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L’arte di oggi spiegata a tutti. Così decolla il museo Maxxi all’Aquila

Nel restaurato Palazzo Ardinghelli studentesse e studenti fanno da “mediatori culturali” sulle opere esposte. È una scelta di politica culturale: ecco cosa succede nella città in ricostruzione

L’arte di oggi spiegata a tutti. Così decolla il museo Maxxi all’Aquila
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Stefano Miliani Modifica articolo

29 Maggio 2021 - 09.32


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L’Aquila, anzi l’Italia centrale, da questo 28 maggio 2021 ha un nuovo museo d’arte contemporanea nel settecentesco Palazzo Ardinghelli, edificio che a vederlo adesso restaurato, così luminoso e integro, rende impossibile immaginare quanto fosse devastato dopo il terremoto del 2009: decolla in città il Maxxi L’Aquila. Un centro che la presidente della Fondazione con sede a Roma Giovanna Melandri non vuole come  un semplice luogo espositivo, un “museo” insomma. Il programma, suo e dei direttori del museo delle arti del XXI secolo, è un altro. Dopo aver chiarito e ripetuto che “l’idea e la felice intuizione di portare un polo della contemporaneità in un gioiello del barocco italiano è stata” dell’allora e di nuovo oggi ministro della cultura Dario Franceschini, Giovanna Melandri ci ha tenuto parecchio a rendere esplicito il pensiero di fondo: il Maxxi L’Aquila intende proporre cultura, stimolarla, essere un “centro propulsore” di cultura, non “una vetrina”. A fronte delle inevitabili resistenze e polemiche che incontra la cultura figurativa contemporanea quando viene innestata in un luogo pubblico, l’istituto ha le carte e intelligenze pienamente in regola per affrontare la sfida. Dovrà quindi agire in modo coerente con i principi manifestati.
Rapporti locali, dal museo Munda al Gran Sasso Science Institute
Cosa vuol dire essere “un centro propulsore”? Anzi tutto che il Maxxi L’Aquila vuole intrecciare rapporti e iniziative con le istituzioni locali, culturali e non, puntando molto sulla fotografia e molto sulla scienza, dacché l’Abruzzo ha istituti d’altissima levatura internazionale. Qualche esempio: nella antistante piazza Santa Maria Paganica a settembre si terrà un festival sulla performance insieme all’Accademia di belle arti aquilana dedicata a due campioni storici della performance, Fabio Mauri (che in quell’accademia insegnò a lungo) e Joseph Beuys, che in Abruzzo intervenne a più riprese dagli anni ’70. Altra iniziativa: con l’aquilano Munda – Museo nazionale d’Abruzzo, reso autonomo dall’autunno scorso e diretto da Maria Grazia Filetici, il Maxxi ha avviato due progetti sul Castello Spagnolo (là dove il Munda tornerà quando l’enorme monumento sarà restaurato, si spera nel 2023) con il duo dei Masbedo che farà un lavoro sui camminamenti e con la fotografa nata all’Aquila Claudia Pajewski che lavorerà sul mammut conservato in una sala del castello. Ancora: insieme al Gran Sasso Science Institute e all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Laboratorio del Gran Sasso ha in corso una campagna fotografica commissionata al fotografo tedesco Armin Linke, autore familiare in territorio italiano e in Abruzzo. 

Servono “mediatori” che spiegano l’arte di oggi
Quanto all’intrecciare legami con il luogo, il museo ha avviato un’iniziativa che a dire il vero travalica lo scenario abruzzese. Insieme all’università e all’Accademia di belle arti aquilane impegna studentesse e studenti nel ruolo di “mediatori culturali”, nel senso che raccontano e spiegano a chi lo desideri, a titolo gratuito e in uno spirito di conversazione e non visita guidata, il senso delle opere esposte. I “mediatori culturali”, lo sapete, sono quelle persone che “traducono” di norma tra culture diverse e sono indispensabili con il fenomeno delle migrazioni. Qui invece spiegano l’arte contemporanea. Che, ammettiamolo, a chi non la frequenta spesso e volentieri appare incomprensibile. 

