di Manuela Ballo
Nella libreria spiccano delle copertine colorate con dentro i voluminosi dischi neri che mi riportano all’infanzia, nel salone dove sono cresciuta in compagnia di Verdi, Mozart e Beethoven, all’ombra di uno strano aggeggio che emetteva musica e parole, il giradischi.
Oggi quegli stessi dischi sono tornati a essere i protagonisti degli attuali modi di consumare la musica, in Italia e nel mondo. Protagonisti non assoluti, ma risultano rilevanti nel mercato, affiancando lo streaming, la vera grande forma con la quale si ascolta oggi la musica. Basta leggere anche velocemente i dati più recenti per accorgersi delle vecchie e nuove tendenze.
Partiamo dallo streaming: ormai questa forma di consumo occupa l’80 % della quota del mercato musicale. Per capire bene quello che è successo, questo dato va confrontato con un altro. Solo un anno fa, alla fine del 2019, il consumo streaming era fermo ad appena il 66 %. Dati analoghi sono confermati anche dal mercato internazionale, in particolare da quello statunitense.
È fuori discussione che questo cambiamento sia dovuto al lockdown e agli stili di vita che tutti noi abbiamo adottato in quel periodo: chiusi in casa, costretti a fare lezione e a lavorare attraverso il computer, a dialogare con gli amici attraverso Skype e Whatsapp. Questo modo di vivere ha comportato pratiche d’ ascolto e di visione strettamente connesse all’uso del digitale e, in particolare, delle piattaforme che fanno dello streaming la loro principale risorsa. In questo stesso periodo, inoltre, quasi tutti gli artisti nazionali e internazionali hanno contribuito, attraverso brani appositamente scritti o con riproposizioni di loro canzoni, a rendere meno amara la separazione e, a mantenere così, un contatto diretto con i propri fans.
Alle forme specifiche che ha assunto il consumo durante il lockdown, bisogna aggiungere alcune considerazioni sui modi con i quali i giovani già ascoltavano musica. Sono sempre più quelli che preferiscono ascoltare musica con il cellulare o col proprio pc e lo fanno, il più delle volte, in movimento. La si ascolta in viaggio, sul treno e sul bus, per strada con un paio di cuffie, mentre ci si trova in fila al supermercato, o in sala d’attesa dal medico.Questo porta le grandi multinazionali come Spotify, Apple e Amazon music a dominare nel mercato statunitense e, ora, anche in quello italiano.
Perché mentre si affermano queste forme contemporanee, nello stesso momento i dati dimostrano un ritorno al vinile? Anche qui partiamo dai dati. Nel comparto della musica che si consuma su supporti fisici, i long playing hanno, ormai, superato i CD. Ed i vinili, quindi, conquistano inaspettate fette del mercato della musica.
Sono di diversa natura le motivazioni che portano all’acquisto del vinile. Ci sono i vecchi patiti che altro non aspettavano che le case tornassero ad incidere i long playing; c’è chi preferisce ascoltare la musica scegliendo cosa ascoltare nel momento in cui ne sente il bisogno e chi lo acquista per renderlo un oggetto da esporre o da mostrare agli amici, entrando così a far parte della vasta élite dei cultori del vintage.
Quei vecchi dischi che ascoltavo da bambina a casa dei miei nonni sono ben conservati negli antichi armadi di famiglia. Però io ne ho quattro totalmente miei, che ascolto e riascolto e che mi fanno scoprire che esiste un modo diverso di ascoltare la musica: aprire il giradischi, alzare il braccetto con la puntina e poggiarlo sul grosso disco nero che gira. I suoni saranno forse meno perfetti, però trasmettono emozioni che altre forme non offrono.