“Teatro. Dunque sono”. È la formula cartesiana adottata dal Teatro di Roma come slogan per la stagione 2015/2016, presentata ieri, 6 luglio, in conferenza stampa al Teatro Argentina. Un cartellone da cardiopalma per il nuovo Teatro Nazionale che, da metà settembre a metà giugno, porterà sulle scene dell’Argentina e dell’India 95 spettacoli raggruppati in 15 percorsi d’intreccio tra contemporaneità e tradizione, con 19 produzioni, 7 prime nazionali e ben 676 repliche.
Pluralità di linguaggi, di esperienze, di prospettive: sono gli obiettivi che il Direttore Artistico Antonio Calbi ha condiviso con una platea gremita e con il Sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino, il quale ha ricordato gli incrementi di incassi e presenze della stagione appena conclusa: “600 sono state le alzate di sipario – ha commentato il primo cittadino romano -, con un incremento del 240% rispetto al 2014/2015 e un aumento di spettatori paganti del 155%”. Un teatro di Roma, per Roma e con Roma che sappia coinvolgere la città e la comunità intera, sono gli auspici promossi anche dall’assessore alla Cultura della Regione Lazio Lidia Ravera: “usciamo da un anno difficile, inutile negarlo. Oggi però –ha precisato l’assessore -, si presenta alla cultura romana la cura di un progetto quasi eroico. Un progetto faticoso che richiede l’impegno di tutti, affinché il Teatro di Roma diventi una casa per tutti, e che si completerà con la riapertura del Teatro Valle, una volta divenuto proprietà del Comune di Roma”.
Data d’inizio: 11 settembre. Si apre la stagione con “Teatro da mangiare?” della compagnia Teatro delle Ariette, che rivedremo con “Sul tetto del mondo” e “Dopo Pasolini”. All’intellettuale scomparso quarant’anni fa è dedicata la lettura canora di Vinicio Marchioni in “Sono Pasolini” di Giovanna Marini, alla quale segue Ninetto Davoli con “Il vantone”, regia di Federico Vigorito. Marco Carniti s’ispira a Salò/Sade e guida Francesca Benedetti ne “La stanza della tortura”; Federico Tiezzi sigla il “Calderón”, su riscrittura “La vita è sogno” di Calderón de la Barca e ambientazione nella Spagna franchista, e il nuovo lavoro di ricci/forte restituisce la visionarietà critica del poeta e chiude la stagione all’Argentina con “PPP Ultimo inventario prima di liquidazione”. Da riconoscere infine la drammaturgia mobile ideata da Antonio Calbi del “Treno Corsaro – In viaggio con Pier Paolo Pasolini” che, nella primavera 2016, formerà un convoglio carico di spettatori erranti con partenza dal capoluogo friulano e arrivo a Matera.
La Roma d’oggi è protagonista assoluta ne “I nostri paesaggi teatrali” e “Roma. Il presente del passato”, con produzioni collettive che riprendono dalla scorsa stagione, in versione ridotta, il progetto di Antonio Calbi per la regia di Fabrizio Arcuri, “Ritratto di una Capitale”, con contributi, tra gli altri, di Franca Valeri, Elena Stancanelli, Fausto Paravidino, Timpano/Frosini, Roberto Scarpetti. Un polittico teatrale che si amplia ed esce dai confini del GRA, in “Ritratto di una Nazione” che indagherà sull’attuale situazione lavorativa in 20 regioni italiane. La Roma di ieri rivive nel successo di “L’Esposizione Universale” di Luigi Squarzina e regia di Piero Maccarinelli, accanto al monologo “Rome l’hiver” di Noël Casale & Xavier Marchand, con Marco Lodoli narratore tra le pagine del diario di Ranuccio Bianchi Bandinelli.
Si parla di “Guerre, conflitti, terrorismi” nelle battaglie antiche e moderne: dall’orrore della Grande Guerra di “L’ultima estate dell’Europa” di Giuseppe Cederna, e “Trincea” di Marco Baliani, alla “Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi” di Marco Martinelli, fino allo squallore della violenza sulle donne in “Chiudi gli occhi”, scritto, diretto e interpretato da Patrizia Zappa Mulas.
Tutta al femminile “La scena alle donne”, con lavori rivolti al ritratto di Rita Levi-Montalcini in “Le parole di Rita”, direzione di Valeria Patera; alla poeticità di Fassbinder nella regia di Antonio Latella, in “Ti regalo la mia morte, Veronika”; alla fisicità di Maria Paiato e Arianna Scommegna, le “Due donne che ballano” dirette da Veronica Cruciani. Mia Benedetta e Francesca Comencini (anche regista) danno voce alle donne delle Fosse Ardeatine con “Tante facce nella memoria”; Alessandro Gassmann conduce Ottavia Piccolo tra i “7 minuti” di Stefano Massini; Nicoletta Braschi è una beckettiana Winnie di “Giorni Felici”, Mascia Musy un’ibseniana Nora in “Quartetto Casa di Bambola”, e Federica Fracassi una Magda Goebbels a rapporto con Hitler in “Magda e lo spavento”.
E se testi quali “La bottega del caffè” di Goldoni per Scaparro, “Medea” per D’Ambrosi, “Orestea” per De Fusco, “Berretto a sonagli” per Malosti, e “Giganti della montagna” per Latini, sono i “Classici? Mai così moderni”, la drammaturgia contemporanea offre titoli come “Lear di Edward Bond” di Lisa Ferlazzo Natoli, “Preamleto” di Santeramo, “I furiosi” di Balestrini, “Punk Islam” di Roberto Scarpetti e regia di César Brie.
Firme internazionali nei “Mondi in scena” che, oltre agli spettacoli del Romaeuropa Festival, porta il pubblico capitolino a contatto con Daniel Pennac, con il reading “Journal d’un corps”; Peter Brook con “Battlefield”; Sargis Galstyan, con l’eco del genocidio armeno de “Il grande male”; e Kamilė Gudmonaitė che debutta con “Dreamspell” dal Sogno di Strindberg. Novecento d’oltreoceano invece per Arturo Cirillo, alle prese con “Lo zoo di vetro” di Tennessee Williams, e per Popolizio-Orsini e De Capitani, rispettivamente impegnati con Arthur Miller ne “Il prezzo” e “Morte di un commesso viaggiatore”.
Non mancherà la danza, quella di Virgilio Sieni con “Le Sacre”, quella di Enzo Cosimi in “Calore”, quella di Julie Ann Anzilotti con “… È d’oro le sue piume”. E mentre, nell’anno del Giubileo, Pippo Delbono sfoglia le pagine del “Vangelo” e Antonio Piovanelli racconta la grandezza di “Michelangelo”, il teatro sociale e di comunità (r)accoglie le esperienze del Garofano Verde, annuale rassegna omosessuale, curata da Rodolfo di Giammarco; della Compagnia di Rebibbia con i suoi detenuti-attori e di “Roma – Gli anelli di saturno”, con l’attenzione di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini rivolta alle periferie.