Giulio Cavalli è un artista di rara sensibilità. Attore, autore. L’altra sera con il giornalista di Avvenire Nello Scavo, che ha raccontato sul suo giornale gli orrori dei lager libici, è stato protagonista di una testimonianza forte e sentita alla Festa di Articolo 21 presso la Casa internazionale delle donne dove ha ricevuto un premio per il suo impegno a raccontare il dramma delle migrazioni.
Questo è un frammento di una pièce teatrale scritta, appunto, con Nello Scavo e realizzata per Bottega dei Mestieri Teatrali. Si intitola “A casa loro”.
Scrive Cavalli: “Partendo dalle coraggiose inchieste di un reporter internazionale, prova a raccontare quella parte del mondo che ci illudiamo di conoscere e di poter giudicare guardando le immagini dei profughi mentre invece ci viene nascosta nel buio delle notizie non date.
A casa loro è anche la scelta di versare sul palco quel pezzo di mondo che ignoriamo per assolverci e invece la storia ce ne renderà conto perché la solidarietà non sta nei regolamenti, nei trattati internazionali e nemmeno negli editoriali. E per questo forse anche uno spettacolo teatrale serve: i furbi parlano molto di solidarietà, ma ne parlano troppo con chi avrebbe bisogno di riceverla, piuttosto che parlarne con chi avrebbe bisogno di farla. Il Mediterraneo è il cimitero liquido dei nostri scheletri ma lì intorno, nelle regioni che scendono per l’Africa, quelle sulla rotta balcanica e nella zona impigliata tra i fili spinati della Turchia ci sono le persone. Persone, semplicemente, con il fardello delle loro storie che hanno l’odore di carne viva, senza valigie ma con quintali di paura, costretti al macabro destino di stare sulle pagine dei giornali o sulle bocche più feroci della politica e poi davvero non avere un posto dove stare
Il mare non uccide. Ad uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le diseguaglianze che rendono il mondo un posto opposto dipendentemente dal nascere dalla parte giusta o sbagliata”.