Springsteen si schiera: “The Rising” per Joe Biden. Guarda il video | Giornale dello Spettacolo
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Springsteen si schiera: “The Rising” per Joe Biden. Guarda il video

Il rocker presta il brano scritto dopo l’11 settembre ai Democratici nella corsa contro Trump

Springsteen si schiera: “The Rising” per Joe Biden. Guarda il video
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19 Agosto 2020 - 13.38


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Ricordate quando il repubblicano Ronald Reagan utilizzò “Born in the U.S.A” di Bruce Springsteen (peraltro fraintendendo completamente il testo) e il rocker si infuriò e lo bloccò? Ricordate come il Boss si è schierato apertamente per Barack Obama nella prima e nella seconda corsa alle elezioni presidenziali. Adesso il musicista del New Jersey dalle origini italiane si schiera pubblicamente per Joe Biden consegnando una delle sue canzoni più significative, “The Rising”, alla campagna elettorale dei Democratici per battere Donald Trump del quale ha avuto da sempre un’opinione pessima. Bruce compose “The Rising” all’indomani dell’attentato dell’11 settembre, sollecitato da un cittadino che, vedendolo in auto, gli disse che gli americani si aspettavano di sentire la voce del rocker come spinta per risollevarsi.

Springsteen non si tirò indietro. Stavolta presta voce, musica del brano e foto insieme alla moglie Patti Scialfa per un videoclip mostrato alla Convention Democratica e dove scorrono immagini del lockdown, degli scontri razziali contro il razzismo che l’attuale presidenza certo non frena. “Coraggio, risorgiamo / coraggio, mettete le vostre mani nelle mie / coraggio, risorgiamo / coraggio, risorgiamo stanotte”, recita il refrain di “The Rising”. Una presa di posizione netta: l’America di Trump non è quella di chi sta vicino ai più deboli, Trump va fermato.

Nel frattempo Neil Young intende far causa a Trump perché il presidente ha usato sue canzoni senza chiedere l’autorizzazione. Pur se è una causa difficile: arene e palazzetti dello sport versano una quota annuale sui diritti d’autore per usare musiche riproducibili in pubblico e Trump impiega le canzoni del cantautore canadese in quel contesto.

Contemporaneamente, Neil Young ha deciso di fare causa a Donald Trump per l’utilizzo non autorizzato delle sue canzoni durante i comizi. Allo stato attuale, però, non esistono vie praticabili per vietare a qualcuno di utilizzare opere musicali riproducibili in pubblico, almeno in contesti come quelli frequentati dal tycoon: i comizi di Trump sono infatti ospitati solitamente da arene e palazzetti, che negli USA pagano una licenza annuale sui diritti d’autore per sfruttare all’interno delle strutture opere registrate presso le collecting operanti sul mercato d’oltreoceano. Ecco perché alcune star del pop e del rock, dai Rolling Stones (che hanno minacciato di fare causa a Trump per aver più volte utilizzato senza permesso la loro “You can’t always get what you want”), agli Aerosmith passando per i Pearl Jam, Lorde e Lionel Richie, si sono fatti promotori di una vera e propria class action scrivendo – insieme alla Artitst Rights Coalition, associazione di categoria – una lettera aperta indirizzata ai principali partiti politici degli Stati Uniti, chiedendo di istituire delle norme che regolino l’utilizzo delle canzoni in contesti politici.

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