Un’altra protagonista che se ne va: si è spenta Roma Marina Malfatti, 83 anni, protagonista autorevole e amata del teatro italiano, indimenticabile in gioventù (era il 1974) nel ruolo della marchesina Marina per Malombra, celeberrimo sceneggiato in bianco e nero di Diego Fabbri dal romanzo di Fogazzaro.
Vedova dell’ambasciatore Umberto La Rocca, dal quale non aveva avuto figli, la Malfatti era ricoverata nell’ospedale Sant’Andrea.
Nata a Firenze nel 1933 (anche se tutte le sue biografie ufficiali riportano il 1940), dopo una formazione in Francia e una borsa di studio al Centro Sperimentale di Cinematografia, era stata ‘scoperta’ in Italia da Arnoldo Foà. Nella sua lunga carriera tanti ruoli, sia brillanti sia drammatici, e una decisa predilezione per i classici. Sempre centrale il teatro, anche se questo non le ha impedito ruoli televisivi, nel Maigret di Gino Cervi, per esempio (era il 1966), e poi in Malombra, che le diede una grande popolarità.
Bionda, di una bellezza classica e un po’ austera, è stata protagonista negli anni Settanta al cinema di un filone horror-demoniaco (La notte che Evelyn uscì dalla tomba, Tutti i colori del buio, La dama rossa uccide sette volte, La notte dell’ultimo giorno, Il prato macchiato di rosso). A partire dagli anni Ottanta c’è stato soprattutto il teatro, con tanti classici, ma non solo.
Per lei Alberto Moravia scrisse La Cintura (era il 1986), con la storia di un’attrice, Vittoria, raccontata attraverso le vicende di una giornata scandita da incontri, alcuni futili, altri fondamentali: con il padre, la madre, il marito, la cameriera, l’amante, in una sorta di girotondo che oscilla tra realtà e immaginazione e che finisce per tratteggiare un quadro feroce della famiglia borghese. Dal ’90 il sodalizio artistico con Luigi Squarzina, con il quale mise in scena opere di Pirandello, Shaw, Goldoni, Cocteau. Negli anni Duemila ha portato sulle scene, insieme con Simona Marchini (la regia era di Maurizio Nichetti) un applauditissimo Sorelle Materassi e poi Va dove ti porta il cuore, dal romanzo di Susanna Tamaro.