«Non ci sono più le condizioni perché io resti al mio posto di direttore musicale: ho chiesto più volte cose che non mi sono state concesse. Il tempo ormai è scaduto». Con queste parole prima delle prove del Guglielmo Tell, Gianandrea Noseda ha comunicato all’Orchesta e al Coro di aver deciso di dimettersi come direttore musicale del Teatro Regio di Torino. L’addio è avvenuto alla vigilia dell’importante esibizione di domani domani sera a Ravello e ad una settimana dall’esibizione al Festival di Edimburgo. A spingere il direttore musicale a dimettersi è stato il dissidio sui criteri di nomina del futuro direttore artistico.
É fallito quindi il tentativo del sindaco Fassino di sanare la rottura tra Noseda e il soprintendente Vergnano: «Mi rammarico che il Maestro Noseda abbia voluto annunciare le sue dimissioni mentre ancora si sta lavorando per una soluzione condivisa che consenta di superare i dissapori manifestatisi in questi mesi al vertice del Teatro» ha detto il primo cittadino di Torino, che si è battuto «per confermare alla guida del Regio quel sovrintendente e quel direttore musicale che per sette anni hanno consentito al Teatro Regio di affermarsi come un’eccellenza nazionale e internazionale. Nonostante la decisione unilaterale di Noseda di queste ore – ha aggiunto Fassino – resto convinto che bisogna ancora operare per giungere a quella soluzione e mi adopererò in questa direzione. In ogni caso saranno l’assemblea dei soci e il nuovo comitato di indirizzo già convocati per il 9 e 10 settembre a valutare la situazione e assumere le migliori decisioni nell’esclusivo interesse del Teatro Regio, dei suoi orchestrali e dei suoi lavoratori e dei tantissimi cittadini che, a Torino e in Italia, seguono il teatro con passione e generosità».
Non è tardata ad arrivare la reazione del soprintendente Walter Vergnano, che è già a Edimburgo, il quale ha commentato con una lunga lettera ai sindacati degli orchestrali la decisione: «Sono molto amareggiato. Ho cercato Noseda, mi ha risposto con un sms ultimativo con il quale mi chiedeva di scegliere uno dei treni nomi che mi faceva. Ho rifiutato non per una presa di posizione, ma perché ritengo che la conduzione del Regio debba essere il risultato di un lavoro di squadra».