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Ilaria Drago: vent’anni di eretica e vibrante passione in teatro

Simone Weil, MaddalenaMaria e L’inquietudine della bestia: grande teatro dal 24 al 26 aprile alla Casa delle Culture di Roma. La nostra intervista a Ilaria Drago.

Ilaria Drago: vent’anni di eretica e vibrante passione in teatro
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21 Aprile 2015 - 22.01


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di Davide Monastra

Dal 24 al 26 aprile 2015, la Casa delle Culture di Roma ospiterà l’artista eretica del teatro italiano, Ilaria Drago: un modo per godere e (ri)scoprire il suo linguaggio poetico teatrale, attraverso tre lavori: “Simone Weil_concerto sinfonico”, “MaddalenaMaria” e “L’inquietudine della bestia”. “Questa personale di tre giorni arriva nel ventennale della mia attività teatrale e nel decennale della nascita della mia Compagnia – ha spiegato Ilaria Drago, intercettata telefonicamente proprio durante le prove di uno degli spettacoli -. Una piccola personale divisa in tre diverse facce, che però chiaramente per me è un unico percorso: è tutta poesia”.

Spaziando da una forma di scrittura come le poesie, ad una forma più teatrale che comprende una visione poetica più allargata e legata alla musica e a tutto l’impianto scenico, compresa l’interpretazione, Ilaria Drago ha spiegato: “Mi piaceva l’idea di fare un estratto dei miei lavori, quelli più incisivi della mia carriera”.

La personale alla Casa delle Culture si apre con Simone Weil_concerto poetico.

La Simone Weil è un concerto poetico, in cui ci si imbatte in un personaggio straordinario come Simone, una delle più grandi pensatrici del Novecento. È stato effettivamente un incontro eccezionale per me. Va in scena una lettera in concerto. È l’ultima lettera che Simone Weil scrive al suo amico padre Perrin. Come dice lei questa è una lettera che “si ascolta e non si legge”. Il concerto ripercorre quelle che ho individuato come le tappe principali della sua vita e gli argomenti che lei tratta e che sono assolutamente contemporanei: la guerra, la fabbrica, il lavoro, il rapporto con la Chiesa. In scena c’è uno scrittoio, uno scrittoio elettronico, ci sono mix, loop che interagiscono con le basi pre-registrate di Marco Guidi, che ha curato anche tutte le ambientazioni. È stato un lavoro, una ricerca che abbiamo fatto insieme.

La seconda giornata sarà invece dedicata al tuo nuovo spettacolo MaddalenaMaria.

La seconda tappa è MaddalenaMaria, dove si parla di tutt’altro argomento e in una forma, in qualche modo, più teatrale. Anche in quest’opera c’è un grande lavoro che ho fatto sul femminile, tema che porto avanti da tanti anni. In particolare mi interessava ridare una dignità femminile a questa figura, arrivata abbastanza devastata dalle varie letture. Ricordiamoci che fino al 1969, per la Chiesa, Maria Maddalena era una prostituta. Come donna sento che non c’è un portare il femminile, questa femminilità a un’altezza pari a quella di Cristo, che invece io sento e vedo come l’altra metà di lei. Mi interessava anche ridare una dignità e una sacralità a tutto quello che è il corpo: riunificare nuovamente il corpo con lo spirito. Li immaginiamo sempre separati: invece il corpo è già sacro, è un tempio meraviglioso.

“L’inquietudine della bestia” chiude la tre giorni alla Casa delle Culture.

È uno spettacolo più performativo rispetto agli altri due, tratto da un libretto di poesie edito della Nemapress. Durante questa serata sul palco con me ci saranno anche degli ospiti: la percussionista e cantante Danila Massimi, la danzatrice, tra l’altro molto molto brava, Alessandra Cristiani, le basi di Marco Guidi e, per finire, questi innesti di opere d’arte di Rossana Borzelli: gigantografie in metallo di varie figure di donne. È uno spettacolo al femminile, molto passionale e, per certi versi, anche sperimentale: ci sono dei frammenti ruvidi, grattati, un po’ bestiali.

Qual è il filo conduttore dei tre spettacoli?

Il filo conduttore è questa ricerca sul femminile, una ricerca spirituale che passa attraverso figure come Simone Weil o la passionalità de “L’inquietudine della bestia”. Tutto fa parte della mia ricerca, che prevede, spero (ride, ndr.), anche una trasformazione. Quando muovi certe emozioni, è come stare dentro un calderone alchemico… ecco è una grande alchimia tutto questo. Non ultima, visto che uscirà proprio in questa occasione il libro“Di polvere e di resurrezioni_trittico di donne e altre storie” sempre per la Nemapress, è la parte scritta che lega tutte queste figure da Simone Weil a Maria Maddalena. Nel libro c’è anche Antigone, che qui alla Casa delle Culture non ho potuto mettere in scena, ma mi sarebbe piaciuto.

Nei tuoi spettacoli si celebra ogni volta il connubio tra teatro e poesia.

Per me tutta l’esperienza scenica è un atto poetico. Infatti ho difficoltà a definirmi: “Sei una regista, sei un’attrice, sei una poetessa”… non lo so. Per me è tutto un atto poetico, che nel linguaggio si esprime con una tipologia specificatamente poetica. Probabilmente è proprio una modalità di usare le parole, tra l’altro spesso immaginate, pensate, sentite vibrare dentro come fossero musica. E poi c’è questo intendere la scena, tutta la scena, dall’attrice alla gestualità, dalle luci alla musica, ecc…, come una grande poesia, espressione dell’anima di quell’evento artistico.

