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Iaia Forte: nessuno rischia più a Teatro

Intervista a Iaia Forte, in scena con Morte di Danton di Georg Büchner, con la regia e le scene di Mario Martone, nella nuova traduzione di Anita Raja. [Vittorio Zenardi]

Iaia Forte: nessuno rischia più a Teatro
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12 Febbraio 2016 - 16.10


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di Vittorio Zenardi

Ha lavorato per i più grandi registi di cinema e teatro, ora Iaia Forte si presenta in scena con Morte di Danton di Georg Büchner, con la regia e le scene di Mario Martone, nella nuova traduzione di Anita Raja. Sarà Julie, la moglie di Danton, che sceglierà di avvelenarsi nel quarto atto. Continua così il felice sodalizio con il regista napoletano con cui esordì in “Rasoi” nel 1993.

In questi giorni ha debuttato al Teatro Carignano di Torino, con questo nuovo spettacolo, ci può raccontare l’emozione e le sensazioni del primo impatto con il pubblico?

È stato molto emozionante il debutto, trenta attori in scena, un grande testo che ti fa ritrovare il senso più profondo del fare Teatro, il pubblico che in questa bellissima regia di Martone diventa protagonista insieme a noi. Nessuno rischia più veramente a Teatro, e lo Stabile di Torino lo ha fatto scommettendo su questa operazione che non ha niente di ” populista “.

Julie, il suo personaggio, avrà un triste epilogo, come si è preparata alla sua caratterizzazione?

Mi sono affidata a Martone e alla bellezza delle parole dell’autore. Quando c’è una grande scrittura il lavoro sul personaggio è facilitato. Julie ha un anima luminosa e poetica, ed ama a tal punto Danton che si uccide per lui. Ci vuole una grande forza d animo per fare questo. Queste suggestioni mi hanno aiutata a costruire il personaggio.

Come dicevamo, lei ha lavorato molto con Martone, l’anno scorso era la protagonista della sua Carmen, come è il suo metodo di lavoro?

Martone non ha un metodo di lavoro prestabilito, come tutti i grandi registi, modula la sua direzione a secondo del testo e degli attori che ha. Come i veri maestri ti lascia libertà creativa con sguardo vigile, e crea dei contesti che potenziano l’attore. Per me è sempre un piacere tornare a lavorare con lui.

Lei passa con disinvoltura dal teatro al cinema, sempre con ottime interpretazioni. Quale preferisce dei due? E quali sono le differenze maggiori?

Trovo che per un attore il piacere di lavorare a Teatro sia imparagonabile rispetto agli altri mezzi. È difficile che una sceneggiatura sia all’altezza di Sheakpeare o Moliere o Büchner. E fare un grande personaggio a Teatro è una esperienza che trascende lo spettacolo e arricchisce l’immaginazione, che per un attore è tutto.

La Morte di Danton è un soggetto di forte e attuale valenza “politica”, il suo studio è stato appassionante?

Assolutamente sì, a parte la bellezza del testo, la Rivoluzione Francese è un argomento molto appassionante, che ha cambiato la storia. Ma Buchner non ne fa un racconto “propagandistico” ma un racconto morale, evidenziando anche la disillusione che ne deriva.

Cosa si aspetta per questo 2016? Progetti al cinema?

Dopo Danton riprendo la Carmen e poi farò con la regia di Maddalena Maggi e l’Orchestra di Piazza Vittorio, L’histoire du soldat. Ho girato con il mio amico Renato De Maria, Squadra Antimafia, dove sono la madre mafiosa della protagonista Silvia D’Amico, che è una poliziotta.

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