Teresa Salgueiro accende le memorie e l'eros del Portogallo e di "Lisbon Story" | Giornale dello Spettacolo
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Teresa Salgueiro accende le memorie e l'eros del Portogallo e di "Lisbon Story"

Concerto splendido della cantante e del suo gruppo a Modena. Dove ha rievocato anche il film di Wim Wenders

Teresa Salgueiro accende le memorie e l'eros del Portogallo e di "Lisbon Story"
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13 Aprile 2019 - 15.49


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di Marco Buttafuoco

Quando, nella parte finale del concerto al Teatro Comunale di Modena, Teresa Salgueiro e il suo splendido gruppo (suono di grande bellezza, mai invadente, in linea perfetta con le intenzioni della leader, momenti solistici memorabili) hanno intonato Guitarra e Alfama, hanno rievocato, probabilmente, nel folto pubblico la malinconica meraviglia della Lisbon Story di Wim Wenders. Non era un mero omaggio ad anni lontani, quello della cantante; era la tappa necessaria, non è una metafora abusata, di un viaggio artistico e sentimentale.

Amore di Lisbona
Lo spettacolo che la cantante ha presentato si chiama proprio “O Horizonte e a Memòria”. La scena in cui nel film di Wenders la Salgueiro canta Alfama, con i Madredeus, racconta il nascere di un amore e una Lisbona animata di assenze e di ricordi, di storie perdute e di storie che, forse, non accadranno: quell’indicibile che in portoghese ha nome saudade. Non solo, il protagonista del film è un tecnico del suono, un rumorista che ricerca e accumula materiali sonori rubati alla città del Tago (un poeta portoghese ha scritto che Lisbona ha nelle vene il rombo di un motore di un peschereccio).

La storia di una schiava
La musica portoghese è un immenso accumulo di memorie sonore, a partire da quelle del fado. Lungi dall’essere autoctono questo genere trova le sue origini più remote in una danza afro-brasiliana, il lundun, di forti connotazioni erotiche. Trascinata dall’incessante traffico atlantico questa musica arrivò a Lisbona ai primi dell’800 e divenne la colonna sonora dei quartieri popolari intorno al porto della capitale. S’incrociò con altri generi, segnatamente con le modinhas, canzoni da salotto della Lisbona bene (i giovani maschi delle classi alte amavano “trasgredire” passando le serate nei bassifondi).
Divenne canto di protesta e, durante il regime, una sorta d’innocua cartolina del Portogallo. Dette musica a versi da melodramma popolare o di grandi poeti lusitani. Una prova delle radici brasiliane della musica portoghese sta nella storia di uno dei più celebri fado, Barco negro, inciso da Amalia Rodrigues nel 1955. In realtà era una canzone brasiliana Mae Preta, molto popolare in Portogallo, che narrava la storia di una schiava che allevava i figli bianchi del proprio padrone, mentre i suoi erano vessati quotidianamente nei campi.

La dittatura salazariana censurò
La dittatura salazariana non poteva certo tollerare il grande successo del brano, che fu subito censurato. Un poeta portoghese riscrisse il testo trasformandolo nella storia della moglie di un marinaio che perde il suo uomo in un naufragio. Il lettore perdonerà questa lunga digressione (il cinefilo potrà trovare maggiori notizie guardando il raffinatissimo Fados di Carlo Saura): mi sembrava necessaria per spiegare la ricchezza musicale e poetica dello spettacolo della Salgueiro, la sua abilità nell’estrarre perle dai grandi giacimenti, tutt’altro che esauriti, della musica e della poesia lusitana. La vocalist ha proposto un repertorio fra memoria e contemporaneità. Ha eseguito, splendidamente, la stessa Barco Negro, ha evocato l’atmosfera delle modinhas nella Cancao de Embalar, una ninna nanna di Jose Alfonso ( l’autore di Grandola Villa Morena), ha cantato pezzi scritti da lei con il suo gruppo e altri di Pedro Ayres Magalhaes, fondatore dei citati e mai dimenticati Madredeus, di Carlos Paredes, Fausto Bordalo Dias.

Gracias a la Vida come un tango
Fra i brani eseguiti nel finale un Gracias a la Vida il cui ritmo danzante, quasi un tango, ha cancellato qualsiasi traccia di risaputo. La voce della protagonista non ha perso niente negli anni. È ancora limpida, come ai tempi di Lisbon Story: qualcuno fra il pubblico l’ha trovata addirittura più evocativa e lacerante di allora. In quel film si parlava della fragilità e dei limiti della memoria e, allo stesso tempo, della necessità di mantenerla viva. La Salgueiro ha condotto tutto il suo splendido concerto fra i ricordi e, per citare il titolo di un pezzo che ha eseguito, le nebbie del futuro (dedicato a Salgueiro Maia, eroe della Rivoluzione dei Garofani).

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