Tra le tante caratteristiche che ti contraddistinguono c’è sicuramente quella di essere essere fuori dai giri, di essere l’eretica del teatro italiano.

Ci sono cose che non si possono scegliere. Posso scegliere certo di far parte dei meccanismi strani, ma io scelgo di non farne parte, perché per me è più importante l’espressione artistica. La mia scelta è che… non mi comanda nessuno (ride, ndr.) Se ci penso, alla fine, non è nemmeno una scelta: perché se io ci provo, giuro che mi sento male. Il mio fisico sta male. Ci sono state delle occasioni in cui ho provato a farlo, con delle collaborazioni, con dei ritmi che non erano i miei, con modalità che non erano mie e… niente, non riesco, impazzisco. Devo percorrere una follia che per me è diversa.

Follia?

Sì, è così. Se questa mia follia incontra qualcuno va bene, ma non posso fare a tutti costi una forzatura e piegare la poesia al commercio. È chiaro che un mio spettacolo è commerciale, è un prodotto che viene venduto, ma non posso piegare il mio spettacolo a dinamiche “mafiose”. Per me non può essere così, non ce la faccio.

Quanto hanno influito nel tuo lavoro i tuoi maestri?

Sicuramente Perla Peragallo è stata un pilastro. Non conoscevo e non sapevo niente del teatro in questa maniera. Dentro di me ormai è diventata sempre di più una questione vicina al rituale. Lei ha sempre parlato e spinto il lavoro sulla verità da trasformare poi in scena: non stai fingendo. Questo è stato determinante per il mio lavoro. Poi c’è il passaggio con il maestro Leo De Berardinis, un uomo che ha dovuto lottare per avere quello che ha avuto con grandissimi immagini poetiche. Leo, lo conoscono tutti… è un grande poeta. Ma nella mia formazione ha avuto una grande importanza Marcello Sambati, lui è davvero un poeta scenico. La sua poetica è estrema e senza nessun compromesso. Lui è stato un grande insegnante e i suoi silenzi, per me, sono un grande punto di riferimento.

Il teatro italiano, in che stato di salute lo vedi?

(ride, ndr.) Cos’è una provocazione questa?

No, davvero. Non lo è.

Rigiro la domanda così: perché un artista per fare uno spettacolo non può presentare i suoi lavori così come sono e essere scelto per quello che sono invece di doversi abbassare le mutande fino alle ginocchia? (ride, ndr.) Questa è la prima domanda che faccio. L’altra cosa, mettendola sul piano personale è: perché io devo perdere sei mesi per presentare un progetto, andando dietro a dei meccanismi che sono semplicemente agghiaccianti? Sono due belle e grandiose domande. Io credo che ci sono molti più grandi artisti di quelli che ci presentano, quindi la situazione artistica italiana la vedo abbastanza in pericolo.

La tua lettera aperta al Cirque du Soleil di non partecipare all’Expo 2015 di Milano ha suscitato clamore: te lo aspettavi?

No, non me lo aspettavo. Sicuramente non immaginavo che avrebbe avuto tutta questa risonanza, anche perché non è la prima volta che faccio una riflessione sul teatro.

Pensi che dopo la tua lettera sia cambiato qualcosa?

Io penso che non sia cambiato nulla, come comunque immaginavo. Come al solito a noi italiani va bene così, evidentemente. Ho avuto tantissime risposte solidali, ma ho avuto anche tantissimi attacchi. Non hanno compreso la questione. A me piace molto il Cirque du Soleil, non è questo il punto, anche se adesso sono diventati cinesi. Il punto è che a Expo non ci siamo noi italiani. Sarebbe potuta essere un’occasione bellissima per presentare l’enorme ricchezza che abbiamo. Io credo che nemmeno lo sappiano… anzi non lo sanno i politici di questa nostra ricchezza. Non sanno niente. Forse hanno visto qualcosina in tv, ma secondo te hanno mai visto uno spettacolo di Roberto Latini, Ilaria Drago, Elena Bucci? È abbastanza ridicolo: di artisti che avrebbero potuto mettere in scena un bellissimo spettacolo in Italia ce ne sono. Sia chiaro, io non rivendicavo spazio er me, criticavo e critico un cencetto sbagliato. Dobbiamo veramente vedere Italia’s Got Talent per capire che in Italia ci sono dei ragazzi che sanno fare qualche cosa? È penosa questa storia qua.

E quindi adesso che si deve fare?

Ti posso dire quello che faccio io e la mia compagnia, che si chiama “Resistenza – Guerriglia teatrale pacifica”. Si tratta di creare degli avamposti culturali in ogni luogo dove vai e resistere o, non lo so, andare via. Però andarmene mi secca un po’, anche…

Nel futuro di Ilaria Drago che cosa c’è?

Dopo la tre giorni di Roma, presenterò MaddalenaMaria a Nocera Inferiore.


Casa delle Culture Via San Crisogono, 45 – Roma – (Piazza Sonnino – Trastevere)

24 aprile alle ore 21.30

Simone Weil _concerto poetico, vincitore dell’VIII Edizione del Festival Voci dell’Anima e del Premio Traetta della Critica.

25 aprile alle ore 21.30

MaddalenaMaria, vincitore del Premio del Pubblico, del Premio ConfineCorpo dei danzatori e coreografi e del Premio dei Tecnici al Festival VD’A 2014.


26 aprile alle ore 18.00

L’inquietudine della bestia

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