Nel centro storico di Firenze, tra i palazzi, gli innumerevoli dehor sui marciapiedi, in mezzo ai turisti e ai tanti lavoratori del settore, in queste sere estive potreste imbattervi in una scena curiosa: due tizi armati di cuffie e con trasmettitori, affiancati da addetti con pettorine rifrangenti, parlano e gesticolano di fronte a una cinquantina di persone con cuffie che li segue fedelmente per le antiche strade, ogni tanto si siede ad ascoltarli. Di quando in quando il gruppo muove braccia e corpo in maniera in apparenza insensata, spesso ride di gusto, di solito sorride, ascolta, ammicca, trasecola.
Dall’esterno si domanderanno: cosa fanno, queste persone? Sono una setta? Fanno pratica di qualche disciplina nuova? Vi diamo la risposta: quel robusto drappello di gente sta praticando la “Walking Thérapie”.
Di una terapia dunque si tratta. Una terapia teatrale per essere precisi. Ve lo assicuriamo per esperienza diretta, è difficile dire se vi libererà da paure, timori, incertezze, di sicuro vi regalerà una serata gustosa, divertente, piena di sorprese. Pur se è una terapia-spettacolo capace di porre con il sorriso domande profonde in un centro storico diventato un turistificio fondato sul consumo di quinte urbanistiche strepitose.
La “Walking Thérapie” è lo spettacolo itinerante organizzato dal sempre fantasioso Teatro di Rifredi: da un po’ fa parte della Fondazione Teatro della Toscana e ha portato a Firenze una formula inventata nel 2015 per il Festival Off d’Avignone da tre autori e registi belgi, Nicolas Buysse, Fabrice Murgia e Fabio Zenoni. Il teatro fiorentino diretto da Angelo Savelli ha convocato i tre per una produzione in corso fino al 23 luglio e vede Gregory Eve nel ruolo di maestro-santone di questa terapia, Luca Avagliano nel ruolo di praticante dalla vita difficile e apparati sonori e musiche di Maxime Glaude.
Clicca qui per il Teatro di Rifredi: http://www.teatrodirifredi.it/
Gregory è il maestro, guida questo “seminario” per condurre noi pazienti-spettatori alla “accettazione del dolore, della sofferenza” affinché si approdi a una “consapevolezza” nuova di noi stessi. Luca è colui che è stato illuminato grazie a questo percorso, solo che forse non ha risolto tutto se all’ultima tappa minaccia di buttarsi da un terrazzo dell’hotel Strozzi salvo rinunciare felicemente quando Gregory gli fa notare che, data l’altezza a cui si trova, l’unico risultato sarà il rompersi una gamba.
Il maestro parla di “benessere”, “felicità”, di “paure” da superare e, se lo ascoltiamo, arriveremo alla meta, alla “presa di coscienza”, a una illuminazione, partendo dalla constatazione che nella quotidianità ridiamo sempre meno. Vi suona un po’ come una formula da predicatore? Beh, l’ironia attraversa l’intero testo e tutta l’interpretazione pur se Gregory e Luca sono serissimi: Gregory s’infervora, ci guida nella “giungla piena di pericoli” che è la città, Luca lo segue, poi s’arrabbia perché Gregory non ascolta il suo dolore di uomo che ha visto la vita andare a rotoli quando ha perso il lavoro, ha finto di averlo mantenuto rovinando il legame con la sua Laura e il loro figlio Giulio.
Scatta uno psicodramma nelle strade con implorazioni, richieste, sfuriate: le sentite solo voi con le cuffie, i turisti in piazza Signoria o lungo le vie tutt’al più vi riprenderanno con lo smartphone perché siete in un gruppo alquanto bizzarro. I turisti magari ridono di voi e voi ridete guardando loro che ridono di voi senza che i vigili vi blocchino perché gli addetti li informano oppure sanno già. Non possiamo svelarvi molto per non rovinare le sorprese, salvo che il testo ha tante implicazioni sottili e acute.
Gregory e Luca ci parlano di “noi” contro presunti “loro”, di paure e felicità, ci mettono insieme a sconosciuti in momenti inaspettati. Possiamo solo concludere dicendo che Gregory Eve, il terapeuta-santone, e Luca Avagliano, l’ex paziente, vi condurranno lungo un itinerario dalle tante sfaccettature, di sicuro molto divertente, che tra le tante cose scardina quelle promesse di facile e veloce benessere e felicità contrabbandate da santoni avveduti soprattutto per il loro portafoglio e il loro ego. Uscirete da questa esperienza con il sorriso sulle labbra.
Lo spettacolo parte dal Quinoa-Zap, nel vicolo Santa Maria Maggiore 1 – angolo via De’ Vecchietti, ammette 50 spettatori al massimo, servono documento di identità, borse non ingombranti, scarpe comode, biglietto 12 euro, tel. 055/4220361, biglietti su ticketone.it e toscanateatro.it
Conviene prenotare, il passa-parola di chi ha seguito la serata funziona ottimamente. V’è da sperare in un bis nel calendario degli spettacoli, necessariamente estivi: lo vale.