Caro direttore, innanzitutto buon lavoro. Le forze politiche ti hanno passato una patata molto calda che tu hai accettato senza resistenza alcuna. I partiti hanno interesse a fare orecchie da mercante e si rimpallano reciprocamente responsabilità e strumentalizzazioni. Da anni ormai ho lasciato l’azienda ma mi addoloro vedendola in che stato è ridotta. La Rai non è infatti del direttore generale, né della presidente, né del consiglio. Nemmeno della commissione di vigilanza. La Rai è di tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro scelte di voto e dalle etichette partitiche. Che senso ha caratterizzare il tuo programma con la scelta di Fazio, e a che prezzo? Che senso ha annunciare sforzi titanici per avere Benigni o la Clerici a San Remo? La tentazione forte è dire ad alta voce “come siamo caduti in basso”. Le stesse modalità della tua successione a Campo Dell’Orto restano opache e senza chiare motivazioni. Sono fortunatamente in campagna e mi godo Wimbledon su Sky; Rai sport nemmeno un fotogramma sul torneo più importante del mondo. Anche la delicata materia dei contratti stramilionari dei calciatori, procuratori, società e attese dei tifosi richiederebbero forse un qualche contributo di riflessione e non semplici annunci da mercante in fiera. Esprimono problemi cruciali delle nostre società complicate, non meno della corruzione e della mafia, spesso esauriti nei pochi secondi di un servizio giornalistico. Se poi ampliamo lo sguardo ai grandi temi della crisi dell’Europa, di Trump e dell’espansionismo di Putin, del terrorismo e della tragedia dei migranti, della emergenza climatica, del lavoro e dei giovani nella crisi dei sistemi formativi, nella difficoltà delle famiglie, della tragedia della droga e dei suoi legami indissolubili con ‘ndrangheta e mafie interne e internazionali, la Rai dovrebbe sentirsi fortemente interpellata ed esprimere una ininterrotta campagna informativa, culturale e civile, anche politica in senso alto e non partitico. Anche le gravi difficoltà non solo politiche che attraversano nel profondo la società italiana a cominciare dai rapporti con l’Europa, il suo ruolo futuro nella nuova globalizzazione diseguale e prevaricatrice. Basta un semplice esempio : il presidente della Repubblica è stato ad Agrigento per il centenario pirandelliano. I notiziari Rai ne hanno dato adeguata notizia “istituzionale”. Può bastare?Il centenario di Luigi Pirandello nella crisi culturale contemporanea non meriterebbe di più? Bastano “che tempo che fa”e forse Benigni, o forse se ne occuperà la Clerici? Temo per paradosso che non pochi italiani dinnanzi alle splendide immagini di Vigata e dintorni finiranno per ritenere Pirandello un collega del commissario Montalbano o un collaboratore dell’affaticato Camilleri. Scusami direttore dell’incursione un po’ “corsara”ma la Rai e l’Italia si meritano urgentemente una qualità migliore. Ancora buon lavoro Nuccio Fava
Qualche domanda al nuovo direttore della Rai
Che senso ha caratterizzare il tuo programma con la scelta di Fazio, e a che prezzo? Che senso ha annunciare sforzi titanici per avere Benigni o la Clerici a San Remo?
Nuccio Fava Modifica articolo
7 Luglio 2017 - 10.11
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