Anita Fagnani: “Un’esperienza educativa imperdibile”
Qui sono sedici, agiscono nei fine settimana indossando magliette nere con la scritta “Ask me”, la loro presenza è inquadrata come tirocinio che dà crediti. Dice Anita Fagnani, che studia beni culturali all’università: “La trovo un’esperienza imperdibile, educativa e formativa, si capisce cosa significa lavorare in questo settore”. Gli artisti del nostro tempo sono tanto difficili da richiedere spiegazioni, quindi? “L’arte contemporanea non è difficile, è singolare direi, si basa molto sulla libera interpretazione. A chi ce lo chiede noi raccontiamo gli intenti dell’artista, la sua ideologia, cosa c’è dietro l’opera. Per esempio davanti ai 140 scorci dell’Aquila dopo il terremoto nel polittico fotografico di Paolo Pellegrin un aquilano non resta certo indifferente”.
“Non solo l’arte contemporanea ha bisogno di spiegazioni, tutta l’arte – interviene Marta Morelli, responsabile della didattica del Maxxi – Se non conosci il programma ideologico dietro la Primavera del Botticelli potrai dire che è bellissima ma comprendi meno della metà del dipinto. L’arte di oggi ha bisogno di più tempo per capirla, però parla a tutti perché ci parla del nostro quotidiano, delle nostre vite”. La didattica del museo nella città abruzzese però non è ancora partita? “La stiamo costituendo, è da sempre uno degli impegni centrali del Maxxi”. 

Com’è il museo? 
Vi chiederete a questo punto: com’è il museo? A parere di chi scrive: molto bello. Con biglietteria e bookshop nel piccolo corridoio con ingresso da piazza Santa Maria Paganica, le sale espositive si dipanano al primo piano dopo lo scalone dove vi si para davanti una scritta al neon di Maurizio Nannucci sotto il soffitto affrescato. La prima mostra ha il titolo “Punto di equilibrio. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti”, curata da Bartolomeo Pietromarchi e Margherita Guccione. Qui il Maxxi intreccia opere della propria raccolta  con altre commissionate appositamente per la sede aquilana. 

Le opere? Molte eccellenti, alcune poco significative
L’esito? Ottimo che “Punto di equilibrio” mescoli pittura, scultura, fotografia, architettura in un tracciato unico perché restituisce il senso del tempo. Le opere? Delle nuove la colonna “postuma” di Ettore Spalletti (è morto nell’ottobre 2019 lasciando le indicazioni necessarie), le sculture di Daniela De Lorenzo, Elisabetta Benassi, Nunzio, le foto, potenti e suggestive, di Paolo Pellegrin, sono toccanti e fitte di suggestioni. Altre, come Alberto Garutti o la russa Anastasia Potemkina, risultano francamente molto meno efficaci e ancor meno significative. Le opere della collezione romana? Soltanto il vasto Salone della voliera può ospitare grandi pezzi, per cui sotto una grande griglia campeggiano le magnifiche e intriganti “mappe” di William Kentridge. Tra gli altri lavori valga citare Maurizio Cattelan, Giulio Paolini, Maria Lai, pur se in una posizione appartata, il video di Allora & Calzadilla al piano terra, in architettura i disegni di Giovanni Michelucci e le opere visionarie di Superstudio. 

La ferita aperta di Santa Maria Paganica distrutta 
Una nota stride. Nella piazza si affaccia la chiesa di Santa Maria Paganica, senza tetto, ancora distrutta dal 2009. È una testimonianza della città che da un lato rinasce, dall’altro ha ancora molto da recuperare. Il sindaco Pierluigi Biondi ha lanciato un’idea interessante: bandire un concorso internazionale per studi d’architettura per restaurarla con un lavoro d’altissima qualità. Il ministro Franceschini ha risposto che accoglie la proposta. 

Melandri: una nascita “bipartisan”
Concludiamo con alcune informazioni di prammatica. Giovanna Melandri ha tenuto a ricordare che se il Maxxi L’Aquila nasce grazie a un pieno impegno “bipartisan”, a più governi, amministrazioni regionali e comunali di colori politici diversi: tradotto vale a dire di centro destra, centro sinistra più l’ibrido del governo giallo-rosso. Altro aspetto non secondario: il Maxxi è una Fondazione sotto la supervisione del ministero della cultura e al pari del Maxxi di Roma quello aquilano cerca partner e contributi privati (Enel e Cassa Risparmio Depositi e Prestiti sono in prima fila), quindi non vuole vivere di soli soldi pubblici. 

Il restauro del palazzo
Il palazzo è stato restaurato dalla Soprintendenza speciale dell’Aquila e il cratere con il Segretariato regionale dei beni culturali, quindi dall’ex Mibact ora ministero della cultura. Ha pagato gli oltre sette milioni di spesa per il recupero la Federazione Russa, tra i pochi paesi, con Francia, Germania e Kazakistan, ad aver mantenuto l’impegno di destinare fondi all’Abruzzo dopo il sisma del 2009. Alla festa inaugurale hanno partecipato tra gli altri il precedente sindaco Massimo Cialente e l’attuale primo cittadino Biondi (di sponde politiche opposte). 

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Fino al 2 giugno le aperture sono tutte gratuite, su prenotazione causa covid, ma tutte esaurite. Il museo apre dal giovedì pomeriggio fino alla domenica pomeriggio, l’ingresso è gratuito per tutto il 2021 per gli abruzzesi e per chi la MaxxiCard. 

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