkov, voleva partire con la produzione già nel 1996, ma non vi erano fondi a disposizione. Nel 2007 Kuzovkov riesce a rastrellare dei capitali e a produrre i primi episodi del cartone, ma i fondi necessari a finanziare in modo stabile la serie vengono ottenuti soltanto nel 2011 dal Fondo Cinema appena istituito, grazie alla decisione dell’allora primo ministro Putin di versare delle sovvenzioni a favore dell’industria dell’animazione. “Il settore non sarebbe mai sopravvissuto senza i finanziamenti statali – ricorda l’autore – poiché i costi di produzione sono particolarmente elevati. Dopo aver incontrato l’animatore Yuri Norshtein, Putin decise di fare qualcosa per rilanciare l’industria dell’animazione”. Per poter usufruire di capitali pubblici, gli studi di animazione devono inviare copione e sceneggiatura al Fondo Cinema, che a sua volta si riserva di approvare i finanziamento esclusivamente se il prodotto rispetta determinati “standards”. In pratica, la maggior parte dei cartoni che vengono realizzati si basano su le fiabe del folklore russo, dove il bene vince sempre sul male, e risaltano i valori nazionalisti. Ad ogni modo, lo scorso anno il Fondo Cinema ha messo a disposizione ben 1,3 miliardi di rubli (26 milioni di dollari) per la produzione di 26 film, tra cui 8 d’animazione.

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