Ritals, di Gianmaria Testa è dedicata a Jean-Claude Izzo che era amico e ammiratore di Testa (più volte citato nei suoi romanzi). Il padre di Izzo era un salernitano emigrato in Francia e, come tanti altri, aveva dovuto sopportare il modo con cui i francesi chiamavano gli immigrati italiani: ritals, appunto.
Eppure lo sapevamo anche noi
l’odore delle stive
l’amaro del partire.
Lo sapevamo anche noi.
E una lingua da disimparare
e un’altra da imparare in fretta
prima della bicicletta.
Lo sapevamo anche noi.
E la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l’onta del rifiuto.
Lo sapevamo anche noi
questo guardare muto.
E sapevamo la pazienza
di chi non si può fermare
e la santa carità
del santo regalare.
Lo sapevamo anche noi
il colore dell’offesa
e un abitare magro e magro
che non diventa casa.
E la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l’onta del rifiuto.
Lo sapevamo anche noi
questo guardare muto.